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20 maggio 2021 4 20 /05 /maggio /2021 19:21
La Mosca Morta (Maurizio Crispi)

Da giorni c'è una grossa mosca morta sul davanzale della finestra
Da giorni mi riprometto di rimuovere quel cadavere
Ma da giorni sono come paralizzato.
Eppure ogni giorno la guardo meditabondo.
Il Morbo infuria
Il Pan ci manca
Sul Ponte sventola Bandiera Bianca

Le cose più semplici da eseguire a volte sono quelle più complicate
Bisogna saper andare oltre.
Ultreya! (E' la famosa esortazione che i pellegrini sul Cammino di santiago si scambiano tra loro quando si incontrano o si congedano)
Forse non è poi così importante cancellare quella mosca morta. Eppure, anche se è piccolina, giganteggia come un Mammuth congelato nei ghiacci eterni del Polo.
La guardo ogni mattina, al mio risveglio, quando apro la finestra per arieggiare la stanza, forse perché la sua vista, giorno dopo giorno, mi ricorda la caducità e l'impermanenza
Forse dentro quella mosca - umile e fastidiosa in vita - aveva albergato qualcuno condannato ad una reincarnazione
Un poco di buono, magari
Ma non è detto: potrebbe essere uno che in una vita precedente è stato saggio, ma ha commesso un errore.
Oppure un creativo, o un inventore pazzo. Ma cosa ne direste se dentro una mosca albergasse l'anima di un salvini?
Non posso sapere, solo immaginare
Forse, in considerazione di ciò, dovrei organizzare una piccola cerimonia funebre,
un funus,
un funerale,
delle esequie rispettose
dare il giusto riconoscimento al piccolo cadavere,
con un rito adeguato, solenne quanto basta, ma senza esagerare
L'anima che ha abitato quel corpicino di certo ne sarà riconoscente.
Oppure no, ma chi se ne frega?
Non si sa mai. Una sana prudenza non guasta mai.

Stephen King ci dà grandi insegnamenti al riguardo. Qui mi ricordo di un racconto un po' horror-surreale, in cui il protagonista osserva un dito vivente uscire dallo scarico delllavandino ed allungarsi in giro quasi in esplorazione. Dopo averlo osservato per un po' il nostro protagonista decide di tagliar via quel dito, risolvendo così il problema.
Per un po' si sente tranquillo. Ma non l'avesse mai fatto, dopo un po' il dito ritorno ad emergere dallo scarico e questa volta è incacchiato, sul serio. Mal ne incolse al nostro povero protagonista e a quanti altri sono a casa sua per indagare sugli strani eventi che si stanno verificando.

Il dito era tornato. Era un dito molto lungo, ma per il resto del tutto normale all'apparenza. Di esso Howard vedeva l'unghia, che non era né mordicchiata né particolarmente lunga, e le prime due nocche. Lo guardò tamburellare e tastare il fondo del lavandino.
Si chinò a guardare sotto. Il tubo che usciva dal pavimento era di sette o otto centimetri di diametro. Non era abbastanza largo perché ci passasse un braccio. E poi il sifone era costituito da una brusca curva a gomito. Dunque a che cosa era attaccato quel dito? A che cosa poteva mai essere attaccato? 
(Stephen King, il Dito, contenuto nell'antologia "Incubi e Deliri).
In calce riporto il link al quale si può leggere il racconto kinghiano nella sua interezza.

 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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