Questo scrissi il 22 dicembre 2011.
Mai pubblicato prima in questo blog.
Solo su Facebook.
E dunque ecco qui!
Mi piacerebbe poter scrivere di nuovo note come questa
Non lo faccio per pigrizia o forse perché ultimamente mi manca quello sguardo che avevo allora nell’osservare le cose
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Venti di tregenda si sono abbattuti sulla città di notte
Il mare è stato tempestoso con marosi irruenti
Al mattino, ancora, il cielo è rannuvolato,
il paesaggio tendente ad un grigio monocromatismo
la spiaggia allisciata dalla veemenza della risacca e del suo riflusso,
a tratti trasformata in pantano che riflette con mille sfumature il cielo
In alcuni momenti si affaccia uno smorto raggio
di luce più intensa
E allora
la spuma delle onde si colora d'un bianco intenso ed abbagliante
i colori si ravvivano con un allegrezza quasi primaverile
che cede subito il passo ai colori pallidi e grigi dell'inverno
Ma il vento che prima soffiava a raffiche
e aveva abbattuto molti alberi
s'è placato
I detriti portati dal mare
affollano la spiaggia
Un cato rotto
Un secchio della spazzatura rovesciato
Boe divelte dai corpi morti
Frammenti di gomene e cime
Le palline di stoppia che si formano dalle parti morte delle Posidonie
gabbiani stecchiti con le ali irrigidite,
piegate in modo innaturale
e tutte storte, abbandonate dalla bellezza
Palloni ancora buoni per giocarci
Palline da lanciare ai cani
Formelle dissepolte dalla sabbia
e residui dell'estate
Puntali di ombrelloni
Rami spezzati,
pezzi di legno piallati
tronchi un po' calcinati
da vento e salsedine
I cani gioiscono,
i loro nasi vibrano
percossi da ondate di odori intensi e stravaganti
nel loro tartufo umido e pulsante,
si concentra
tutta la loro essenza canina
e il mondo intero
Più avanti, una grande laguna di acqua marina
che la spiaggia inzuppata da pioggia e marosi
non può più assorbire
E il ristagno è marezzato d'una schiuma malata,
bianco-giallastra
Pollution/inquinamento,
una realtà ineludibile
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Stabilimenti balneari
e punti di spiaggia attrezzata in disarmo
deserti,
tutto sbarrato
come in una Desolation Row
Il vento fa sussultare le poche cose dimenticate all'aperto
Un agglomerato di giostrine e di vari svaghi per bambini,
guidati da genitori senza fantasia,
ispira malinconia
Un'enorme testa di clown dagli occhi ammiccanti
e la bocca aperta
con la linguaccia forgiata a forma di sedile
è un po' inquietante
Con quegli occhi spicchiati
e quell'espressione di finta allegria
rimanda a Pennywise,
il perturbante pagliaccio di IT
e alle orride gesta di John Wayne Gacy
Se pensi questo,
pensi anche che se ti metti comodo
sulla sua lingua-sedile,
abbandonandoti,
potrebbe divorarti con morsi crudeli
con lunghe zanne acuminate
No, meglio di no
Ma c'è anche un cavallo a grandezza naturale
dall'aria mansueta e triste,
con cavezza e sella,
pronto per essere montato
Con lo sguardo languido e malinconico,
con quei grandi occhi,
dipinti di nero e profondi,
quasi ti invita a salire in groppa e ad andare assieme a lui
per esplorare il vasto mondo
Sembra che il suo padrone lo abbia lasciato
legato con la cavezza
alla staccionata subito fuori dal Saloon
Clown, cavallo e altri personaggi
non identificabili se ne stanno
tutti ammassati,
rigidi negli involucri di plastica
in cui un incantesimo li ha rinchiusi,
quasi a proteggersi dal freddo polare
e dalle raffiche
Altri padiglioni della cittadella di giochi
sono rinserrati,
le saracinesche rugginose abbassate
le altalene che oscillano con sinistri scricchiolii
Parlano d'una fine del mondo prossima:
basta che gli uomini non ci siano più,
che manchino le grida dei bambini,
i richiami degli adulti,
le frasi degli imbonitori
e tutto quanto diventa
subito preda d'una inarrestabile entropia
Con queste visioni fosche d'una fine del mondo imminente
- è il giorno del solstizio -
m'avvio pensoso sulla via del ritorno
Il tempo del gioco è finito e rimane solo la percezione
d'una forte ed intensa solitudine,
irrevocabile
Eppure, mentre cammino immerso nei pensieri,
s'apre uno squarcio tra le nubi
e un raggio di sole s'abbatte violento
su di me, sulla sabbia, sulle onde
Il sole è la vita
E se il sole non muore
la vita e il sogno possono sempre
irrompere,
di nuovo
E, per antitesi, voglio rievocare questo altro scritto
Davanti all’Isola delle correnti
In questo luogo,
al termine delle terre,
a far compagnia ci sono
il costante rumore della risacca,
il fruscio del vento,
gli schiocchi irregolari
di un lembo di tenda
Immutabile
nel suo andare,
il sole,
all'orizzonte lontano,
sorge e tramonta,
incendiando cielo e nuvole
di colori sontuosi
Lungo il suo corso
picchia con i suoi raggi
la fine terra sabbiosa
le rocce scavate dal mare
le rade case sparse
I cargo lontani
evanescenti
nella bruma indistinta tra cielo e mare
transitano lenti,
di giorno
sagome azzurrine,
isole luminescenti
di notte
Senza sosta
percorrono
le loro rotte
guidati
nel buio della notte
dalle stelle luminose
e dal lampeggiare di un faro
al centro d’un edificio diruto
Qui,
nello stesso punto,
si può contemplare il calar del sole
e il suo sorgere
Basta volger le spalle e lo sguardo
da un lato dell'orizzonte
a quello opposto
L’intervallo,
è un tempo infinito
di ozio
di letture
di pensieri intrecciati,
colmato dai venti incessanti
che levano nugoli di polvere
dalle onde mugghianti
dai suoni struggenti
esalati dal tronco cavo dell’eucalipto