
Pensiamo alla narrativa, per esempio: alla saga della Torre Nera di Stephen King, oppure alla trilogia dell'anello di Tolkien, dove Saruman il Bianco, un potente mago che si converte al male fascinoso e alle promnesse mendaci delle potenze del Male, vive in un alta e possente torre e dove l'occhio malefico di Sauron, che minaccia con i suoi assalti la pace e la tranquillità della Terra di Mezzo, galleggia fiammeggiante tra due torri svettanti, e da lì tutto vede, specie se qualcuno dei mortali che vivono nella Terrra di Mezzo, mette al dito uno degli anelli che egli stesso ha forgiato in una sua precedente incarnazione per dominare uomini, elfi e nani e sottometterli al suo volere.
Le torri sovrastano la nostra fantasia, i luoghi turriti ed inespugnabili fanno da contorno fantastico alle nostre vite, ma rappresentano anche il luogo di elezione in cui si tende a collocare l'intellettuale o lo studioso, come fu per la mitica torre-studio-casa in cui Jung svolgeva la sua attività professionale.
Dalle torri di guardia scrutiamo l'orizzonte in attesa dell'arrivo delle novità che ci spaventano e che ci incuriosiscono. E' lì che attendiamo l'arrivo dei metaforici Tartari lanciati al galoppo e annunciati da una nuvola di polvere gialla, appena sopra l'orizzonte: e i Tartari da sempre annunciati non arrivereanno mai o, se arriveranno, sarà quando le nostre vite si sono ormai consumate nella loro sterile attesa, come accade a Giovanni Drogo, protagonista de Il deserto dei Tartari di Buzzati che, dopo una vita di inutile attesa, muore proprio mentre i Tartari bussano alle porte della fortezza che ha instancabilmente presidiato.
Le torri di guardia saono come la coffa dell'albero più alto della nave baleniera da dove l'agile mozzo scruta l'orizzonte per cogliere il soffio della Balena o come un osservatorio astronomico collocato sulla cresta di un'alta montagna.
Mio padre mi ha spinto ad essere curioso verso questi retaggi di un passato avventuroso e pieno di fascino: in qualsiasi posto dove si sia una torre diruta o una fortificazione, lì io debbo andare ad esplorare.
Non sono peraltro una novità le torri di guardia per i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Vennero costruite in origine per creare un sistema di avvistamento efficace rispetto alle frequernti incursioni dei Saraceni. Si possono ritrovare dovunque in tutti i paesi che erano meta delle loro rotte: Malta, Italia Meridionale, Sardegna, Corsica, Spagna.
Ma la Sicilia si distinse - e continua a distinguersi - perchè il suo sistema di Torri , costruite secondo il principio della "corrispondenza" a vista è l'unico ad essere rimasto pressocché intatto con la sua organicità, frutto di interventi successivi a partire dalle cosiddette torri "saracene", a quelle risalenti alla dominazione francese, sino a quelle edificate dagli Spagnoli.
Fu l'archittetto Camillo Camilliani a dare l'imprimatur finale a questo sistema di difensivo di avvistamento, con la costruzione di una serie di torri che si collegassero organicamente con quelle preesistenti: ciò fu reso necessario dal fatto che la Sicilia rimase a lungo la meta preferita delle incursioni piratesche dalla vicina Tunisia, che avevano come obiettivo le razzie ai danni delle popolazioni della cittadine costiere e dell'entroterra, per catturare schiavi o per prendere ostaggi, tanto che sino all'inizio del XIX secolo fu attiva in Sicilia una società religiosa dedita alle opere di intermediazione per il pagamento dei riscatti richiesti e per la messa in salvo degli ostaggi e di coloro che erano stati tratti in schiavitù.
Fu esattamente per questo motivo che Camillo Camilliani venne incaricato di potenziare il sistema delle torri, agganciando quelle di nuova costruzione ad altre preesistenti, a a fortificazioni più complesse e ad insediamenti militari.
Tutto ciò è raccontato in molti volumi disponibili in commercio, ma il primo e più documentato studio sulle torri di avvistamento siciliane è, purtroppo, attualmente introvabile. Si tratta dell'insuperato studio di Salvatore Mazzarella e Renato Zanca, Il libro delle torri. Le torri costiere di Sicilia nei secoli XVI-XX, pubblicato da Sellerio nel lontano 1985 (Biblioteca di storia e letteratura). L'efficacia di alcuni di questi manufatti come punto di osservazione e di controllo del mare antistante è comprovata dal fatto che in epoche successive, sino alla II guerra mondiali alcune di esse furono convertite ad analogo utilizzo militare o che proprio vicino ad esse vennero edificati degli edifici da adibire ad osservatorio di avvistamento di eventuali incursioni aeree. Basti pensare, tanto per fare un esempio, alla Torre Dammuso di Capo Gallo, nei cui pressi venne successivamente costruito l'Osservatorio della Marina Militare.
Adriana Ponari che ha cominciato ad appassionarsi delle torri di guardia e di avvistamento siciliane ha scritto su di esse un bel pezzo che ospitiamo volentieri.
Eccolo di seguito, corredato dalle foto di documentazione fatte da lei stessa.
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