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20 maggio 2024 1 20 /05 /maggio /2024 11:55
Display della pompa di benzina che mi ha tradito (foto di Maurizio

Nel fare benzina, l'altro giorno sono caduto in una trappola (mai capitata prima una cosa del genere)
Ho parcheggiato l'auto davanti all'erogatore, e sono andato alla colonnina per fare la transazione di autorizzazione con il Bancomat (scegliendo anche correttamente l'erogatore dal quale dovevo fare rifornimento).
Sono tornato all'auto e ho sollevato la pistola dell'erogatore inserendola nell'imboccatura del serbatoio.
Il display della pompa segnava un importo che era - se non ricordo male - di 27 euro e qualcosa.
Solitamente, non appena uno solleva la pistola dell'erogatore dal suo alloggiamento, l'importo precedente si azzera e la pompa è pronta ad erogare.
Questo non è accaduto.
Ho sentito un rumore strano, come quando la pompa inizia a darti il carburante, ma poi nulla si è più mosso e l'importo precedente è rimasto fisso.
Indispettito mi sono assai.
Sono tornato indietro alla colonnina del pagamento e ho rifatto la procedura per il pagamento tramite bancomat.
Tempo che sono arrivato alla pompa mi è arrivato attraverso sms un accredito per l'importo di 27 e rotti euro (identico a quello segnato prima nel display della pompa).
In sostanza, mi sono stati presi quei soldi senza che io avessi spremuto una sola goccia di benzina.
Con la seconda autorizzazione di accredito disposta, il display si è azzerato, come dovrebbe succedere di solito.
E ho potuto procedere con il rifornimento.
Ma, mistero!, l'erogazione questa volta s'è bloccata all'importo di 18,98 euro.
Ho fantasticato che in questo modo si è predisposto il tranello per il prossimo utente.
In sostanza, per avere 18 euro di carburante, ne ho spesi 45.00!!!!
Preso per i fondelli!
Tutto difficile da dimostrare poiché, a giudicare dalle notifiche ricevute tramite sms relativamente ai pagamenti Bancomat, mi erano stati detratti entrambi gli importi.

 

La notte prima avevo fatto un sogno che preconizzava una situazione simile…
Una sorta di sonno di vaticinio e di premonizione, quasi profetico, insomma
La notte dopo aver subito il piccolo disguido-truffa, peraltro, ho fatto un sogno che rievocava in qualche modo la situazione appena vissuta

 

Il sogno di anticipazione è questo

De Chirico

C’è un evento scolastico importante e ci sono tutti i ragazzetti della scuola di Gabriel
Forse si tratta di una sessione d’esame o d’un test di qualificazione, una famigerata prova Invalsi, ad esempio
I ragazzi sono indisciplinati e caciaroni come non mai, per nulla intimoriti dalla solennità dell’evento
Ci dicono che si è verificata un’anomalia e che, per poter dar corso alla situazione, occorre che ci rechiamo in segreteria per pagare una tassa extra (e te pareva!)
Io e altri due genitori, molto ubbidienti e ligi, ci muoviamo per raggiungere la Segreteria che si trova al piano superiore e ci mettiamo in coda per effettuare il pagamento richiesto
Ci sono molte lungaggini 
Colui che deve ricevere i soldi appare molta imbranato e incerto sul da farsi 
Gli spieghiamo per bene tutto quanto e lui si prepara a ricevere il dovuto 
I due che mi precedono pagano (ovviamente tramite bancomat per la tracciabilità) e, quindi, viene il mio turno
Alla fine dell’operazione ci rilascia, quel cazzone crozzone con la testa piena di cotone, splendido esempio da manuale di burocrate borbonico, un unico scontrino per l’importo complessivo di tre euro, laddove ciascuno di noi ne aveva sborsato diverse decine
Protestiamo vivacemente di fronte a questa anomalia, dicendo che ci sembra di essere vittime d’un imbroglio 
Discutiamo, i toni si accendono, urliamo 
Quel crazzone é irremovibile nella sua convinzione di essere nel giusto
Sarebbe cosa da prendere un remo e sbatterglielo sulla testa 
Dice con assoluta superficialità che non importa 
Noi replichiamo con veemenza:  Come non importa?
Uno: se dovessimo richiedere un rimborso a che titolo richiederlo visto che la ricevuta é cumulativa per tutti e tre e per l’importo di tre euro soltanto??
Due: anche potendo dimostrare tramite gli estratti bancari che avevamo pagato individualmente e diverse decine di euro per ciascuno, rimarrebbe sempre l’inghippo di non avere nessuno valido un documento di riscontro 
In più, come dimostrare di avere pagato i soldi richiesti per l’esecuzione della prova, avendo a disposizione soltanto uno scontrino per l’importo di tre euro?
Un dilemma paradossale, irrisolvibile! 
Siamo impigliati in una situazione senza uscita, da Comma 22
Quel procione continua a sostenere che è impossibile restituirci i soldi già pagati e rifare tutto daccapo, poiché possiamo dimostrare di aver pagato solo tre euro: con quella sua faccia da schiaffi continua a sostenere di essere nel giusto
Siamo in un’impasse
Bocce ferme impigliate nel cemento
Bloccati 
Nessuna mossa è più possibile 
Stallo totale 

 

Dissolvenza

Il paradosso del Comma 22 è formulato nel romanzo Catch 22 di Joseph Heller (Tranello 22, di norma tradotto con Comma 22).
Il paradosso riguarda un'apparente possibilità di scelta in una regola o in una procedura dove, per motivi logici nascosti o poco evidenti, in realtà non è possibile alcuna scelta bensì soltanto un'unica possibilità. Nella lingua inglese viene citato, di solito, con il significato di circolo vizioso.

I regolamenti a cui i piloti erano soggetti contenevano il Comma 22:
«Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo.»
Si tratta di una norma regolamentare che, in realtà, non è mai esistita.

È una versione del paradosso di Jourdain (a sua volta derivato dall'antico paradosso di Epimenide) con le seguenti due frasi:
«La frase seguente è vera.
La frase precedente è falsa

Questo è invece il sogno successivo al piccolo disguido dal benzinaio

Ho sognato tanto
Tanto tanto 
La mia testa ha ribollito di sogni 
È diventata come la famosa ribollita toscana 
Sognavo che il mio orologio si sfasciava e dovevo portarlo in manutenzione 
Faceva molta fatica a trovare un posto dove lo potessero riparare, perché-mi spiegavano-ormai gli orologi non si riparano più ma si gettano via se sono sfasciati e se ne comprano di nuovi
Questo esige il consumismo illimitato ed estremo dei nostri giorni - e sarà ancora peggio in futuro (il consumismo ci consuma)
Riesco a trovare dopo molta fatica un riparatore di orologi e gli lascio il mio pataccone
Il tizio sgangherato e avvolto in uno scuro tabarro, dietro un bancone ingombro di oggetti i più disparati la cui congerie dà più l’idea di essere in un banco di pegni che in un luogo dove vigano la precisione e il nitore dell’Orologiaio, dopo aver esaminato il mio orologio con attenzione estrema e minuziosa indossando il tipico strumento oculare che mettono gli orologiai all’occhio quando devono riparare i più minuti meccanismi, mi dice: Sì, si può fare! Me lo lasci e ci rivediamo fra qualche giorno! La consideri cosa fatta!
Lascio l’orologio e me ne vado
Rifletto che non mi ha dato nessuna ricevuta, niente di niente, nessun documento cartaceo che mi consenta, eventualmente, di reclamare il mio oggetto 
Qualche giorno dopo  - c’è un salto temporale - devo ritornare a ritirarlo e mi trovo di nuovo a passare da quel luogo, come mi è stato detto 
Faccio fatica a ritrovare il posto 
Sembra scomparso 
Non riesco più a riconoscere le insegne e nemmeno la vetrina 
Poi, dopo numerosi passaggi dalla stessa via, strizzando gli occhi e guardando meglio, mi rendo conto che la bottega del riparatore ha cambiato funzione e sembra essere diventata un magazzino dove affluiscono merci rubate di tutti i tipi 
Infatti, davanti all’ingresso sono ammassati colli delle più diverse dimensioni che vengono immagazzinati all’interno oppure caricati sui camion e, inoltre, vi sono numerosi lavoranti dall’aria patibolare che si danno da fare, caricano e scaricano, parlano, gridano, bestemmiano 
Mettendo da parte le mie paure, mi avvicino e chiedo loro se conoscano quel tale riparatore di vecchi orologi 
Quelli - dopo una certa esitazione - mi dicono che si, lo conoscono quel tipo, è il loro datore di lavoro - il nostro principale, dicono - e lo potrò trovare all’interno del fondaco
Con molta esitazione entro in quel luogo dove ero già stato e mi addentro nei meandri bui e oscuri, percorrendo lunghi corridoi di cui non ricordavo l’esistenza, creati dalle grandi casse accatastate e contenenti - come ora capivo bene o meglio intuivo - mercanzie rubate
Temendo ad ogni passo di perdermi in quel labirinto, arrivavo sino al bancone dove qualche giorno prima avevo sbattuto il mio orologio e chiamavo con voce stentorea: C’è nessuno? 
Si affacciava da un angolo scuro l’orologiaio e gli chiedevo se il mio orologio fosse pronto 
Ma lui cadeva dalle nuvole 
Faceva finta di non capire
Faceva lo gnorri
Faceva l’indiano 
Mi chiedeva: Ma di quale orologio stai parlando? Io qui non riparo orologi!
Ma se proprio vuoi un orologio, sappi che qui gli orologi non mancano e ce ne sono a bizzeffe, di tutti i tipi e per tutte le tasche! 

Così dicendo, indicava con enfasi alcune delle casse ammucchiate, aggiungendo poi: Qui, qui e qui, di orologi ce ne sono di tutti i tipi! Non hai che da scegliere! Ti farò un buon prezzo, vedrai!
Sono tutti orologi di ottima qualità! 
Fai pure la tua scelta! 
Ma ricordati che sono tutti orologi usa e getta!

Ricaccio le mie proteste in gola
So bene che non ho alcuna speranza di riavere indietro il mio amato pataccone
Penso che sia più saggio fare buon viso a cattivo gioco, se posso - voglio - sperare di uscirmene vivo da questo posto
Quindi non posso fare altro che abbozzare, per quanto stancamente
Lo pseudo-orologiaio mi guarda di sottecchi, sornione e con una certa malizia, come a dire: ecco hai capito tutto adesso! Comportati bene e andrà tutto a posto e nessuno ti farà del male!

 

Dissolvenza

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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