(Maurizio Crispi) Camminando una sera, alla vigilia di Pasqua per via Paternostro (nel centro storico di Palermo), dopo una sosta al Caffé Garibaldi per un veloce aperitivo, ci siamo inmbattuti in una piccola bottega a poca distanza dalla piazzetta dove si affacciano la Chiesa di San Francesco e l'omonima Focacceria.
Una bottega fantastica: mi è venuto immediatamente spontaneo chiamarla tra me e me la "Bottega delle Idee". Realizzata all'interno di un antico locale di pianterreno, un tempo adibito a magazzino di colle ed altri materiali per calzolai (del resto in tono con la via che, un tempo, era rinomata perchè vi si acquistavano - e riparavano anche - valigie, borse ed altri articoli di pelletteria.
Un aspetto antico, sia per il soffitto sorretto da grandi arcate a volta, le pareti intonacate ma dalla superficie irregolare e bozzoluta, sia per le caratteristiche del pavimento di mattoni a riquadri bianco-sporco e nero di antica fattura, come si usava nelle abitazioni modeste oppure nei locali adibiti ad attività commerciali (mi diranno poi che hanno dovuto sgobbare duramente per rendere visibile il disegno originario, asportando strato dopo strato di morchia secolare).
Alle pareti - e all'interno del primo ambiente -, una gran quantità di reperti e di manufatti, alcuni appoggiati ai muri, tutti imbiancati a calce, oppure attaccati ad essi, altri al centro della stanza.
Seduto in una comoda poltrona uno con due cani, apprentemente in una posizione di riposo, un ospite forse.
Nella stanza in fondo, si poteva arguire una vera e propria bottega artigiana con tre al lavoro ad un piccolo bancone.
Alle loro spalle, una grande confusione di altri manufatti e di articoli vari, ancora - evidentemente - in via di sistemazione.
Un luogo ancora giovane, dunque, e pieno di promesse e lusinghe, proprie del percorso che porta una cosa al suo configurarsi da una condizione di bozzetto ad una forma con dei suoi caratteri ben delineati.
Abbiamo parlato e mi hanno spiegato cosa sono e cosa fanno.
Sono quattro - come i quattro moschettieri- ma oggi dei quattro ce ne sono soltanto tre: gli altri due - compreso l''uomo dei cani - sono amici e fiancheggiatori/supporter.
Parliamo e mi raccontano qualcosa di sé e del posto, mentre io vado curiosando con lo sguardo tra i vari oggetti, vagando dall'uno all'altro, poichè tutti - se isolati dal contesto - possiedono una potente forza attrattiva: una gioia per chi è naturalmente curioso!
Il primo sguardo non consente di cogliere tutti i dettagli, ma se poi con l'occhio si isolano i diversi elementi i diversi "pezzi" vengono fuori con la loro oroginalità.
Mi dicono che il loro è un laboratorio eco-creativo, un "contenitore" (e, in effetti, lo hanno denominato "Container"): partono da materiali poveri e ne realizzano dei manufatti, oppure da materiali riciclati e destinati dalla discarica, oppure ancora da idee "grafiche" che portano alla realizzazione di oggetti "trompe l'oeil" per case dove gli spazi sono esigui.
Ognuno dei quattro ha delle proprie competenze e possiede specifiche abilità
Una - ad esempio - viene dal mondo della grafica pubblicitaria, per esempio.
Un altro si dedica alle azioni di cucito e ricamo, realizzando borse, borselli e sporte personalizzati con geniali decorazioni, per fare un altro esempio.
Molti oggetti - anche pezzi di mobilia - vengono portati lì e se ne stanno, in attesa che - dalla loro presenza, coniugata alle caratteristiche del luogo che è fondamentalmente un laboratorio artigianal-creativo - scaturisca un'idea su come trasformarlo.
Gli oggetti non sono mai inerti e possiedono una loro intrinseca energia che può essere incanalata e opere d'arte possono essere realizzate dagli scarti. E, sin dall'inizio, non ho potuto non pensare a Paolo Uilian e alla sua mostra "Paolo Uilian. Tra Gioco e discarica" (cfr. il Catalogo della mostra, realizzato a cura di E. Mari, Mondadori Electa, 2009).
Si avvertono una tensione positiva, una dimensione che prima ancora che utiliristica è fortemente ludica, ma anche un clima di amicizia, rinsaldata da un progetto comune e da una passione creativa condivisa.
Prima la passione, dunque, e il gioco e soltanto in seconda posizione il desiderio utilitaristico di ottenere un profitto da queste multifomi attività.
Ma, secondo me, è più la passione allo stato puro che muove "Container" e non altro: è quello che si percepisce nel brusio di fondo di questo luogo.
I luoghi, d'altra parte, hanno un loro potere silenzioso e questo sicuramente c'è l'ha.
Tornerò a trovarli questi ragazzi, perchè sono curioso di vedere come evolverà questa loro avventura: i viaggi non stanno nel risultato finale (il raggiungimento di una meta stabilita che spesso nemmeno si conosce), ma in tutto quello che accade nell'intervallo tra il momento della partenza e quell'arrivo, che a sua volta diventerà il punto di partenza di un'altra storia.
Eccome come Manuela Baldanza, Vincenzo Castellini, Valeria Monaco e Fabio Zammito si presentano: "Container, ovvero contenitore di idee e progetti in continua evoluzione: dalla pittura alla grafica, dalla sartoria al riciclo creativo senza trascurare l'interior design ed il modernariato seguendo come denominatore comune un 'movimento ecocreativo', basato sulla totale libertà di espressione e creazione".
Paolo Uilian. Tra Gioco e Discarica. un video