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Arrivo ad un convegno di psichiatri
che si svolge in un’immenso teatro
Ci conducono, a me e ad A.,
ai posti che ci sono stati assegnati
al momento della registrazione
Siamo nella balconata superiore,
nella fila più bassa,
a ridosso della balaustra
Un’avvenente tizia in uniforme
- una hostess, in altri termini -
ci conduce con professionalità squisita
e ci indica i posti all’estremità della fila
Non è il meglio
Siamo un po’ decentrati
Gli oratori
non hanno ancora cominciato
a succedersi allo scranno
e rimaniamo in attesa
Subito alla destra di A.
su alcuni cuscini
che paiono come uno strapuntino
c’è abbandonato,
totalmente spaparanzato,
In apparenza dormiente,
un giovane collega
Una devastante erezione
gli gonfia verso l’alto la patta
d'un paio di ampi pantaloni
di tessuto morbido, in stile orientaleggiante
Quelli della fila dietro
che, evidentemente, lo conoscono
ridacchiano
Temendo che A.
possa sentirsi disturbata
da questo spettacolo
ma soprattutto dalle risatine di dileggio
che si fanno sempre più assillanti,
io mi alzo e torreggio sullo sconosciuto collega
Quindi, dalla mia posizione di superiorità, lo riscuoto
e aspetto che apra gli occhi
Quando lo fa,
con l’espressione un po’ stralunata
di chi è costretto a tornare
troppo presto dal reame del sogno,
Io sono lì
che incombo su di lui, minaccioso
Non dico una parola
Lo guardò con cipiglio,
ma ciò basta ad intimorirlo
La sua erezione di prima,
ancora presente al risveglio,
si depotenzia velocemente
Continuo a guardarlo
sinché il tizio,
capita l’antifona,
non si alza e se ne va
Intanto, alla destra di A.,
viene a sedersi una tizia piuttosto bizzarra
tutta vestita di nero,
capelli neri lisci pisciati e lunghi sino alla vita,
rossetto nero,
pelle cerea,
inquietante presenza,
presa di peso dalla famiglia Adams
o da una favola dark
Appena seduta, si sfila gli anfibi,
neri, tozzi e pesanti
lasciandoli cadere giù oltre la balaustra
sulla testa dei congressisti di sotto
che, colpiti a caso, lanciano grida di protesta
Accorre il rettore dell’Università
che ospita il convegno
Indossa un’ampia toga nera
e un tocco rosso scarlatto sulla testa tonda
Il volto è incorniciato da baffi e pizzetto del tutto bianchi
È circondato dai suoi accoliti
Esamina gli anfibi neri,
come fossero un corpo del reato
Guarda accigliato verso l’alto,
scuotendo la testa
Alcuni dei suoi scherani
partono di corsa
per salire di sopra
Ma la donna in nero
si è ormai dileguata
(Dissolvenza)
La prima stesura di questo sogno ha suscitato un commento da parte di un mio contatto su Facebook (FM), un commento con una richiesta di chiarimenti, per via di incomprensibilità testuali.
"...a parte un paio di errori di battitura, e quel 'pizzato' che non riesco a collocare, non capisco se è una erezione notturna, nel sonno, o una masturbazione che evidentemente si fa solo da svegli. Scusa l'eccesso di razionalismo, ma prima di interpretare vorrei capire".
Un commento indubbiamente pregevole, perché indica un'attenta lettura cosa che non molti fanno sui social, in cui la fruizione di tutto è il più delle volte istantanea con un tempo di applicazione di pochi soltanto. Quindi siano sempre benvenuti i commenti di questo tipo, che non considerò mai pedanti o aggressivi, bensì costruttivi perché mi aiutano a migliorare ciò che ho scritto, il più delle volte di getto, senza il beneficio di una revisione.
Ho risposto così: "...molti refusi, imperfezioni, una parola per l’altra, una combinazione nefasta tra scarsa attenzione perché mentre scrivevo ero appena sveglio e correzioni automatiche
Adesso ho apportato tutte le necessarie modifiche
Per dare soddisfazione alle tue esigenze di razionalità ti dirò che era soltanto un sogno che ho semplicemente trascritto, come faccio spesso, quando riesco a ricordare, appena sveglio, qualche frammento onirico.
Ti chiederai perché io trascriva i miei sogni
Innanzitutto, perché fanno parte di me e della mia storia.
Poi, per un’inveterata abitudine professionale: quando ci si occupa dei sogni degli altri, non si può fare a meno di occuparsi dei propri.
In terzo luogo, perché per me il sogno é una sorta di territorio franco, una vera e propria riserva di meraviglie e di avventure.
Penso sempre molto, come parametro esplicativo delle mie trascrizioni oniriche alle avventure di Little Nemo in Slumberland."
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