Sono da qualche parte al mare
Siamo in molti, tanti, troppi, tutti stipati sotto un ombrellone minuscolo
Vanno avanti le solite ed ordinarie attività balneari
Poi, tutti vanno via
ed io rimango assieme ad un bimbo di quattro o cinque anni
Che sia mio figlio?
Non lo so.
Se lo è, non ne ho memoria
Piange, è agitato, non la smette mai
Ha il volto arrossato per lo sforzo ed è tutto sudato
Lo prendo in braccio, cercando maldestramente di consolarlo
Abbandono quell'ombrellone e quell'ombra striminzita e surriscaldata,
per entrare in un vasto appartamento ombroso
una fuga lunga ed interminabile di stanza ampie e riccamente arredate,
con oggetti antichi e raffinati pezzi di mobilia
Non c'è nessuno
All'inizio sembra proprio disabitato, anche se in perfetto ordine
Questo appartamento me ne ricorda un altro
di cui talvolta ho sognato,
consistente in un'enorme, faraonica, fuga di stanze
che non finisce mai, poiché ad un certo punto
si trasforma in una sua immagine speculare
e questa, a sua volta, dà vita ad un'ulteriore immagine speculare
e, in questo gioco di specchi, si procede
all'interno di quella dimora all'infinito
senza mai poterne venire fuori
Qui, in questa caverna di Aladino, cerco di fare giocare il bimbo che è con me,
prestando attenzione a che egli non rompa
nessuno degli oggetti preziosi che vi sono contenuti
Ma è inevitabile che faccia dei rumori
E, improvvisamente, compare una donna
Sembra una governante o una custode
Mi invita a cercare di fare silenzio
e poi mi dice che stanno tutti riposando,
poiché è l'ora della siesta
Tutti chi?, chiedo io in un sussurro
Ma il professore e tutti i suoi ospiti!, fa lei quasi dicendo un'ovvietà,
mostrandosi stupita che io non sappia
Il Professore!, qualcosa di vago mi s'accende in testa
Forse so di chi si tratta!
Che non sia quel grande personaggio che ho conosciuto in passato
e che ha impresso una forte impronta in me?
Grande cultura e grandissima intelligenza, umanità anche,
ma contornato da una coorte di personaggi ambiziosi
e non sempre alla sua altezza, culturalmente parlando
Sono emozionato e, al tempo stesso, imbarazzato
per essere penetrato nella sua dimora,
insalutato ospite e, per di più, con un bimbetto
che con le sue frigne può disturbare l'atmosfera del cenobio
A poco a poco ecco comparire gli ospiti,
sbadiglianti senza alcuna solennità
e strascicando piedi pantofolati
E poi Lui
Sì, lo riconosco! Vorrei prostrarmi ai suoi piedi
Dirgli: Eccomi qui, Maestro, sono tornato!
Ma Lui rimane distante,
non mi ha visto, o forse mi ha visto di sottecchi
e mostra di non vedermi
E attorno a lui si agita la folla dei suoi Seguaci,
non tutti di animo puro
Il mio bimbo (sì è proprio il mio!)
è l'unico essere in tenera età
in questo consesso di adulti gravi e pensosi,
anche se non solenni
per via delle nebbie del riposino pomeridiano
Ed io sono alle prese con lui,
desideroso di tenerlo a bada,
di distrarlo e renderlo contento,
ma anche evitando che rompa qualcuno dei tesori
che adornano le stanze
C'è una grande vasca in una stanza
illuminata da una grande finestra a soffitto
e qui crescono papiri e grosse carpe screziate
si agitano senza tregua
Il bimbo casca nell'acqua
a faccia in giù
Cerco di riprenderlo, ma faccio fatica
E poi quando lo tiro su
è un peso morto
Mi accorgo con orrore che la parte superiore della sua testa
è scoperchiata, come dopo un'autopsia,
e che si intravedono le circonvoluzioni cerebrali
nascoste sotto le pie membrane
Cerco di rianimarlo, ma senza alcun risultato
Solo in quel momento gli ospiti sembrano perdere la loro flemma olimpica
per iniziare ad agitarsi
Mi ritrovo alla guida di un'ambulanza
che sfreccia con la sirena in funzione
verso un ospedale
e penso che andrà tutto bene