Nel piccolo saggio, Le sorgenti del male (a cura di Yong-June Park, titolo dell'opera in lingua originale: A Natural History of Evil, per i tipi di Erikon Saggi sociali, 2013), Zygmunt Bauman porta avanti un discorso che gia' ha piu' volte sviluppato in precedenti occasioni ed opere.
Il quesito fondamentale che egli si pone e' "Da dove si origina il male?" ("Unde Malum?").
Il male secondo Bauman e' prodotto dagli uomini, ma - e in questo egli riprende le tesi di Hannah Arendt (in "La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme" e nel suo successivo "Le origini del totalitarismo"), gli studi di Stanley Milgram (relativamente al suo famoso esperimento che venne descritto nel saggio, "Obbedienza all'Autorita'. Uno sguardo sperimentale", Einaudi, 2003), di Philip G. Zimbardo (che, nel suo saggio "L'effetto Lucifero. Cattivi si diventa?", ha esaminato anche gli eventi di Abu Ghraib), oltre che l'ampia ricognizione di Jonathan Littell, Le benevole, Einaudi 2007 - non occorrono "mostri" perche' azioni malvagie possano essere compiute.
Anche se la normalita' dei piu' vorrebbe vedere - in modo molto rassicurante - dei "mostri" nel ruolo di carnefici, di persecutori e di esecutori delle peggiori efferatezze.
In realta' - sostiene Bauman - gli esecutori del male e coloro che architettano azioni malvagie appartengono il piu' delle volte alla zona centrale della curva di Gauss che rappresenta la distribuzione statistica sia delle caratteristiche biologiche e fenotipiche, sia dei comportamenti degli esseri viventi.
Cioe', in altri termini, i peggiori esecutori del male, quelli che sospendono la critica e il giudizio e in determinate circostanze divengono carnefici e torturatori sono il piu' delle volte normalissimi individui che vengono autorizzati ad esercitare la violenza e che a tale scopo sono forniti dei necessari strumenti e di tutte le validazioni ad un comportamento che altrimenti sarebbe ritenuto deviante.
E quindi, in questa luce, si possono leggere non solo le aberrazioni dei Campi di sterminio dei Nazisti, ma una serie di eventi che punteggiano la storia sino ai nostri giorni, collegandoli con un unico sottile filo rosso, sino all-esecuzione di atti di violenze sotto la spinta di ragioni meramente economiche ed utilitaristiche: gli inutili bombardamenti degli Alleati su alcune indifese citta' tedesche, la bomba atomica su Hiroshima e ancora di piu' quella su Nagasaki, le violenze degli Israeliani sui Palestinesi, le torture e le aberrazioni dei soldati americani ai danni dei prigioneri iracheni ad Abu Ghraib.
In questi passaggio, Zigmunt Bauman prende in esame la cosiddetta "Sindrome di Nagasaki" e quello che dal filosofo Gunther Anders e' stato definito come il "Complesso di Prometeo"...
"Come avevano affermato i critici della versione ufficiale, i governanti del Giappone erano pronti ad arrendersi circa un mese prima che piovesse la prima bomba...Truman, però, temporeggiava. Attendeva i risultati del test che stava per essere effettuato ad Alamogordo, nel Nuovo Messico, dove erano in corso gli ultimi ritocchi per poi far esplodere le prime bombe atomiche. La notizia dei risultati arrivò a Potsdam il 17 luglio: non solo il test aveva avuto successo, ma l'impatto dell'esplosione aveva eclissato la più ardita delle aspettative. Così, riluttante a sprecare una tecnologia che aveva avuto costi esorbitanti, Truman cominciò a prendere tempo. La vera posta in gioco della sua procastinazione può essere facilmente dedotta dal trionfante discorso presidenziale il giorno successivo alla distruzione di centinaia di migliaia di vite a Hiroshima ( 6 agosto 1945): "Abbiamo fato la scommessa scientifica più audace della Storia, una scommessa da due miliardi di dollari - e abbiamo vinto!" ... (pp. 82-84)
"Il 16 marzo 1945, quando la Germania nazista era già in ginocchio e una rapida conclusione del conflitto non era più in dubbio, Arthur "bomber" Harris inviò 225 bombardieri Lancaster e 11 aerei Mosquito con l'ordine di lanciare 289 tonnellate di esplosivo e 573 tonnellate di sostanze incendiarie su Wurzburg, una città di media grandezza con 107 mila abitanti, ricca di storia e di tesori artistici e carente invece di industrie..." (PP. 85)
"Nella sua seconda lettera aperta a Klaus Eichmann, Anders parla della relazione tra lo Stato criminale nazista e il nostro regime globale contemporaneo: "L'affinità fra l'impero tecnico-totalitario che ci minaccia e il mostruoso impero nazista è evidente" (pp.107)
E, alla fine, poi e' solo la definizione degli eventi a cambiare tutto: saranno i vincitori a decidere chi e' colpevole, mentre proprio loro per azioni identiche se non addirittura peggiori la faranno franca e riceveranno dalla Storia il suggello di una definizione ben diverse.
E guai a parlare di loro come carnefici!
Il saggio di Zygmunt Bauman e' preceduto da un'articolata introduzione di Roberto Mazzeo che sintetizza con efficacia alcuni dei passaggi fondamentali del discorso di Bauman e li arricchisce con ulteriori riferimenti bibliografici.
(Dalla 4^ di copertina) Che cos'è il male oggi? In che modo si può dire che le sue manifestazioni, le sue spinte, le sue modalità di aggredire il tessuto del mondo e delle persone che lo abitano si siano modificate? Zygmunt Bauman, uno dei più grandi pensatori viventi, già nel 1989, con "Modernità e olocausto", aveva riletto le atrocità del Terzo Reich sovvertendo l'opinione comune che si fosse trattato di un "incidente" della Storia e dimostrando che invece la "società dei giardinieri" illuministi (bene attenti a estirpare le "erbacce") aveva raggiunto con l'olocausto il suo risultato più esemplare. In questo libro Bauman compie un ulteriore decisivo passo avanti nell'identificazione del "male" ai giorni nostri. E lo fa con una ricognizione delle tesi fallaci che si erano affermate nel Novecento (dalla "personalità autoritaria" di Adorno alla "banalità del male" di Hannah Arendt) per mostrare poi, in un corpo a corpo con le opere di Jonathan Littell e di Günther Anders, che la presa di distanza dagli esiti dei nostri atti distruttivi (resa non solo possibile, ma obbligata, dalle mirabilia tecnologiche e dalla costrizione "diversamente morale" a non sprecare armi la cui produzione ha richiesto quantità esorbitanti di denaro) contribuisce a erodere la nostra sensibilità già gravemente indebolita, malcerta, afona.