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1
Ho sognato che sognavo
Nel sogno dovevo fare qualcosa
e non ci riuscivo
Ma non ricordo altro
Devo andare oltre
Ultreya, ultreya!
Fuori il vento ulula
Non la smette mai
Ulula alla luna
La luna risplende nel cielo
in uno squarcio tra le nubi naviganti
Facebook mi ricorda
che, esattamente un anno fa,
pioveva fitto e faceva freddo
Tutto ritorna
Adesso sono stanco
e mi va di dormire
ancora un po’
Ho coperto la mia testa con un ampio mantello
per escludere del tutto la luce
Mi sono addormentato, dopo poco,
pur avendo la sensazione di essere sempre sveglio
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2
Ho sognato che tornavo a casa mia
C’erano tanta confusione e molta gente,
persino sul pianerottolo in cima alle scale
Mi pareva che fosse una qualche riunione familiare:
vedevo anche molti bimbi
intenti a giocare
Entravo in casa, portandomi appresso una piccola poltrona che era stata lasciata davanti alla porta
Con questo mio carico
entravo nella stanza adibita (tuttora)
a mio studio
Anche quest’ambiente era stipato di persone
In fondo, accomodato in una delle due poltrone, c’era mio zio Aldo
(che non è più)
Lo zio mi diceva che
avrei dovuto comprare
- visto che si avvicinava il tempo delle festività -
tante copie di uno stesso libro
(di cui mi diceva il titolo
che però non comprendevo
a causa del brusio delle tante persone presenti),
In modo che non avremo dovuto avere
l’imbarazzo di scegliere un dono per ciascuno
Annuivo, pur non avendo compreso il messaggio nella sua interezza,
ma non volevo dispiacere lo zio
che non vedevo da tanto tempo
e arretravo per uscire dalla stanza
il cui affollamento aveva cominciato a causarmi
un senso fortemente claustrofobico
Arretrando, riportavo con me
quell’insulsa poltroncina
che non avevo avuto modo di utilizzare
Entravo nell’appartamento accanto
(che è quello dove abito adesso)
e anche qui trovavo tanta confusione
e molta gente
Sentendo un forte bisogno di urinare,
m’infilavo subito nel bagno più vicino all’ingresso
É eguale a quello di sempre, eppure diverso
Provo un senso di straniamento
mentre esamino tutte le piccole differenze,
come nel gioco in cui ci sono due vignette del tutto eguali (apparentemente)
e uno deve trovare le differenze tra l’una e l’altra
Intanto, distrattamente, apro la patta
e tiro fuori il pene,
anche se lo straniamento ha rallentato
l’urgenza di prima
Faccio cadere un oggetto ignoto per terra
Mi chino per raccoglierlo,
augurandomi che non si sia rotto
Rovisto con le dita sul pavimento
e non lo trovo più
Mi sposto verso il WC,
già con l’uccello al vento
e mi posiziono per urinare
Nel mentre giro la testa
verso la vaschetta da bagno
con annessa doccia
che si trova sulla mia sinistra
per accorgermi, sbigottito,
che dietro la tenda della doccia,
solo in parte tirata,
c’è un volto femminile
che mi guarda
strabuzzando gli occhi
Io trasalgo e nemmeno comincio
la mia minzione liberatoria
L’imprevista presenza sortisce un effetto inibitorio
Mi sento confuso e in totale imbarazzo
Rinculo, afferro a tentoni la maniglia
della porta e vado via, vergognoso
Il volto della donna mi era sconosciuto
Non so chi sia
Che si tratti di un’ospite di cui ignoro l’esistenza?
Proseguo verso le camere da letto
e qui incontro la mamma
(anche lei non la vedo da molti anni)
Questo incontro mi procura
un immediato senso di sollievo
e con voce rotta dall’emozione
prendo a raccontarle l’accaduto
Ma quel volto con l’espressione sbigottita
non lo dimenticherò tanto presto
(dissolvenza)
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