Ho decisamente nostalgia delle prime storie scritte dalla premiata ditta Douglas Preston/Lincoln Child. Quelle (di cui la prima Relic venne trasposta in un buon film), quasi tutte connesse con il Museo di Storia Naturale di New York, erano storie di intrigo e di indagini poliziesche con elementi horror talvolta preminenti. Ma a poco a poco la vena immaginifica dei due scrittori statunitensi s'è prosciugata e quindi i loro romanzi più tardivi hanno finito con il perdere del tutto quell'elemento horror-fantastico che li rendeva originali per ridursi a capitoli di un'unica interminabile fiction, con una significativa riduzione dei nuovi personaggi messi in scena e una prevalente attenzione sull'agente FBI con licenza speciale, l'eccentrico e acuto Aloysius Pendergast e su i suoi diretti comprimari e agonisti. Attorno a questo personaggio si intrecciano in maniera variabile elementi polizieschi e avventurosi. In maniera sempre più decisa ogni volume pubblicato si pone come diretta continuazione del precedente. Ovvio che un neofita possa entrare nella saga in ogni momento: ma, così come l'impianto narrativo è congegnato, risulta sempre più necessario il riferimento al pezzo di storia precedente.
Insomma, i due scrittori, per quanto sempre documentatissimi nei loro nuovi intrighi, sembrano essersi fossilizzati in una forma di easy writing, tendenzialmente indirizzata allo zoccolo duro dei propri fan.
Così è con l'ultimo volume pubblicato La stanza di ossidiana (The Obsidian Chamber, nella traduzione di Elisa Finocchiaro), pubblicato da Rizzoli nel 2017, in cui ricompara l'agonista di Aloysious, il fratello Diogenes, considerato la pecora nera della famiglia e che alcune storie prima era statocreduto morto per mano della pupilla di Aloysious, Constance Green. La ricomparsa di Diogenes ha come contraltare l'assenza di Aloysious creduto morto al termine dell'avventura precedente, raccontata ne La Costa Cremisi.
Non dico altro, perchè in ogni caso l'intrigo è piacevole e di scorrevole lettura e qualsiasi cosa eliminerebbe il brivido della scoperta.
Diverse volte, mi sono ritrovato a dire che i capitoli della saga che vede L'agente speciale Pendsergast protagonista sono sempre più simili ad un feuilleton ottocentesco, anche per la complicazione all'inverosimile delle loro trame.
Ma tant'è: malgrado ciò ne sono appassionato e me li leggo tutti.
Ma a chiunque consiglierei di andarsi a leggere le prime storie firmate da Preston/Child come il citato Relic, oppure Ice limit.
(Nota editoriale nel risguardo di copertina) L’agente speciale Aloysius Pendergast è disperso. Il suo corpo non è ancora stato individuato e col passare dei giorni la speranza di trovarlo vivo sembra affievolirsi sempre di più.
Constance, la sua storica assistente, è annichilita dal dolore e cerca conforto rifugiandosi nelle stanze sotterranee della residenza di famiglia di Riverside Drive; a niente servono le attenzioni di Proctor, la fedele guardia del corpo di Pendergast, che tenta di rassicurarla. Nella casa, però, un’ombra è in agguato. Una figura sinistra e minacciosa, che emerge dal passato e che all’improvviso trascina Constance via con sé. Proctor si lancia in un inseguimento mozzafiato sulle tracce del rapitore fin nei luoghi più remoti e lontani, dalla Mauritania alla Namibia al Botswana. Eppure, proprio nel momento in cui l’uomo sembra avvicinarsi alla soluzione, tutto si ribalta e un altro complesso ingranaggio comincia a muoversi: dov’è la vera Constance? Il rapitore non ha forse un volto conosciuto?
La stanza di ossidiana è una caccia all’uomo tra- volgente e adrenalinica, capace di condurre il lettore attraverso una serie di camere vuote, dentro un labirinto impossibile in cui la soluzione, l’uscita, la fine sperata sembra essere sempre dietro l’angolo.
scrivi un commento …