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8 giugno 2022 3 08 /06 /giugno /2022 10:03

Ho pubblicato la trascrizione di questo mio sogno il 7 giugno 2021 nel mio profilo social su Facebook, ma mi sono dimenticato di pubblicarlo qui. L'ho recuperato ed eccolo.

Strutttra metallica all'interno del parco della Zisa, Palermo (foto Maurizio Crispi)

In auto, mi ritrovo ad attraversare una città desolata: non sono solo ma sto accompagnando una donna e un bambino; e non sono semplici passeggeri. Loro due, in effetti, stanno seduti dietro ed io sono  il loro driver.
Il bimbo che ha più o meno l'età di Gabriel, quindi circa otto anni, si è procurato una ferita al palmo della mano - non so come e quando -  e, prima di partire,  ho applicato su di essa un cerotto, nell'espletamento delle mie mansioni, non solo di driver, ma anche di infermiere.
Ogni tanto mi fermo per controllare la medicazione e lo stato della lesione, i cui margini netti si sono divaricati lasciando intravedere il tessuto sottostante, che appare lievemente giallastro. Questo barlume di giallo mi fa ricordare di quando da piccolo, trovandomi al mare ed armeggiando con pezzi di legno erosi, portati a riva dalle onde, mi bucai il palmo della mano con un grosso chiodo arrugginito. Non provai subito dolore e nemmeno fuoriuscì del sangue, poiché dal varco aperto dal chiodo nella mia fragile pelle, si insinuò un cicciolo di materiale giallastro che fece da tappo al travaso di sangue. Mio cugino medico, che era lì al mare con noi, mi spiegò allora che quello che stavo guardando altro non era che tessuto adiposo sottocutaneo. Io fui meravigliato da questo evento, più che shockato: infatti, ricordo, andai dalla mamma in tutta calma e le dissi mostrandole il palmo della mano: "Mamma, guarda cos'è successo!"
Forse sto mescolando ricordi di eventi diversi, però, forse si trattava di una ferita al piede: ma comunque non fa differenza, ai fini di questa storia.
Lei fu più impressionata di me, sicuramente, ma reagì prontamente, rivelando a me bambino la sua tempra di donna forte e coraggiosa.
Ogni volta che mi fermo a controllare lo stato della ferita,  applico su di essa un linimento e poi richiudo diligentemente la medicazione.
L'aspetto della ferita, per me, continua a non essere buono.
Penso che - per evitare una guarigione per seconda intenzione e la formazione di una grossa e vistosa cicatrice - occorrerebbe dare qualche punto di sutura. Ma non ho con me nessuna attrezzatura per questo, nemmeno per un'improvvisazione: dovrò aspettare.
Nel frattempo arriviamo a destinazione e parcheggio l'auto. I miei passeggeri scendono.
La donna prende subito ad occuparsi delle sue faccende (a quanto mi pare di capire fa la portinaia dello stabile davanti al quale ho parcheggiato).
Assolto al mio compito, me ne vado a piedi, lasciando l'auto lì. E mentre mi allontano vedo la donna che spazza con vigore il marciapiedi davanti al portone. Il bimbo, invece, è scomparso in casa.
Cammino e cammino: ma di colpo mi rendo conto - e qui ho un sussulto - di non avere preso con me lo zainetto con tutti i miei averi, documenti di identità, libretto di assegni, carte di credito, bancomat, agenda e quant'altro. Mi sento privo di qualcosa di essenziale ed anche indebolito. La mia identità si fa fragile.
Panico: "Come farò ad affrontare tutte le necessità della giornata? E se mi fermano per un controllo?".
Penso che non ci sia altra alternativa che ritornare indietro sino alla macchina parcheggiata. Sempre che lo zainetto sia lì dentro. Ma almeno devo provarci. Speriamo bene!
Quindi, cammino e cammino, tornando sui miei passi, poi vedo una reliquia di bicicletta, appoggiata al muro e,  senza pensarci due volte, la arraffo e la inforco. E prendo a pedalare!
Sempre meglio che andare a piedi.
Pedalo e pedalo, attraverso una città desolata e stralunata e non arrivo mai. Non riconosco più le strade che avevo percorso un attimo prima a piedi, e prima ancora in auto. Mi sembra di essermi smarrito in un labirinto indecifrabile.
Tutta la mia sicurezza e la mia capacità di orientamento se ne sono andate a pallino.
Case cadenti, finestre come occhiaie vuote, non una persona in giro.
Vado e continuo a spingere sui pedali, ma non arrivo mai.
Mi sento un po' sfiduciato di poter mai riuscire nel mio intento.
Eppure continuo ad andare avanti.
Riuscirò mai ad arrivare? ce la farò a recuperare i pilastri su cui poggia la mia identità?
O sarò condannato a vagare in eterno nel limbo dei sans-papier?

 

Dissolvenza

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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