(Maurizio Crispi) Un'Associazione animalista ha suggerito che i cani debbano assumere il cognome dei propri padroni.
La mia cagnetta Frida diventerebbe così, a diritto, Frida Crispi ed entrerebbe di diritto a far parte della famiglia.
E' un'idea lanciata per prevenire ulteriormente l'abbandono estivo dei cani da parte di Umani insiensibili e crudeli: un'idea piena di buone intenzioni che, secondo me, non ha molto senso.
I cani che vivono in nostra compagnia, sono in genere trattati come persone di famiglia.
Tante volte della mia cagnetta diciamo che si chiama, appunto, Frida Crispi: è uno scherzo verbale, ma è anche vero che c'è in esso una verità profonda.
D'altra parte esiste già, l'anagrafe canina con la registrazione e la tracciabilità dei cani mediante applicazione del chip. Dalla lettura dei dati iscritti in esso (e registrati in un annagrafe canina) risultano non solo le caratteristiche del singolo cane, ma anche l'accoppiata con le generalità e la residenza del suo proprietario.
L'abbinamento uomo-cane è in questo modo solido e inoppugnabile (e soprattutto ineludibile).
Quindi, non è certamente imponendo un cognome ad un cane che lo si protegge dall'abbandono.
Più di quello che si fa, non si può fare.
Ad eccezione di una cosa: l'identificazione di coloro che eludono la regola del "chippaggio" e l'imposiszione di severe sanzioni ai trasgressori dell'obbligo di legge, tenendo conto che, in generale, quelli che poi abbandoneranno il loro cane, sono gli stessi che non lo hanno fatto chippare.