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20 marzo 2025 4 20 /03 /marzo /2025 09:16

Di questi tempi, sogno sempre molto, ma ricordo veramente poco.
Sono veramente poche le volte in cui al risveglio riesco a ricordare abbastanza di un sogno da poterlo trascrivere.
Questo che segue è uno dei più recenti, forse di una settimana fa (all'incirca)
Ed è un sogno in cui compare mio fratello ed io sono il suo spingitore, alle prese con molti ostacoli ed infinite barriere architettoniche

Maurizio Crispi (10 marzo 2025)

La moltiplicazione dello sguardo (foto modificata di Maurizio Crispi)

Conduco mio fratello in carrozzina lungo un percorso accidentato
All’inizio siamo in ufficio o in un’altra struttura: forse, si tratta di una facoltà universitaria, ma è sicuramente un luogo molto affollato e ci troviamo in un atrio spazioso, alla ricerca di una via di uscita, ma dovunque ci sono barriere architettoniche
Chiediamo se ci sia qualche percorso per disabili e ci rispondono che si, delle rampe mobili per i disabili ci sono, ma sono state temporaneamente smontate e messe nello scantinato, accatastate 
Ci dicono allora, davanti alle nostre proteste vivaci, che manderanno qualcuno a prenderle per rimetterle in posizione, cosicché noi possiamo uscire 
Aspettiamo per un tempo lunghissimo, senza che nulla accada
Aspettiamo
Aspettiamo
Alla fine, seccati da questa lunga attesa sospesa (nessuno ci dice nulla) decidiamo di andarcene comunque e allora io sistemo mio fratello per bene per compiere questo lungo percorso all’aperto
Non so per quale motivo, prima di uscire all’aria, gli faccio indossare una specie di sacco a pelo total-body per proteggerlo dal freddo e questa operazione è - come si può immaginare, considerando le condizioni di mio fratello - piuttosto indaginosa, eppure riesco a portarla a buon fine, facendo tutto da solo
Superiamo alla fine tutti gli ostacoli che ci si frappongono davanti e ci ritroviamo a camminare per strada, ma anche qui le difficoltà non mancano: anzi mi sembra che dobbiamo misurarci con un percorso di guerra, irto di asperità
In un momento del sogno, per esempio, ci imbattiamo in una zona in cui ci sono dei lavori in corso, e si può passare soltanto utilizzando una stretta scaletta, peraltro ingombra di strumenti e attrezzi
Gli operai sono indifferenti a tutto, continuando il loro lavoro senza battere ciglio e tenendo gli occhi bassi
Io sono alquanto adirato con loro e, ancora una volta, dico che farò da me, ma prima vado a liberare il passaggio da tutti quegli attrezzi, buttandoli di mala grazia di lato
Quelli cercano di protestare, ma poi si zittiscono e mi lasciano fare 
Prima di compiere quest’ultimo trasporto, devo mettere giù mio fratello dalla carrozzina, perché la scala è troppo stretta per poter passare agevolmente con tutto l’ambaradan
Quindi lo metto giù a terra, ripiego la carrozzina, la trasporto dabbasso e risalgo per prendere mio fratello 
Ma prima di sollevarlo, decido di tirarlo fuori da quella specie di sacco a pelo-bozzolo nel quale era rinchiuso
Gli dico che non ce n’è più bisogno, perché tanto stiamo arrivando alla nostra meta 
Quindi compio l’operazione del trasbordo, sempre da solo senza chiedere aiuto e soprattutto senza ricevere supporto spontaneamente da altri 
Quegli operai se ne stanno immobili - sempre con gli occhi rivolti in basso - senza muovere un muscolo

Prima di ciò, c’era un’altra parte del sogno, nel quale io andavo alla ricerca di un posto dove potessi attivare una nuova connessione Internet
Era una ricerca molto complicata, perché il negozio cui mi ero rivolto la volta prima, non esisteva più e, quindi, dovevo trovarne uno nuovo
Cosa che accadeva in effetti
Stavo a conversare con una tizia che gestiva il negozio, la quale mi chiedeva la qualità della mia attuale connessione ad Internet ed io rispondevo che non potevo assolutamente lamentarmene
Allora, lei replicava proponendomi un affare paradossale, cioè quello di assumere come sua la mia connessione ad Internet, che io da quel momento in poi avrei potuto continuare ad usare gratuitamente, senza pagare il calore mensile

Mi trovavo anche in visita, sempre con mio fratello, a casa di due giovani laureandi, un fratello e una sorella, che erano ambedue impegnati a lavorare davanti ad un computer nella preparazione della loro tesi di laurea: io, alla presenza di mio fratello, davo loro consigli su come procedere nel modo migliore

Le conversazioni erano molto lunghe e articolate, ma non ne ricordo i dettagli, solo che quando veniva il momento di andare via facevo dei commenti sul modo in cui il fratello dei due camminava (si era alzato dalla sua postazione al computer per accompagnarci alla porta) e lo immaginavo nel momento in cui fosse andato a discutere la sua tesi di laurea, avendo dimenticato a casa le scarpe

Visualizzando questa situazione, ridevo come una iena, ma quel tizio sembrava a non capire assolutamente il motivo di tanto ilarità 

Era del tutto privo del senso dello humour 

Dissolvenza

Nel ricordo di mio fratello, quando andavamo in giro capitava di frequente che ci fossero dei momenti in cui ci confrontavamo con difficoltà oggettive nei nostri spostamenti, per via di inattese barriere architettoniche.
Capitava anche, in queste circostanze, che si facesse avanti qualche volenteroso, disposto a dare una mano.
Qualche volta accettavo l'aiuto, ma altre volte - più frequentemente - dicevo "No, grazie. Faccio da solo".
E mi impegnavo a far da solo.
Nostro padre era più portato a dire di no, piuttosto che ad accettare.
E perché ciò? Innanzitutto, poiché per lui portare mio fratello aveva una valenza forse espiatoria: Salvatore era il suo fardello, non di altri (ed anche per me era così).

Ma - nello stesso tempo - mio padre rifiutava fermamente l'aiuto altrui perché pensava che la sua profferta fosse frutto di condiscendenza e di compatimento e che, in altri termini, discendesse un atteggiamento ipocritamente pietistico e non motivato da un movimento interiore di cristiana e fraterna condivisione.
In più, alla base, c'era una diffidenza rispetto all'aiuto fornito da altri e che si fondava sulla non consuetudine ad aiutare in simili circostanze a causa della quale sarebbero probabilmente state applicate forze esagerate ed asimmetriche che, in definitiva, avrebbero potuto fare danno, facilitando un'eventuale caduta di mio fratello.
E, in estrema sintesi, l'aiuto prestato avrebbe potuto trasformarsi in un bene che faceva male.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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