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Verso il tramonto
di un giorno di mezzo agosto
cammino solitario
in una città semi-deserta e silente
Sono andati tutti via
(in vacanza,
i vacanzieri folli del Ferragosto)
Ed io?
Io cammino solitario
(in verità non da solo,
perché mi accompagnano la mia ombra
e il mio cane nero
che è come un’ombra)
Non c’è nessuno
Poi, alle mie spalle,
sorge all’improvviso
uno scalpiccio di passi affrettati,
un ticchettio leggero di sandali
e il suono più profondo e felpato
di calzature gommate
Due - una coppia -
mi raggiungono
mi superano
si dileguano
nell’oscurità incipiente
E rimango di nuovo da solo
con le mie ombre
E poi c’è una che vaga
come un fantasma
È straniera
Ha perso l’orientamento e la strada
Non sa più trovare casa
Ha dimenticato il cellulare
da qualche parte
Chiede informazioni e aiuto
Pare un’anima in pena,
vagante in un limbo
Mi chiede qualcosa
e poi se ne va
E di nuovo rimango da solo
con le mie due ombre
nel buio
che si fa sempre più fitto
e senza suono
La vertigine del buio e del silenzio
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