Stiamo camminando con mio figlio attorno alle 23.00 del 18 marzo (due giorni fa), fa freddino, umido più che altro, dopo una giornata sciroccosa.
Mentre passiamo dalle parti di Torre Sperlinga vediamo uno che cammina, un po' barcollando e parlando tra sé e sé ad alta voce.
in sostanza, detto in termini non tecnici, è uno un po' picchiatello e, se non è un picchiatello, è semplicemente rincoglionito.
Da lontano ci guarda e dice: "S'arrifriddò 'a cucuzzedda".
Io lo guardo, perché ho l'impressione che ci voglia dire qualcosa e lui, avvicinandosi di qualche metro, ripete la stessa frase "S'arrifriddò 'a cucuzzedda"..., rimanendo in attesa di un'interlocuzione per questa cosa tanto importante che ci aveva comunicato: che del resto è pronunciata come un assoluto, un vaticinio, un qualcosa di irrevocabile e definitivo già accaduto e non più modificabile.
Dopo la seconda ripetizione, segue un silenzio, gravido di sottintesi… di fronte alla fatidica e arcana significatività del suo dire.
"Vabbé, è proprio fuori di testa!"... è la nostra conclusione (da parte mia molto poco "psichiatrica", ma tant'é, sono al di fuori di un setting lavorativo e questo tipo non un mio paziente, ma semplicemente qualcuno in cui mi sono imbattuto lungo la via): un non detto in realtà, ma è bastato lo sguardo eloquente che ci siamo scambiati.
E lo lasciamo andare per la sua strada senza più dare importanza al suo fraseggiare.
Ma cosa voleva dire l'omettino?
Forse che gli si era raffreddata la testa, visto che lui era senza cappello e aveva la testa contornata da una abbondante massa di capelli bianchi, alquanto stopposi e, probabilmente, da molto tempo non lavati…
Io, invece, avevo un berrettino di lana ben calzato sulla cucuzza, mentre Franci, per ripararsi il capo - ovverossia la sua cucuzza - si era messo il cappuccio del bomber.
Forse, il tizio voleva dirci che, siccome avevamo entrambi il capo coperto, era perché a noi, s'era raffreddata la cucuzza, ovvero la "cucuzzedda".
Vallo a capire…
Una tipica comunicazione trasversale ed enigmatica di uno in una condizione quanto meno al limite, per non dire di più.
"S'arrifriddò 'a cucuzzedda"
La frase mi è piaciuta e, indubbiamente, me la ricorderò e la tramanderò a futura memoria.
E al signore, un po' picchiatello, ma in sostanza innocuo, che - con tanta enfasi - l'ha pronunciata, non posso che dire grazie, per avermi regalato questa piccola chicca destinata a rimanere memorabile.


