Mi son fermato a Piazza Don Bosco (Palermo) nel corso di una mia camminata e mi sono fermato ad osservare meditabondo ciò che si dispiegava davanti al mio sguardo
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Panchine vecchie,
altre di nuovo impianto
simili a quelle di prima,
di metallo dipinto di verde
Quelle più antiche
sono sfregiate
(o decorate)
da graffiti
il più delle volte indecifrabili
e enigmatici
La piazza è affollata,
le panchine sono quasi tutte occupate
Giocatori di pallone
Conversanti discreti
con cane scricciolo al guinzaglio
Fidanzatini focosi
intenti in un bacio appassionato
incuranti dello sguardo altrui
Un anziano signore che osserva
il cielo affollato di strie chimiche
accendersi dei colori del tramonto
Un lettore
assorbito nella lettura
d’un libricino minuscolo
che pare un breviario
mormora ogni singola parola
Dopo un po’ l’anziano se ne va,
non senza aver lanciato
un ultimo sguardo al cielo
che ora discolora
Anche i giocatori di pallone
raccolgono le loro cose e vanno via
portando con sé
i loro schiamazzi
I conversatori pure si alzano
e vanno via
con il loro cane toy
I fidanzatini continuano a baciarsi
Incuranti di tutto e di tutti
Si accendono i lampioni
che ridanno vita ai colori
sempre più smorti
Rimane dovunque la spazzatura
strabordante dai cestini ricolmi
e sparsa in giro con noncuranza
dai frequentatori d’un intero giorno
Arance malmesse,
rotolanti qua e là,
semi schiacciate e lasciate in giro
Involucri incarti cicche e resti vari,
alcuni indescrivibili
Solo questo resta
del giorno
Anche i fidanzatini,
infine, vanno via
tenendosi per mano,
senza parlare
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