Spesso, negli ultimi tempi, faccio sogni, carichi d'angoscia, in cui mi muovo con dolente rassegnazione in scenari che mi sono familiari, ma devastati come se fossero stati attraversati da Katrina o altre analoghe calamità.
Le stanze sono vuote e spoglie di tutto, come se fosse stato messo in atto un frettoloso trasloco.
Non c'è più traccia delle cose che si accumulano in una vita.
Nessun oggetto personale, mio o dei miei familiari, tranne frammenti e macerie. Segni sui muri al posto dei quadri che li occupavano, polvere si anni e lanina.
Mobili, sopramobili, libri: tutto scomparso: é bastato un attimo di distrazione.
Vorrei lottare con tutte le mie forze contro il gorgo del tempo che inghiotte tutto e contro questa potente spinta alla disgregazione che sento in azione.
Ma non ci riesco e non trovo in me alcuna forza antagonista. Anzi, mi rendo conto che ogni energia mi abbandona, fluendo inesorabilmente fuori dalla mia carne e dalle mie ossa.
Sento di essere sul punto di divenire polvere, anzi meno ancora che polvere.
E, a questo punto, posso sentire il vento arrivare con un turbine a disperdere tutto, pagine sparse di libri soprattutto che si allontano in un vortice, come foglie morte.
Penso spesso a come sia fragile il nostro equilibrio e a come fondiamo, magrado ogni evidenza, la nostra identità su gli oggetti della memoria. Carabattole spessp di nessuna importanza, ma piene di significati.
Se questi oggetti scompaiono, se vengono distrutti prematuramente, cosa rimane veramente di noi, dove andrà a puntellarsi la nostra memoria?
Dopo questi sogni, mi risveglio in preda all'ansia: solo dopo qualche istante, vedendo che nulla attorno a me è veramente cambiato, mi rassicuro.
I miei ancoraggi, i miei percorsi di memoria supportati da pietre miliari tangibili, per il momento ci sono ancora.
La partita vera e più cudele si gioca tra ciò che è nella realtà e ciò che riusciamo a trattenere nella mente.
Come nel caso del professore sinologo, indimenticabile protagonista di Autodafè di Elias Canetti.
Tiro un sospiro di sollievo... sino al prossimo sogno.
Ma rimane sempre il dubbio: e se ciò che ho sognato fosse stata una visione della realtà com'è dietro il velo dell'illusione?