(Maurizio Crispi) "Il Signor Cravatta" (titolo originale: Ich nannte Ihn Krawatte, Einaudi, Collana I Coralli, 2014) è proprio un bel romanzo, perché unisce in sé una sensibilità tipicamente giapponese con la cultura europea, considerando lo status della giovane autrice, Milena Michiko Flasar che, nata da un padre tedesco e da madre giapponese, scrive in Tedesco, ma forse pensa e sente con una sensibilità molto più affine a quella giapponese.
La storia racconta dell'incontro fortuito tra un giovane tardo-adolescente - Taguchi Hiro - che ha deciso di ritirarsi da più di due anni nella solitudine simil-monastica della sua stanza, rifiutando qualsiasi contatto con il mondo e rientrando così nella categoria dei cosiddetti "Hikikomori" che nel Giappone contemporaneo rappresentano un crescente problema di rilevanza sociale e tra un signore di mezza età (il signor Cravatta) - il cui nome é Ohara Tetsu - che, essendo stato licenziato dal posto di lavoro perchè non più efficiente trascorre le sue giornate in un parco pubblico, avendo deciso di mantenere il segreto del suo licenziamento perfino con la moglie.
Taguchi Hiro, per la prima volta dopo due anni di clausura, esce di casa e va a sedersi - dopo aver a lungo camminato - in un piccolo giardinetto pubblico.
Da una panchina, osserva il mondo totalmente chiuso nel suo silenzio.
Di fronte a lui viene a sedersi un signore maturo che inizialmente, prima di apprenderne il nome e cognome, Taguchi battezza tra sé e sé "Il signor Cravatta" e prende ad osservarlo minutamente, senza darlo a vedere.
Ne analizza il comportamento e ne è incuriosito . Interrogativi vaghi prima, ma poi sempre più stringenti, si affacciano alla sua mente.
Il rituale si ripete giorno dopo giorno.
E, giorno dopo giorno, I due si confrontano: la presenza dell'altro diventa per ciascuno quasi un complemento indispensabile alla propria solitudine.
Fino a che non cominciano a parlarsi e a raccontarsi: e Taguchi Hiro comincia a riprendere dimestichezza con il difficile mondo dei sentimenti, con il dolore, con il rimorso e con i sensi di colpa, ma anche con le sue gioie ineffabili.
E Ohara Tetsu, viceversa, comincia a raccontare di sé, aprendo il suo cuore, raccontando non solo del suo licenziamento, ma anche del dolore per la morte precoce dell'unico figlio nato malato di una malattia congenita e da lui rifiutato - per questo motivo - sin dalla nascita (e il cui ricordo, parlandogli del suo fallimento come padre, aveva sepolto dentro di sé).
Attraverso questo confronto e con il dover fronteggiare il dolore per la scomparsa improvvisa di Ohara Tetsu, ma anche con la gioia di un'amicizia ritrovata che pensava perduta per sempre e della cui perdita si sentiva in qualche modo colpevole, Taguchi Hiro potrà superare la sua solitudine, rientrando - dopo due nni di assenza - nelle interazione familiari e donando ai suoi genitori la loro libertà, perchè se lui era vissuto da auto-recluso per due anni nella sua stanza, i suoi genitori erano stati reclusi anche loro a badare alla sua sopravvivneza
Un romanzo vibrante che muove le corde del cuore, in un percorso dolente di crescita e trasformazione.
Il testo di poco più di un centinaio di pagine è scritto in brevi o brevissimi capitoli di una pagina - poco più o poco meno - in cui si alternano i pensieri e il vertice d'osservazione di Taguchi Hiro e poi nell'alternanza i racconti delle esperienze di vita cruciali dell'uno e dell'altro - Ohara Tetsu - suo interlocutore/catalizzatore di un processo di revisione delle proprie scelte esistenziali.
Infine, Il signor Cravatta è un romanzo che in qualche modo rimanda al film con Nanni Moretti, Caos Calmo (2008, tratto dall'omonimo romanzo di Sandro Veronesi) che pure ha come epicentro della storia la panchina di un giardinetto pubblico romano. Qui sono due le panchine che si fronteggiano e che sembrano essere messe lì apposta per aiutare i due interlocutori a parlarsi e a parlare soprattutto a se stessi, raccontando e raccontandosi cosemai prima espresse..
(Dal risguardo di copertina) Hikikomori: così in Giappone vengono chiamati i giovani che, spaventati dalla grande pressione che li attende nel mondo degli adulti, si chiudono completamente in se stessi, isolandosi nella loro stanza, senza quasi contatti anche all'interno della famiglia. Taguchi Hiro è appunto un hikikomori che lascia la sua tana dopo due anni di reclusione. E impacciato, incerto come un recluso si sente e si muove: non riesce quasi a parlare, appena qualcuno per strada lo sfiora si sente male; troppa fisicità e troppo rumore lo fanno soffrire. Trova finalmente pace sulla panchina di un parco dove nessuno lo nota, ma in compenso lui può tenere sotto controllo il mondo circostante. E vede, sulla panchina di fronte alla sua, un uomo in giacca e cravatta: un tipico salaryman, un impiegato che, come Taguchi scoprirà, ha perso il lavoro. Ma non lo ha detto alla moglie e quindi continua a uscire di casa ogni mattina per farvi ritorno solo la sera. Il tempo in mezzo lo passa in quel parco. Il contatto fra i due non si stabilisce immediatamente: a raggiungere il ragazzo inizialmente è solo il fumo della sigaretta, poi il giovane e l'uomo maturo scambiano qualche parola, poi qualche frase e infine il rapporto si approfondisce, entrambi rivelano le proprie ferite, le proprie incertezze, i propri drammi. E via via le parole riescono a infrangere il muro della non-comunicazione e a sciogliere la paralisi. Un eccellente «romanzo da camera», come hanno scritto i critici tedeschi, la vicenda di due solitudini, narrata con tenerezza e malinconia, ma che si chiude con una nota di speranza.
Leggi i primi capitoli sulsito Einaudi (clicca qui)
Hanno detto:
«Un libro tenero e melanconico, di grande bellezza e chiarezza linguistica. Un romanzo impeccabile» («Süddeutsche Zeitung»)
«Un libro sull'amicizia e il tradimento, sull'amore e la solitudine, sull'infanzia e la morte: un romanzo schietto e austero, ma proprio per questo commovente» («Die Zeit»)
L'autrice. Milena Michiko Flasar è nata in Austria nel 1980; è figlia di una giapponese e di un austriaco, e scrive in tedesco. Il signor Cravatta è il suo primo romanzo pubblicato in Italia (Einaudi 2014).
Milena Michiko Flašar, Il signor Cravatta (nella traduzione di Daniela Idra, Einaudi, 2014