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22 dicembre 2023 5 22 /12 /dicembre /2023 08:42

Questo scrissi il 22 dicembre 2011.
Mai pubblicato prima in questo blog.
Solo su Facebook.
E dunque ecco qui!

Mi piacerebbe poter scrivere di nuovo note come questa
Non lo faccio per pigrizia o forse perché ultimamente mi manca quello sguardo che avevo allora nell’osservare le cose

Maurizio Crispi (22 dicembre 2011)

Mare mosso a Mondello, dopo la tempesta (foto di Maurizio Crispi)

Venti di tregenda si sono abbattuti sulla città di notte

 

Il mare è stato tempestoso con marosi irruenti

 

Al mattino, ancora, il cielo è rannuvolato,

il paesaggio tendente ad un grigio monocromatismo

la spiaggia allisciata dalla veemenza della risacca e del suo riflusso,

a tratti trasformata in pantano che riflette con mille sfumature il cielo

 

In alcuni momenti si affaccia uno smorto raggio

di luce più intensa

 

E allora

la spuma delle onde si colora d'un bianco intenso ed abbagliante

i colori si ravvivano con un allegrezza quasi primaverile

che cede subito il passo ai colori pallidi e grigi dell'inverno

 

Ma il vento che prima soffiava a raffiche

e aveva abbattuto molti alberi

s'è placato

I detriti portati dal mare

affollano la spiaggia

 

Un cato rotto

Un secchio della spazzatura rovesciato

Boe divelte dai corpi morti

Frammenti di gomene e cime

Le palline di stoppia che si formano dalle parti morte delle Posidonie

gabbiani stecchiti con le ali irrigidite,

piegate in modo innaturale

e tutte storte, abbandonate dalla bellezza

Palloni ancora buoni per giocarci

Palline da lanciare ai cani

Formelle dissepolte dalla sabbia

e residui dell'estate

Puntali di ombrelloni

Rami spezzati,

pezzi di legno piallati

tronchi un po' calcinati

da vento e salsedine

 

I cani gioiscono,

i loro nasi vibrano

percossi da ondate di odori intensi e stravaganti

nel loro tartufo umido e pulsante,

si concentra

tutta la loro essenza canina

e il mondo intero

 

Più avanti, una grande laguna di acqua marina

che la spiaggia inzuppata da pioggia e marosi

non può più assorbire

 

E il ristagno è marezzato d'una schiuma malata,

bianco-giallastra

 

Pollution/inquinamento,

una realtà ineludibile

Il clown (foto di Maurizio Crispi)

Stabilimenti balneari

e punti di spiaggia attrezzata in disarmo

deserti,

tutto sbarrato

come in una Desolation Row

 

Il vento fa sussultare le poche cose dimenticate all'aperto

Un agglomerato di giostrine e di vari svaghi per bambini,

guidati da genitori senza fantasia,

ispira malinconia

 

Un'enorme testa di clown dagli occhi ammiccanti

e la bocca aperta

con la linguaccia forgiata a forma di sedile

è un po' inquietante

Con quegli occhi spicchiati

e quell'espressione di finta allegria

rimanda a Pennywise,

il perturbante pagliaccio di IT

e alle orride gesta di John Wayne Gacy

 

Se pensi questo,

pensi anche che se ti metti comodo

sulla sua lingua-sedile,

abbandonandoti,

potrebbe divorarti con morsi crudeli

con lunghe zanne acuminate

 

No, meglio di no

 

Ma c'è anche un cavallo a grandezza naturale

dall'aria mansueta e triste,

con cavezza e sella,

pronto per essere montato

Con lo sguardo languido e malinconico,

con quei grandi occhi,

dipinti di nero e profondi,

quasi ti invita a salire in groppa e ad andare assieme a lui

per esplorare il vasto mondo

 

Sembra che il suo padrone lo abbia lasciato

legato con la cavezza

alla staccionata subito fuori dal Saloon

 

Clown, cavallo e altri personaggi

non identificabili se ne stanno

tutti ammassati,

rigidi negli involucri di plastica

in cui un incantesimo li ha rinchiusi,

quasi a proteggersi dal freddo polare

e dalle raffiche

Altri padiglioni della cittadella di giochi

sono rinserrati,

le saracinesche rugginose abbassate

le altalene che oscillano con sinistri scricchiolii

 

Parlano d'una fine del mondo prossima:

basta che gli uomini non ci siano più,

che manchino le grida dei bambini,

i richiami degli adulti,

le frasi degli imbonitori

e tutto quanto diventa

subito preda d'una inarrestabile entropia

 

Con queste visioni fosche d'una fine del mondo imminente

- è il giorno del solstizio -

m'avvio pensoso sulla via del ritorno

 

Il tempo del gioco è finito e rimane solo la percezione

d'una forte ed intensa solitudine,

irrevocabile

 

Eppure, mentre cammino immerso nei pensieri,

s'apre uno squarcio tra le nubi

e un raggio di sole s'abbatte violento

su di me, sulla sabbia, sulle onde

 

Il sole è la vita

 

E se il sole non muore

la vita e il sogno possono sempre

irrompere,

di nuovo

E, per antitesi, voglio rievocare questo altro scritto

Davanti all’Isola delle correnti
In questo luogo,
al termine delle terre,
a far compagnia ci sono
il costante rumore della risacca,
il fruscio del vento,
gli schiocchi irregolari
di un lembo di tenda
Immutabile
nel suo andare,
il sole,
all'orizzonte lontano,
sorge e tramonta,
incendiando cielo e nuvole
di colori sontuosi
Lungo il suo corso
picchia con i suoi raggi
la fine terra sabbiosa
le rocce scavate dal mare
le rade case sparse
I cargo lontani
evanescenti
nella bruma indistinta tra cielo e mare
transitano lenti,
di giorno
sagome azzurrine,
isole luminescenti
di notte
Senza sosta
percorrono
le loro rotte
guidati
nel buio della notte
dalle stelle luminose
e dal lampeggiare di un faro
al centro d’un edificio diruto

Qui,
nello stesso punto,
si può contemplare il calar del sole
e il suo sorgere
Basta volger le spalle e lo sguardo
da un lato dell'orizzonte
a quello opposto
L’intervallo,
è un tempo infinito
di ozio
di letture
di pensieri intrecciati,
colmato dai venti incessanti
che levano nugoli di polvere
dalle onde mugghianti
dai suoni struggenti
esalati dal tronco cavo dell’eucalipto

Maurizio Crispi (Capo di Isola delle Correnti, il 5.8.2005)

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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