Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog
16 giugno 2022 4 16 /06 /giugno /2022 11:03
selfie (foto Maurizio Crispi)

L’altro giorno sono andato all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate (quello di via Emanuele Morselli, a Palermo) per chiedere la rateizzazione di un contributo che risultava non essere mai stato versato nel 2013.
Appuntamento richiesto online, quindi quasi nessuna coda.
Tutto OK
Viene il mio turno, entro, mi siedo, impiegato molto gentile ed efficiente
Risolviamo il mio problema
Si avvicina ciabattando un altro impiegato
Non ha le ciabatte ai piedi, ma è come se le avesse
Dice al suo collega che si sta occupando di me: “Quando hai finito con il contribuente, Francesca [evidentemente una terza collega] ti deve dire una cosa”
Una curiosa comunicazione, dovuta al fatto che il “mio” impiegato é escluso dalla vista degli altri da un grosso pilastro.
Ma a parte la curiosa dinamica comunicativa, ció che mi ha sorpreso è stato il sentirmi definire come “il contribuente”, anziché con un un generico “il signore” oppure “il signore qui presente”
Questo uso linguistico è, secondo me, espressione di una deformazione mentale
Poiché ho messo piede in un ufficio della Agenzia delle Entrate non sono niente più che un “contribuente”… anziché un cittadino
Del resto questo nostro Stato ci vuole relegati tutti al rango di contribuente dal momento che l’attribuzione del codice fiscale è la prima cosa che viene fatta, quando nasce un bambino
Si parte, squallidamente, dall’attribuzione di una identità fiscale, soltanto dopo segue tutto il resto
Qui in Italia siamo campioni di burocrazia e di fiscalità, non noi i cittadini, ma l’apparato burocratico che ci governa e ci opprime, impedendoci a volte perfino di respirare: un apparato che poi finisce con l’essere vessatorio soltanto con quel numero, pur sempre esiguo, di cittadini che pagano le tasse, al punto da svilirli con l’etichetta di “contribuente”, incollata a vita, così come in altre sitazioni riceviamo altre etichette come, ad esempio, quella di "paziente", oppure di "cliente", ma quel numero con il nostro codice fiscale ci seguirà sempre sino alla tomba ed oltre, forse, per quanto concerne i nostri eredi.
Il codice fiscale è un'invenzione malefica, forse utile, ma nei modi in cui viene declinata perversa, e tanto mi ricorda quei codici numerici che venivano tatuati sui corpi dei deportati nei campi di concentramento.Mi è assai piaciuto il commento a questo mio post di un mio amico su Facebook, il quale ha così scritto:

(SR) Se sei in un ambulatorio medico sei un "paziente", perché hai già pagato i tuoi contributi sanitari e pazientemente ti sottoponi alla visita e ricevi le prescrizioni.
Se sei in un negozio sei un "cliente", perché sei disposto a pagare per ricevere un bene.
Se sei in uno studio legale sei un "assistito", perché paghi per essere assistito.
Se sei in una agenzia di servizi sei un "utente", perché sei disposto a pagare per ricevere quel servizio.
Se sei in un Ufficio delle Entrate sei un "contribuente", perché paghi le tasse... se non le paghi sei un "evasore".
Sei pur sempre un "cittadino", ma dalle mille declinazioni... purché paghi!

Protezione integrale in tempi di Covid (foto di Maurizio Crispi)

Pochi giorni dopo (nella notte tra il 19 e il 20 giugno) ho sognato che facevo una coda all'Ufficio dell'Agenzia delle Entrate. Arrivavo e davanti a me c'era solo uno già in attesa. Era un anziano tutt rattrappito su se stesso e dall'aria alquanto scontrosa. Poi si aggiungevano via via altri
Allo sportello arrivava l'impiegato e cominciava a chiamare secondo il turno

Ero il secondo della fila, quindi venivo chiamato quasi subito e presentavo all'impiegato il mio incartamento

Mi veniva detto di attendere, e così facevo

Osservai che le mie carte, dopo un esame sommario da parte dell'impiegato, venivano inviate all'interno, al di là di una porta blindata, una specie di sanca sanctorum dell'ufficio

Aspettavo pazientemente, mentre nella sala d'attesa si faceva la bolgia

Si era rapidamentew formata una specie di corte di miracoli di ciechi, sciancati e storpi

Alcuni se ne stavano seduti in varie posture sulle panche allineate contro le pareti, altri si erano comodamente accomodati per terra: alcuni seduti alla meno peggio, altri semisdraiati come fossero distesi su di un triclinio di etrusca memoria; e tutti e mangiavano panini imbottiti, dai quali si levavano sentori grevi di carta oleata e di salumi ed altri affettati speziati, a volte con la sovrapposizione di aromi cipollosi e agliosi nel caso di robuste mafalde con ripieno di frittata

[Ricordo dei miei viaggi in treno, quando poco dopo la partenza da Palermo, i passeggeri dello scompartimento tiravano fuori i loro incarti bisunti e cominciavano a banchettare.  Di queste situazioni forzatamente conviviali mi sovviene in particolare il greve sentore della mortadella]

Insomma, tutti mangiavano a quattro palmenti e sembrava che la situazione si fosse trasformata in un picnic collettivo o forse in un vero e proprio bivacco

Ci mancavano soltanto i materassini di gomma per un confortevole riposino o i sacchi a pelo

Ovviamente, erano tutti senza mascherina e la mia apprensione cresceva ad ogni istante, poichè io - poco accorto - non avevo portato la mia.

Imprevidente!

Attendevo e attendevo, mentre tanti che erano arrivati dopo di me concludevano e se ne andavano, sazi e soddisfatti

Cercavo di informarmi

Mi dicevano che il mio incartamento era al di là della porta blindata e che gli esperti lo stavano esaminando

Poi arrivava una e diceva - quasi rimproverandomi - che aveva già chiamato il mio cognome tempo addietro

Io replicavo di non aver sentito nulla, che quella chiamata mi era sfuggita

La tizia si limitava ad inarcare severa il sopracciglio, come a dire: "Che vuoi? Peggio per te che sei stato poco attento!

Arrivava però un altro, più gentile, e mi diceva che - siccome gli esperti del sanca sanctorum erano andati in pausa pranzo - avrebbe fatto in modo da farmi entrare di soppiatto in modo che io potessi esaminare il mio dossier e trarne indicazioni su ciò che avrei dovuto fare

Apriva una porticina più piccola delle dimensioni adatte a lasciar passare un nano, accanto a quella più grande, blindata e imponente, lasciandola socchiusa

Con lo sguardo mi facìceva capire che potevo insinuarmi dentro e girava le spalle

Entravo con fare circospetto, ma mi accorgevo subito che l'ufficio non era vuoto, così come mi era stato detto

All'interno c'erano due spettrali presenze, poco più che ombre o ectoplasmi

Uscivo subito terrorizzato, con il cuore in gola

 

(Dissolvenza)

Condividi post
Repost0

commenti

Mi Presento

  • : Frammenti e pensieri sparsi
  • : Una raccolta di recensioni cinematografiche, di approfondimenti sulle letture fatte, note diaristiche e sogni, reportage e viaggi
  • Contatti

Profilo

  • Frammenti e Pensieri Sparsi

Testo Libero

Ricerca

Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


frammenti-e-pensieri-sparsi.over-blog.it-Google pagerank and Worth