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Ho sognato
Ero andato a seguire una gara di corsa in natura
per scattare le foto
Dove? Ero in un paesino in alta montagna
La strada dove mi trovavo, però,
era invasa dai marosi, incongruamente,
e per giunta pioveva a dirotto
Non c’era riparo,
non c’era scampo,
sentivo il freddo,
sentivo lame di ghiaccio
trafiggermi la fronte, le mani, i polpacci
Attendevo nel gelo
I corridori mai arrivavano
La solitudine era totale
A quanto pare, alla partenza,
in considerazione delle difficili condizioni meteo
s’erano presentati solo in un centinaio
Ed ora la tormenta li aveva tutti dispersi,
quei valorosi, quei temerari,
o forse quegli incoscienti
Visto che nessuno arrivava al traguardo,
mi sono incamminato su per il paese
sempre reggendo tra le mani intirizzite
la mia attrezzatura
tutta incrostata di neve e brina
Mi addentravo,
camminando a fatico
perché la via era in salita
ed era tutta incrostata di ghiaccio
per il corso principale
che mi appariva fantastico,
un presepe tutto annegato nella neve
con le stalattiti di ghiaccio
e con piccoli bagliori giallastri
trapelanti dalle imposte chiuse
Alla mia sinistra
una stradina ripida
scendeva a precipizio
verso un laghetto tutto ghiacciato
e la visione che ne avevo dall’alto
era meravigliosa
Continuavo a salire sino ad arrivare
sulla soglia di una casa
con la porta aperta (l’unica,
poiché tutte le altre
l’avevano rinserrata)
che dava su di uno stretto corridoio
e li intravedevo la compianta zia Mariannú
camminare piano verso di me,
portando tra le mani
una candela accesa
che, con il suo tremulo bagliore,
le illuminava il volto ancora giovane,
come lo ricordo quand'ero piccolo,
e mi indirizzava un cenno di saluto
La salutavo, a mia volta
Lei sorrideva lieve
Non c’era nulla di strano
in questo incontro
Ma che ci faceva qui la zia
che è morta e sepolta
da quasi quindici anni?
Non c’era altra traccia di vita
in questo paese sepolto nei ghiacci
e l’unica persona che ho incontrato
è una defunta!
Intanto, fuori, hanno cominciato
a soffiare potenti e instancabili
raffiche di venti artici
e il gelo si era fatto ancora più intenso
Dove potrò andare, adesso?
Dissolvenza
Mi ritrovo, di poi, in una città straniera
e la percorro in lungo e in largo
sempre armato di macchina fotografica
Questa volta indosso
solo un piccolo costume da bagno
(niente più che un cache-sex)
e sopra, a modo di vestaglia,
indosso un leggero impermeabile di plastica,
di quelli usa e getta
La città è fantastica
Vi si alternano architetture moderne
e altre antiche,
fastose testimonianze
di precedenti epoche storiche,
perfettamente integrate le une con le altre
Fotografo molto,
guardo,
osservo,
spesso con il naso all’insù
e con l’occhio incollato al mirino
Scatto delle foto interessanti
ponendo la macchina fotografica a terra
con l’obiettivo puntato verso il cielo
Poi, sono su di mezzo trasporto collettivo,
una specie di bus,
ma senza tetto
Il bus è affollato di donne
che parlano di politiche femministe
e dei loro discorsi ispirati
non capisco una mazza
Sono accalorate,
forse anche un po’ fanatiche
Non mi cagano
manco di striscio
Devo lottare, in questo frangente,
contro un incipiente erezione,
imbarazzante e inopportuna,
che cerco di dissimulare
tra le pieghe del leggero impermeabile,
certo che, se fosse trapelato qualcosa,
in questa situazione avrei rischiato
un linciaggio
oppure l’esposizione al pubblico ludibrio
Il bus, intanto, continua la sua corsa
ed io non so dove stia andando
Dissolvenza
Ed ecco un terzo round onirico!
Incredibile! Tre in una notte!
Facevo un viaggio
ed ero su di un autobus
che procedeva
tutto traballante e scoppiettante
La mia attenzione era concentrata
su una borsa a tracolla
e sul suo contenuto
che io passavo in rassegna
con attenzione analitica e meticolosa
Tra le molte cose che non ricordo,
c’era una scatola di plastica trasparente,
contenente della roba da mangiare
Sicuramente c’era un paio di libri
Sull’autobus viaggiava con me
anche il cagnone Black
che, però, facevo scendere
alla fermata di prima
Io continuavo il mio viaggio
ed arrivavo ad una borgata marinara,
simile a Sferracavallo oppure a L’Aspra
Qui, mi fermavo
e mi accingevo a scendere,
quando improvvisamente mi ricordavo
di Black che era sceso
alla fermata di prima
Come ho fatto a lasciarlo andare?
Come fare per andare a riprenderlo?
Dove trovarlo?
In effetti, non l’avevo affidato a nessuno
Lasciare andare un cane da solo
è come abbandonare un bambino piccolo
Poi, boh!, chi se ne occuperà?
Chi lo terrà d’occhio?
Un crimine! Ecco cos’é!
Configura un reato simile
a quello di abbandono di persona incapace
Avevo quindi quest’ansia
di tornare sui miei passi per ritrovare Black,
recuperarlo e riportarlo indietro
L’autobus s’era nel frattempo
svuotato del tutto dei suoi passeggeri
e rimanevano soltanto a bordo
due suore in nero che,
essendo salite alla fermata precedente senza biglietto,
prima di scendere dovevano acquistarne uno
direttamente dall’autista
Io ero seduto in fondo
Avevo tutte le mie cose sparse d'attorno
e dovevo rimetterle a posto nella borsa a tracolla
Il processo era lento e laborioso,
per prova ed errore
Mi ritrovavo anche a dover gestire
due enormi cartoni
per il trasporto della pizza a taglio
e, non sapendo cosa farmene,
li infilavo a forza nell’intercapedine
tra il sedile e il finestrino
Facevo ciò, pur chiedendomi
cosa ci facessi con quei cartoni,
poiché non avevo memoria
di aver mangiato pizza,
nemmeno un piccolo morso
Tanto poi qualcuno li troverà, mi dicevo,
e li metterà via o li smaltirà
Quindi scendevo
e poi camminavo
per le viuzze della borgata marinara
C’era uno che faceva lavori
per abbattere un'antica porta
che era stata murata
con conci di tufo
tenuti insieme dalla malta
per dare libero accesso
ad un giardino interno e segreto
Non pensavo più al missing Black
Il muro s'abbatteva
all’improvviso in un unico blocco
con gran fragore,
come per effetto d'una scossa tellurica
Grande pericolo!
Mi ritrovavo infine in una stanza
Mi accomodavo su di una sdraio
C’era Ale seduta accanto a me,
e più sullo sfondo altri
senza nome e senza volto
Io davo ad Ale un libro scritto da me
e le dicevo di leggere a pagina 45
Improvvisamente sentivo
un odore di bruciatizzo,
forse di pan tostato
che, dimenticato sul fuoco,
stia per carbonizzarsi
L’odore era così intenso
da indurmi a pensare
che qualcosa stesse andando a fuoco
(Grande pericolo!
A Burning House!)
e mentre mi arrovellavo,
incerto se alzarmi dalla sdraio
per andare a controllare
cosa stesse accadendo
mi svegliavo di colpo
Ed era tempo di far colazione!