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14 gennaio 2015 3 14 /01 /gennaio /2015 06:40

Viale dei Giganti. La storia di un serial killer, raccontata da se stesso. Ma soprattutto un romanzo on the road fuori dai canoni(Maurizio Crispi) Viale dei Giganti (titolo originale francese: Avenue des Géants) di Marc Dugain (ISBN Edizioni, Italia, 2013) è un'opera anomala: si può leggere come un romanzo, eppure al tempo stesso è una biografia ed un documento sociologico.
Nello scrivere quest'opera complessa, Marc Dugain si è in un certo senso "appropriato della vita" di Ed Kemper (o Edmud Kemper), conosciuto anche come il "Mostro di Santa Cruz", ergastolano nella prigione di Vacaville in California, condannato per aver ucciso sette autostoppiste (oltre alla madre e ad una sua amica): un serial killer, più volte citato negli studi di criminologia che si occupano di questa tipologia di reati seriali e che ha ispirato anche dei film trucidi.
Sempre a detta dell'autore, in un breve paragrafo di £"riconoscimenti", l'ispirazione a scrivere di Ed Kemper gli sarebbe venuta, vedendo un documentario su di lui realizzato da Stéphane Bourgoin.
Nel romanzo-biografia Ed Kemper cambia nome e diventa Al Kenner e ciò per rivendicare da parte dell'autore il fatto che, benché il personaggio si ispirato ad un personaggio vero, tuttavia si tratta pur sempre di un'opera di fantasia e che il personaggio principale (che è anche il narratore in prima persona) può essere piegato alle esigenze delle narrazione.
Seguiamo Al Kenner sin dall'inizio, quando dopo un'infanzia difficile e spropositatamente cresciuto di statura (per un fatto genetico perché entrambi i genitori erano di statura non comune), uccide a sangue freddo i due nonni (per curiosa coincidenza, esattamente nello stesso giorno in cui John F. Kennedy fu ucciso) e viene di conseguenza incarcerato in una prigione minorile.
Uscirà di prigione, quando verrà assodato che è tornato in possesso delle sue facoltà mentali (verrà successivamente riabilitato e la menzione del fatto cruento verrà cancellata dalla sua fedina penale) e inizierà i suoi pellegrinaggi attraverso le vie d'America, con una sorta di nuova innocenza (apparente).
E' un personaggio strampalato, pieno di tormenti interiori (così pare), perseguitato da un pessimo rapporto con la madre (mentre il padre è definitivamente sparito), accompagnato da un'intelligenza non comune e capace di incantare i suoi interlocutori con la profondità delle sue argomentazioni e con la sua parlantina, ma nello stesso tempo pronto ad intimorire i più bellicosi antagonisti per via della sua stazza.
E' roso da una profonda inquietudine e dal bisogno degli spazi liberi, proprio nel periodo della grande migrazione dei giovani alternativi degli anni Sessanta nella liberale California, alla ricerca di Comuni e dell'amore libero.
Con la sua parlantina e con la sua conoscenza della mente criminale diviene amico dei poliziotti losangelini (un paradosso).
Ed intanto si muove di continuo lungo le strade della California, preso dall'inquietudine dell'andare e offre passaggio a centinaia di autostoppiste.
Il bello di questa storia, come è stato rimarcato da altri, è proprio questo: l'essere una storia on the road che ci offre una visione da un vertice di osservazione assolutamente particolare dell'America della contestazione giovanile dei tardi anni Sessanta e dei primi anni Settanta (la maggior parte degli omicidi di Ed Kemper furono coompiuti tra il 1972 e il 1973) e che, nello stesso tempo, mai una sola volta viene menzionata un'uccisione. Nessuno ne sa nulla e non ci sono nemmeno indizi significativi di qualcosa che avvenga fuori dalle righe.
Solo alla fine si scoprirà la verità, attraverso la confessione da parte della lucida mente di uno psicopatico senza sensi di colpa. Ma intanto, abbiamo anche avuto modo di compiere un viaggio nella mente di un serial killer del suo disturbato rapporto con una madre altrettanto violenta e crudele: la confessione di tutti gli omicidi arriva, infatti (nel libro, come nella vita reale di Ed Kemper) solo dopo l'uccisione della madre, a quanto pare liberatoria.


(Presentazione dell'edizione francese) Al Kenner serait un adolescent ordinaire s'il ne mesurait pas près de 2,20 mètres et si son QI n'était pas supérieur à celui d'Einstein. Sa vie bascule par hasard le jour de l'assassinat de John Fitzgerald Kennedy. Plus jamais il ne sera le même. Désormais, il entre en lutte contre ses mauvaises pensées. Observateur intransigeant d'une époque qui lui échappe, il mène seul un combat désespéré contre le mal qui l'habite.
Inspiré d'un personnage réel, Avenue des Géants, récit du cheminement intérieur d'un tueur hors du commun, est aussi un hymne à la route, aux grands espaces, aux mouvements hippies, dans cette société américaine des années 1960 en plein bouleversement, où le pacifisme s'illusionne dans les décombres de la guerre du Vietnam.

(dal risguardo di copertina dell'edizione italiana) Dotato del quoziente intellettivo di un genio e di un corpo smisurato che non sa come abitare, Al Kenner è solo un adolescente quando uccide i nonni paterni a colpi di fucile. È il 22 novembre del 1963, il giorno dell'assassinio di John F. Kennedy e, per una grottesca coincidenza, anche quello che cambierà per sempre la vita del protagonista. Internato in un ospedale psichiatrico, Al ingaggia un combattimento disperato contro il male che lo pervade, contro un passato segnato dai soprusi della madre e dall'adorazione incondizionata per un padre remissivo. Cinque anni più tardi i suoi psichiatri lo dichiarano innocuo, restituendolo apparentemente guarito alla società. Ma l'illusione di poter condurre una vita normale cede presto il posto ai cattivi pensieri, e alla tentazione di trasformarli in realtà. Ispirandosi alla vera storia del serial killer Ed Kemper - tuttora detenuto nel carcere di Vacaville, California, per aver massacrato mezza dozzina di giovani autostoppiste Dugain ci racconta con prosa implacabile il percorso interiore di un assassino fuori del comune. Ma "Viale dei Giganti" è anche un' avventura on the road; un lucido affresco della società americana degli anni settanta, scossa dal movimento hippy e provata dalla guerra in Vietnam, vista con l'occhio intransigente di un personaggio mostruoso e al tempo stesso profondamente umano.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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