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Oggi, domenica 3 gennaio, ho deciso di fare una camminata con i cani in direzione di Monte Pellegrino, cosa che non ho fatto per lungo tempo.
Dopo aver percorso a passo gagliardo via Imperatore Federico, arrivo alla Piazzetta Nelson Mandela, dove si trova l'ingresso principale (a suo modo monumentale) della Fiera del Mediteranno, non più Fiera.
E, lasciando alla mia sinistra l'ingresso laterale al Parco della Favorita, comincio a costeggiarne il perimetro in direzione della piazzetta (Largo Antonio Sellerio) dove si origina la strada vecchia per il santuario di Santa Rosalia.
E' ancora piuttosto presto, ma fa già luce, e mi accorgo che lungo il marciapiedi sono parcheggiate in fila continua delle auto e, all'interno, dei dormienti, a volte uno soltanto seduto al posto di guida, altre volte due o più per auto: molte delle auto hanno il motore acceso per tenere in funzione l'impianto di riscaldamento e quindi, in contrasto con il panorama delle numerose teste ciondolanti ed imbaccucate in berretti di lana e cappucci, si avverte il ronfare continuo dei motori al minimo e il lezzo di gasscarico invade le mie narici.
Molti degli occupanti nelle auto (come già detto dormienti) indossano la mascherina chirurgica.
Penso: "Ma che ci faranno qui, tutti questi a dormire in auto?"
Forse sono qui per una partita di calcio oppure per partecipare ad un evento.
Insomma, il mio cervello non la smette di almanaccare.
Beata ignoranza!
Solo in una delle auto il finestrino lato guidatore è abbassato e, allora, mi decido a chiedere al suo occupante: "Ma perchè tutte queste auto e tanti addormentati dentro? C'è forse una manifestazione o un evento?".
Il tipo (che tiene la mascherina abbassata sul mento), mi risponde gentilmente: "No, noi siamo qui in coda perchè dobbiamo fare il tampone!".
"Ah! - faccio io - Già! Che scemo! Me ne ero proprio dimenticato che qui alla Fiera hanno messo il drive-in per l'esecuzione dei tamponi rapidi!".
Il tipo continua a parlare, ma io - a quel punto - non l'ascolto più. Già sono in preda ad una forte ansia.
"E se il tipo con cui sto parlando fosse infetto?" - mi ritrovo a pensare. Anch'io, essendo nel pieno di una passeggiata a passo svelto, ho la mascherina abbassata sul mento.
Quindi, mi sento esposto, vulnerabile, anche se sono a distanza di sicurezza dal mio interlocutore.
Sono sulle spine, vorrei concludere quella che sento essere una malaugurata conversazione il prima possibile.
E andarmene via, il più possibile lontano.
Riesco a disimpegnarmi e metto le ali ai piedi, quasi volando, alzandomi la mascherina a coprire bocca e naso a proteggermi da quella che immagino essere un'aria mefitica e contaminata dal virus, con un'elevata carica.
Scappo via ingloriosamente e lo dico senza vergognarmene.
Mentre cammino avverto già sintomi fastidiosi, tra i quali un allarmante pizzicore alla gola.
Ma so bene che tutti questi pensieri sono solo il frutto della mia immaginazione, fin troppo fervida, e di una subitanea elaborazione ipocondriaca.
Procedendo, vedo che la colonna di auto si estende a vista d'occhio lungo il muro perimetrale della Fiera in direzione dell'incrocio con via Ammiraglio Rizzo.
Incredibile!
Ma soprattutto, ciò che è incredibile, è stata la mia reazione, assolutamente irrazionale: anche se so che sono tanti quelli che vanno a fare il tampone di propria iniziativa, soltanto perchè - magari prima di un incontro con i propri familiari - vogliono essere certi di essere negativi.
Ma tant'è! Se tu vedi qualcosa che ti porta a toccare con mano una realtà temuta, proprio quella che ha piagato quasi tutto il 2020 - un vero e proprio "annus mirabilis" -, allora non puoi più fare finta di niente e pensare che se, sino ad adesso, non ne sei stato toccato, è perché godi di una qualche forma di invulnerabilità. Devi arrenderti all'evidenza che qualche cosa di sgradevole può accadere pure a te, che anche tu puoi trovarti a dovere fare un incontro ravvicinato con il Coronavirus.
Occhio che non vede, cuore che non duole, insomma.
Viceversa, se l'occhio vede, allora il cuore duole.
Le stesse cose viste nei notiziari non provocano lo stesso effetto di immanente ed ineludibile realtà che è provocato dal vederle di persona: e, in ogni caso, tutto ciò che si vede nei notiziari, può essere facilmente rimosso dalla propria coscienza e collocato nell'ambito a cui pertengono le cose che riguardano gli altri, ma non me.
Ho continuato la mia passeggiata, avventurandomi per la prima volta dopo molti anni per la mitica Via Castellana Bandiera ed entrando in un mondo a se stante, una specie di capsula temporale nel cuore della moderna metropoli. Ma questa è un'altra storia di cui forse racconterò nei prossimi giorni.
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