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28 giugno 2011 2 28 /06 /giugno /2011 09:52

 

 DSC03662.JPGViale del lungomare vuoto, illuminato da lampioni gialli.

Case vuote, sbarrate, silenziose.

Ma sarà per poco, perchè la stagione estiva incombe, con la sua folla e la selva di rumori sguaiati a mille decibel.

Poche auto.

La spiaggia è un cantiere, ingombro di cumuli di paratie di legno e le basi rettangolari delle cabine già predisposte a formare simmetrie geometriche.

Mosconi e pedalò quiescenti.

Ombre che si confondono nell'ombra.

Corpi appiattiti al suolo le cui forme confuse si indovinano intrecciate l'una nell'altra.

Sussurri di conversazioni, risate leggere, bisbigli.

Ombre nero-vestite sdraiate o sedute nei coni d'ombra delle cabine smontate o di quelle appena erette.

Quando Umani fatti d'ombra emergono dalle coltri 'ombra in cui sono avvolti, totalmente mimetizzati nel buio, si può solamente sussultare, come di fronte all'improvvisa materializzazione di esseri viventi dal nulla profondo.

BDSC03650isogna camminare con cautela, perchè si potrebbe andare ad inciampare in uno di questi corpi, dormienti o amoranti che siano.

L'andatura non è agevole. La superficie di sabbia, solitamente piana, è stata sconvolta dal passaggio dei muletti per il trasporto dei puzzle di cabine.

Si avverte che, sotto la suola delle scarpe, la sabbia, è sciolta e fresca, si possono immaginare i singoli granelli silicei, anche loro gonfi d'ombra, come se avessero scaricato del tutto l'energia del sole, assorbita durante il giorno.

Più avanti, mentre l'incedere lento ed impacciato sulla sabbia scavata in solchi e fossi mi conduce verso le luci lontane del borgo marinaro che, come oasi luminosa, si riflettono con lame giallo-arancione vivive sul mare buio, si stagliano lunghe file di cabine che, già montate, con la loro geometria soffocano e segmentano la distesa della spiaggia solitamente ampia e uniforme.

Le porte aperte, come tante orbite vuote, spettrali, i colori sbiaditi dalla conservazione invernale in qualche umido magazzino.

Passando da una fila all'altra, è forte l'impressione di aggirarsi all'interno di un villaggio fantasma, frettolosamente abbandonato o mai abitato.

Quelle porte semiaperte sono inquietanti, poichè evocano presenze occulte e misteriose, fantasmi poltergeist.

Ogni scricchiolio del legno che si assesta fa sobbalzare.

Non viene certo voglia di sbirciare all'interno di quegli spazi che appaiono come umide splonche a forma di parallelepipedo.

DSC03654Quando ci si passa davanti, a notte fonda, qualcosa potrebbe ghermirti e divorarti. E' facile pensare che un mostro tentacolare, un incubo lovecraftiano, un colore venuto dallo spazio, potrebbero venir fuori all'improvviso da quelle tenebre e afferrarti, oppure aprire una bocca sbavante, irta di zanne, e pappare la tua testa in un sol colpo.

Si cammina piano, quasi in punta di piedi, sussurrando, per non disturbare quei fantasmi...

E, per fortuna, che proprio vicino, c'è un'imbarcazione rossa, tipo moscone, che porta scritto sulla sua fiancata "Salvataggio".

Ci vuole sempre, a portata di mano un'uscita di salvamento...

I grandi alberi incombono, ma oggi sono solo pini e tamerici e qualche siepe di oleandro, mentre le palme, divorate dal punteruolo, un autentico diavolo rosso tenace, resistente e vorace, sono diventate merce preziosa. I relitti d'alcune di esse rimangano a stagliarsi nel buio come colonne di un antico tempio diruto

La spiaggia dell'Antico Stabilimento dei Bagni è già attrezzata: ombrelloni chiusi, bianchi e ritti come sentinelle o soldatini in armi -lasciati lì ubbidienti a far la guardia - anche loro disposti in rigida geometria militare, sdraio serrate, un custode - anche lui, lì, come una suppelletile da spiaggia - che se ne sta seduto sulla soglia d'una cabina pitturata di bianco, il volto è illuminato dai riflessi colorati cangianti di una piccola televisione accesa.

All'interno di un'altra cabina, si intravede con la sua illuminazione vivace da supermercato, un distributore a monete di bibite e bottiglette d'acqua.

DSC03680.JPGDi fronte, alla spiaggia attrezzata, illuminata - per motivi di sicurezza - da potenti fari che gettano sulla sabbia le ombre lunghissime degli ombrelloni serrati e disposti in file ordinate, c'è la distesa oscura del mare, nero-piceo e buio come un pozzo senza fondo, subito dopo i primi metri di acqua che appare trasparente e chiara e lascia intravedere il fondo sabbioso.

Lontano, oscillanti con i flussi e i riflussi della massa d'acqua, le sagome deboli di alcuni cabinati alla fonda

Luci di posizione accese e qualche altra debole lucina rivela segni di vita a bordo: avventurosi navigatori con il favore di buone condizioni di mare hanno deciso di passare la notte, qui, ormeggiati all'interno della baia, alla fonda.

Lo sciabordio delle piccole onde sulla battiggia è debole, ma continuo.

Il mare parla, ci parla, e confonde la mente, intossicandola con il suo respiro profondo ed eterno che è lo stesso respiro dell'universo.

Poco più in là, uno con un passamontagna calcato sulla testa o forse intabbarato in una sciarpa, uno se ne sta seduto al limitare della battigia a fumare sigarette, una appresso all'altra, come Yanez de Gomera, colto sempre nel momento in cui si accendeva l'ennesima sigaretta.

Richiami, voci lontani, il suono più squillante di brevi risate.

Il mistero della notte e il fascino del mare.

Poi, al ritorno, mi sono ritrovato le scarpe piene di sabbia silicea.

Le ho scotolate per bene, battendone le suole con vigore una contro l'altra.

E poi ho fatto cadere quella sabbia direttamente nel lavandino, sperando che con l'acqua di scarico possa tornare al mare e a quella spiaggia a cui involontariamente l'ho sottratta.

Tutto scorre, tutto si fa e continuamente si disfà, se ne va e poi ritorna.

E quella spiaggia dove ho camminato, con la sua infinità di granelli, non è certamente la stessa del giorno prima e non sarà più la stessa il giorno dopo.

Ed io domani sarò un altro e la vedrò con occhi diversi in un'infinita varietà di ritorni che, pur simili, saranno sempre sottilmente diseguali.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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