Sognavo di essere impegnato a costruire uno scenario,
fatto di architetture e personaggi
Non so per conto di chi
o se fosse una mia impresa
C’era anche una grande terrazzo-attico
piena di grandi piante in fioriere enormi,
In pieno rigoglio
Pareva che lassù
ci fosse una foresta
degna dei giardini di Babilonia
E c’era perfino un bel cavallino roano
che trotterellava fiero
andando su e giù i terrazzamenti
di cui era fatto quell'Eden pensile,
mediante robuste rampe di tavole di legno
che rimbombavano cupe
sotto i suoi fieri zoccoli
Mi preoccupavo,
guardando quell’audace cavallino,
chiedendomi se - nell’ardore del suo trotto -
non potesse finire oltre il parapetto,
precipitando nel vuoto
Poi, scacciavo questo pensiero triste
dalla mia mente,
non consentendogli di scalfire
la contemplazione della bellezza
Intanto, continuavo nel mio lavoro
sul quale aleggiava il maleficio
lanciato da uno stregone
secondo il quale
- quando avessi finito di svolgere
il mio compito -
io stesso sarei stato trasformato
per sempre
In un personaggio dei cartoni animati,
appiattito in due dimensioni
Questa mia sorte segnata
era di continuo dilazionata
da numerosi intoppi e imperfezioni del mio lavoro
che mi costringevano ad azzerare tutto
per ricominciare tutto daccapo
in un infinito processo
Ero impegnato in un lavoro
che era come il fare e il disfare
di una tela di Penelope
che mi consentiva di posporre
il tempo fatidico
dell’ineluttabile trasformazione
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