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27 aprile 2021 2 27 /04 /aprile /2021 10:02
Gli impenitenti e i recidivi della movida (foto presa da internet)

Scocca l'ora delle riaperture: ma c'è da esser davvero contenti e gongolanti?
Su questo interrogativo c'è poco da dire o molto, a seconda dei punti di vista. Secondo me, le manifestazioni di totale contentezza fanno parte di una vuota e pericolosa retorica.
Forse, il monito più appropriato cui ricorrere in questo frangente è il manzoniano "Adelante, Pedro, con juicio!" (esortazione autoriale che, qui, è sorta spontaneamente nel mio flusso associativo, anche se dopo, dando un'occhiata su internet ho visto che è stata ampiamente utilizzata per titolare gli articoli e i post che parlavano della fase di riaperture dopo la fine del primo lockdown duro: ma ho voluto lasciarla e metterla nel titolo, per la sua icastica brevità ed incisività, al tempo stesso).
D'altra parte, propria rispetto ai rischi cui andiamo incontro, abbiamo l'esempio concreto della Sardegna, dichiarata (forse, con un certo azzardo) zona bianca qualche tempo  fa ed ora ritornata al rosso e, per il momento almeno, con poche prospettive di riaperture.
L'essere stata dichiarata "zona bianca" che, per la Sardegna, era stato un punto fermo che, invidiato da molte altre regioni, avrebbe potuto essere una garanzia per il rilancio delle attività economico-turistico nel lungo termine e che si è invece trasformato in un "carta bianca" per i comportamenti più irresponsabili da parte di tutti: e il risultato è ora sotto gli occhi di chiunque: zona rossa, senza sconti.
Eccoci di nuovo, dunque, dopo un periodo prolungato di magra ad una fresca fase di riaperture.
In molte regioni d'Italia - di fatto, nella maggior parte -  si torna al Giallo, un colore prima scomparso dalle mappe del contagio.
C'è da esser contenti o, piuttosto, preoccupati? Io sarei propenso alla preoccupazione, anche se capisco che parlare in questi termini può suscitare da parte di molti l'accusa di voler essere menagramo e disfattista.
Alcune scene trasmesse in radio e nei canali social, su quanto è avvenuto in alcune città italiane, alla vigilia del cambiamento di colori, non sono confortanti: è come rivivere qualcosa che si è già verificato in passato. il ritorno di un famigerato e pericoloso "liberi tutti", senza alcuna prudenza. Niente uso della mascherina, folla, assembramenti inverosimili, gente che si parla addosso, conversazioni concitate e urlate con sputacchiamenti potenziati.
Una celebrazione forsennata, insomma, del "diritto a divertirsi", in spregio a qualsiasi comportamento dettato più che dalle norme etero-imposte dal buon senso.
E, quindi, auspichiamo riapertura, sia pure con moderazione e regole e, soprattutto, con il senso dell'autodisciplina.
A proposito delle riaperture scattate ieri, ho visto delle immagini in TV di gente rarefatta negli spazi aperti (nei dehors, come va di moda dire), seduta ai tavoli di un ristorante o a prendere un aperitivo.
Devo dire: immagini tristi e non liete, poiché tutto sembra innaturale, forzato.
I locali pubblici, soprattutto quelli della movida sono fatti per la ressa, la confusione, l'assembramento, e vivono di questi elementi, il rumore di sottofondo delle chiacchiere che crea una colonna sonora assieme all'acciottolio di stoviglie e al tintinnare delle posate, senso-percezioni che accrescono la consapevolezza dell'esser parte di un tutto.
La regolamentazione (necessaria) introduce un elemento di non naturalezza in queste consuetudini conviviali fuori da casa propria. Ma questi sono i tempi e questo è ciò che ci viene richiesto.
Io, personalmente, non avrei voglia di andare a prendere un aperitivo oppure di sedermi al ristorante, in una dimensione in cui tutto viene pesato e misurato.
Ma, probabilmente, non lo farei nemmeno se i pesi e le misure fossero del tutto aboliti. Sotto questo profilo, non sono un animale sociale, io.
Hanno aperto anche i cinema, con ingressi contingentati. E hanno fatto il pieno di gente, cinefili come me, che avevano una voglia spasmodica di grande schermo. In un cinema di una città del Nord - forse Milano (sì, Milano, il cinema Beltrade)- per celebrare l'evento della riapertura, hanno deciso di fare una sorta di super-matinée, con un primo spettacolo addirittura alle 6.00 del mattino, e l'iniziativa ha avuto un pieno successo, con l'arrivo di spettatori prenotati e di altri addirittura senza il booking online.
Sì, a cinema, invece, ci sarei tornato volentieri, anche perchè il cinema, per me, il più delle volte è qualcosa da gustare in solitudine, anche per non dovermi sobbarcare il fastidio di qualcuno che mi dà colpi sulla spalla o mi stringe il braccio, se per caso mi dovessi addormentare per qualche minuto.
Il cinema mi manca molto, sì.
La Sicilia è passata in arancione, si sì. Ma in realtà, la mia - la nostra - è una regione in bilico, dal momento che sono ancora molte (e, per giunta, in crescita) le zone rosse: interi territori comunali o provinciali, come è nel caso della provincia di Palermo.
Se si guarda la mappa della Sicilia con i diversi colori che la percorrono e la intersecano si potrà avere l'impressione di osservare una forma di gruviera.
Mi fa ridere il dibattito sul coprifuoco, questa specie di forsennato tiro della fune forsennato per spostare di un'ora (alle 23.00) l'inizio del coprifuoco. Per come i litiganti si accaniscono su questo punto sembra di essere davanti a questioni di vita o di morte di primaria importanza, quando le cose gravi sono ben altre. Chi non è assordato e accecato dal rumore mediatico di questi dibattiti, potrà guardarsi attorno, senza pregiudizi o filtri, e rendersi conto di ciò che veramente accade.
Tutti questi dibattiti, inoltre, a certi livelli sono utili, poiché distraggono l'attenzione da eventi tragici, su i quali è comodo stendere un velo di silenzio, evitando che nei canali ufficiali si apra un pubblico dibattito, come nel caso del barcone di migranti con 130 anime a bordo, affondato alcuni giorni fa: e nessun superstite.
Una tragedia che è passata nel silenzio generale (e colpevole) dei nostri governanti.
L'emergenza non più emergenza Covid è un grande coperchio che ha permesso di coprire tutte le questioni scomode sulle quali sarebbe stato necessario attivare un dibattito politico e pubblico.
I probleni sono risolti: non se ne parla più, quindi non esistono più.

E' davvero tragico, questo.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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