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Uscito ai primi di dicembre 2020 il nuovo DPCM con indicazioni minuziose circa il modo in cui dovremo passare le feste prossime venture.
Nulla da dire, visto che ci sono di mezzo i negazionisti caparbi e quelli che per principio si oppongono, gli arroganti, gli ignoranti e via discorrendo.
Ma c'è anche da dire che se non ci fosse il divieto anche le persone più istruite (almeno molte di esse) correrebbero a far festa, si darebbero alla pazza gioia, andrebbero ad intasare le piste di sci e i resort natalizi, incuranti delle misure anti Covid tuttora necessarie.
E questo perché? Forse perché per molti è più semplice essere etero-determinati, e avere davanti uno stato che impone regole e divieti, anziché percorrere la strada più difficile (ma sicuramente più gratificante, alla lunga) dell'autodeterminazione e dell'autodisciplina.
Non parliamo poi dell'assenza quasi completa del senso della comunità, molto forte invece in altre nazioni europee e qui soppiantato da forme di individualismo sfrenato che cercano sempre - ed in ogni modo - di affiorare caparbiamente.
Senza l'autodeterminazione e l'autodisciplina, alla lunga regole e divieti sono destinati a fallire, poiché la protezione che garantiscono presenta pur sempre dei punti di debolezza (non si può mai pensare a tutte, tutte, le evenienze).
Basta pensare alla fiaba della Bella addormentata nel bosco. Qui, il Re, per proteggere la figlia dalla maledizione della fata che non era stata invitata alla festa di battesimo, bandisce dal reame tutti i fusi per evitare che la figlia possa pungersi con quello avvelenato: ma non c'è niente da fare. In una stanza remota del castello, una vecchina che non ha saputo nulla dei divieti statuiti negli editti reali continua a filare la lana imperturbata. Ed è là che, inevitabilmente, va a finire la giovane principessa che, secondo copione, tocca il fuso e cade vittima dell'incantesimo (che avrebbe dovuto portare alla sua morte, senonché le fate-madrine erano riuscite a introdurre il correttivo di un sonno permanente finché non fosse arrivato un principe a baciare la bella addormentata)
Per esempio, il DPCM appena varato prende in considerazione il periodo di feste tra Natale e Capodanno, ma ha ignorato il lungo ponte tra il 5 e l'8 dicembre, nel corso del quale - e soprattutto alla vigilia dell'Immacolata - vi è la forte consuetudine di festeggiare, con banchetti e giocatine serali che, di solito, vedono l'aggregazione di decine e decine di persone. Cosa accadrà? Che, forse, in previsione delle restrizioni successive tutti si scateneranno, per dar libero corso alle proprie vocazioni festaiole? Chi potà porre rimedio a ciò?
Ecco quindi che, con regole e restrizioni, non si possono prevedere proprio tutte le evenienze e gli scenari possibili.
Ed ecco che, qui, dovrebbero prendere campo il senso di responsabilità dei singoli cittadini e della loro capacità di autodeterminazione, mettendo entrambe le qualità al servizio della comunità.
Ma è proprio ciò di cui molti di noi fanno difetto. E' qui che noi italiani siamo particolarmente carenti per un'atavico smarrimento del senso della civitas e della custodia del bene comune.
Il riporre una speranza salvifica nel vaccino di imminente distribuzione è pure fuorviante, perchè - in ogni caso - saranno i comportamenti dei singoli individui a fare la differenza.
E, invece, ancora una volta si mette l'accento su un'ipotetica "salvezza" che, ancora una volta viene dall'esterno, ma non dal nostro interno.
E quindi staremo a vedere.
Intanto, possiamo solo immaginare il prossimo transito dal 2020 al 2021 con'immagine di Giano bifronte, alla quale - su entrambe le facce, quella che guarda al passato e quella che guarda al futuro, una mascherina.
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Magari qualcuno bravo con un programma di grafica nel computer potrebbe manipolare appropriatamente quest'immagine.
Nel frattempo, possiamo solo avvalerci di uno sforzo di fantasia...
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