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(primi di Novembre 2020) Questa volta non mi sono impressionato più di tanto, all'annuncio di un forte giro di vite nelle misure anticovid e, poco dopo, alla loro messa in opera.
Tutto era già stato collaudato precedentemente.
L'importante -a questo secondo giro di boa - è sapersi adattare alle regole e trovare i margini di movimento possibili.
Ma la maggior parte delle attività commerciali sono rimaste aperte, anche quelle che erogano beni non essenziali. E questo fa la differenza.
Quindi, nemmeno la città mi sembra tanto spettrale come mi era apparsa la prima volta.
C'è più gente in giro, forse perché tante attività sono rimaste aperte (grazie a Dio!) e perchè le scuole primarie le prime medie sono ancora aperte e funzionanti.
Tutti con le mascherine al chiuso e all'aperto, nei luoghi pubblici, talvolta anche in auto, e sempre sui mezzi pubblici: tutti, in massima parte, più adattati e disponibili all'uso di questo dispositivo fondamentale. I riottosi e gli arroganti, quelli che continuano a starsene con il naso di fuori o che non la indossano proprio, sono pochi fortunatamente.
Ci sono nuove consuetudini e nuove fobie: quando, camminando per strada, si incrocia un altro che cammina, si devia dal proprio percorso per non passare troppo vicino. Del pari si comporta l'altro che procede nella nostra direzione.
C'è, latente, l'idea che qualunque sconosciuto possa essere un potenziale "untore", non per sua colpa, per carità.
Il virus circola ed è insidioso: questo dato di fatto s’è inculcato nelle nostre menti e sta plasmando inevitabilmente i nostri comportamenti.
Viviamo una situazione perturbante, comunque, che agisce in profondità nell'inconscio di ciascuno, io credo. Sappiamo che, anche nelle regioni che durante la prima ondata sono rimaste relativamente indenni, il virus circola e si diffonde.
E il meccanismo della trasmissione per via aerea lo rende un nemico invisibile.
E’ chiaro che una simile contingenza non può che alimentare le nostre fantasie più profonde... e, dunque, viviamo in tempi tristanzuoli sia guardando fuori di noi, cioè alla realtà che ci circonda, sia volgendo lo sguardo al nostro mondo interno.
Forse, oggi, staremmo meglio, se nel periodo precedente non ci fossero stati tanti negazionisti a spandere il loro verbo o tanti altri, stupidi o leggeri che fossero, i quali predicavano: “Qua covviddi non ce n’è”.
Ma a parte le macchiette negazioniste c'è sempre in atto una grande rimozione collettiva, anche se attorno a noi il cerchio si va stringendo e ilnegare o il rimuovere servono sempre di meno.
Solo il negazionista protervo (e quasi delirante), ammalatosi di Covvid e in punto di morte, potrebbe ancora chiedere al medico assorto al suo capezzale: "Dottore ma di quale malattia sto morendo [visto che il Coronavirusnon esiste ed è solo una grande menzogna]?".
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