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29 aprile 2018 7 29 /04 /aprile /2018 22:30
Macerie

Spesso, negli ultimi tempi, faccio sogni, carichi d'angoscia, in cui mi muovo con dolente rassegnazione in scenari che mi sono familiari, ma devastati come se fossero stati attraversati da Katrina o altre analoghe calamità.

Le stanze sono vuote e spoglie di tutto, come se fosse stato messo in atto un frettoloso trasloco.

Non c'è più traccia delle cose che si accumulano in una vita.

Nessun oggetto personale, mio o dei miei familiari, tranne frammenti e macerie. Segni sui muri al posto dei quadri che li occupavano, polvere si anni e lanina.

Mobili, sopramobili, libri: tutto scomparso: é bastato un attimo di distrazione.

Vorrei lottare con tutte le mie forze contro il gorgo del tempo che inghiotte tutto e contro questa potente spinta alla disgregazione che sento in azione.

Ma non ci riesco e non trovo in me alcuna forza antagonista. Anzi, mi rendo conto che ogni energia mi abbandona, fluendo inesorabilmente fuori dalla mia carne e dalle mie ossa.

Sento di essere sul punto di divenire polvere, anzi meno ancora che polvere.

E, a questo punto, posso sentire il vento arrivare con un turbine a disperdere tutto, pagine sparse di libri soprattutto che si allontano in un vortice, come foglie morte.

Penso spesso a come sia fragile il nostro equilibrio e a come fondiamo, magrado ogni evidenza, la nostra identità su gli oggetti della memoria. Carabattole spessp di nessuna importanza, ma piene di significati.

Se questi oggetti scompaiono, se vengono distrutti prematuramente, cosa rimane veramente di noi, dove andrà a puntellarsi la nostra memoria?

Dopo questi sogni, mi risveglio in preda all'ansia: solo dopo qualche istante, vedendo che nulla attorno a me è veramente cambiato, mi rassicuro.

I miei ancoraggi, i miei percorsi di memoria supportati da pietre miliari tangibili, per il momento ci sono ancora.

La partita vera e più cudele si gioca tra ciò che è nella realtà e ciò che riusciamo a trattenere nella mente.

Come nel caso del professore sinologo, indimenticabile protagonista di Autodafè di Elias Canetti.

Tiro un sospiro di sollievo... sino al prossimo sogno.

Ma rimane sempre il dubbio: e se ciò che ho sognato fosse stata una visione della realtà com'è dietro il velo dell'illusione?

 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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