(foto di Maurizio Crispi)
Camminare nei borghi antichi può essere a volte un'esperienza ineguagliabile e carica di emozioni che sconfinano nella nostalgia, non senza tuttavia un pizzico di meraviglia.
Ciò deriva forse dalla strana mescolanza di abbandono all'incuria del tempo e di nitore.
Da un lato ci sono le strade strette, lastricate di pietra, tanto pulite che quasi ci si potrebbe mangiare; i balconcini e i davanzali decorati di belle piante in pieno rigoglio; i panni stesi ad asciugare i cui colori vibrano nel vento, scarpe ordinatamente lasciate fuori dalla porta di casa; quei vecchi catenacci e lucchetti, a dir poco centenari.
Se si bussa ad una porta e si chiede un bicchiere d'acqua per dissetare un bimbo, ecco che si fa sull'uscio un'anziana signora con i bigodini in testa, subito pronta a soddisfare la richiesta: nel nome di un antico senso di ospitalità: un bicchiere d'acqua non si nega mai ad alcuno.
In una città grande, non ci sarebbe verso.
Accanto, a macchia di leopardo, case piccole accatastate le une sulle altre, l'una in mutuo appoggio dell'altra - sembrano essere dimore da Hobbit, tanto son basse le architravi delle porte - sono in stato di abbandono, cadenti, porte e finestre sfondate, oppure malamente rabberciate, i balconcini e i davanzali, i pianerottoli delle ripide scalette esterne sono invasi dalle male erbe, che pure, tuttavia, creano note di colore e vibrazioni di luce.
Cartelli con su scritto "vendesi" sparsi qua e là.
Silenzio dappertutto, nitore anche nella decadenza.
Pochi passanti, oppure arriva qualcuno e subito si ritira nella fresca penombra della sua abitazione.Verrebbe voglia di fermarsi
qua per qualche tempo per vivere nel silenzio e nell'abbandono di ogni cosa.
Tutto questo ho visto a Mistretta (Messina), in una recente visita.