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La pandemia sta influenzando profondamente, rimodulandole, le regole prossemiche.
La "prossemica", come molti sapranno,è la scienza (tra psicologia e sociologia, rientrante anzi per l'esattezza nell'ambito della semeiologia) che studia le modalità di distanziamento delle persone tra loro, quando sono impegnate in un'interazione comunicativa. Il posizionamento del proprio corpo nello spazio rientra, d'altra parte, a tutti gli effetti nell'ambito della comunicazione non verbale
C'è un'ampia gamma di combinazioni, in questo processo.
Ciascuno di noi ha una distanza ottimale alla quale collocarsi quando è in relazione con un'altra persona, una distanza precisa e misurabile. E quindi ciascuno cerca appunto di collocarsi sempre in una posizione tale da poter garantire quella distanza. Ciò comporta che in alcuni casi si verifichi da parte di un altro l'invasione del proprio spazio "intimo" senza una volontà deliberata, ma semplicemente perché la definizione di "spazio intimo" da parte di questo non collima con quella che ne dà il proprio interlocutore.
Il più delle volte, quindi, si crea tra persone diverse una danza di avvicinamenti-allontanamenti, visto che non semprele due diverse distanze ottimali individuali collimano.
Ci sono quelli che sentono l'esigenza di essere in stretta prossimità del proprio interlocutore sino al punto di quasi toccarlo materialmente. Ci sono quelli che non possono interloquire se non toccano e brancicano il corpo del proprio interlocutore.
I fattori che regolano la distanza interindividuale sono di vario genere: etnici, sociali, culturali e infine psicologici individuali.
Alla lunga, a meno che non prevalgano rigidi protocolli sociali, la distanza inter-individuale è il frutto di una continua negoziazione e ri-negoziazione implicita.
In tempo di epidemie e di pandemia si aggiungono altre regole (che dovrebbero prendere il sopravvento) che regolino in maniera rigida il distanziamento inter-individuale e che, in qualche misura, lo standardizzino. Una di quelle basilari è che le uniche interazione "fisiche" mantegano gli interlocutori (sconosciuti e non conviventi) nello spazio "sociale", senza nemmeno un'incursione in quello "personale", per non parlare di quello "intimo".
Proprio per questo, in tempi di Covid risulta particolarmente irritante il caso di interlocutori che, nel parlare con noi, vengono troppo a ridosso e ci parlano addosso: ma, in questo caso, diciamocelo francamente, non si tratta di un dispregio delle regole anti-contagio, ma bensì del manifestarsi in questi soggetti della necessità profondamente insita nella sua personalità di collocarsi ad una distanza ottimale per lui/lei.
L'altro giorno guardavo alcuni che sul marciapiedi davanti ad una scuola parlavano tra loro in attesa dei propri figli. Erano tutti a distanza e, a volte, considerando il rumore di sfondo del traffico, facevano fatica a sentirsi e dovevano ripetere più volte le stesse frasi oppure gridarsi l'uno con l'altro. Ho immediatamente immaginato una situazione in cui per parlare più agevolmente tutti quanti si fossero muniti di cornetti acustici e di piccoli megafoni.
Ho sorriso tra me e me.
A volte l'ironia ci salva la vita e rende possibile il procedere con maggiore leggerezza in tempi grami e tristanzuoli.
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