Scrissi questa nota di diario nell'ottobre del 2022, il 5 precisamente, in occasione di una delle mie pochissime andate al mare di quell'anno, forse l'unica.
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Ogni tanto, al mare si ritorna
Con immane fatica, prima
Poi, ci si sente a casa (quasi),
con vista sul quel promontorio
legato a molti ricordi
Il sole che batte
lo sciabordio dell’onda,
l’asperità dello scoglio e del cemento,
la brezza lieve,
uno schooner che si approccia alla riva
e si mette alla fonda
E vederlo porta ad immergermi
in una visione onirica,
Mompracem e i suoi tigrotti
Chiudendo gli occhi,
ho la sensazione di essere un navigante
del Kon-Tiki
oppure un naufrago sulla zattera della Medusa
E al cambio della marea
sono risvegliato dalla spruzzaglia
dell’acqua ribollente
Poi, il mattino dopo,
di nuovo in prossimità del mare
sul lungomare di Isola
È tutto buio
posso solo vedere la sabbia,
sentirla soffice sotto i piedi
mentre avverto un tenue odore di salsedine
mescolato ad un sentore aspro di bruciato
e quello di putredine dei detriti abbandonati
e di escrementi rinsecchiti dal sole
Poi ad Est il cielo si rischiara
Compare la sagoma familiare dell’isolotto,
con la torre diruta
mentre il cielo si tinge di un rosa
che presto volge all’arancio
I gabbiani planano
salutando il sole
con i loro versi
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