"Abitanti di un mondo in declino, trepidiamo soltanto per la nostra ricchezza, proprio come i popoli vecchi, le civiltà al tramonto. E non ci accorgiamo che nelle nostre tiepide città, in cui coltiviamo la nostra artificiale solitudine, vi sono già alveari ronzanti, di rumore e di colore, di preghiera e furore. Il mondo di domani" (Domenico Quirico)

Esodo. Storia del nuovo millennio di Domenico Quirico (Neri Pozza Editore, Collana I Colibrì, 2016) nasce da una raccolta di reportage, supportati da un progetto unitario e scritti attraverso un'esperienza da lui fatta direttamente sui percorsi delle migrazioni dai punti di partenza negli stati dell'Africa sub-sahariana, ai punti di raccolta e di imbarco, ai transiti e, poi, ai dolenti e difficili percorsi delle miriadi di migranti in Italia e altrove in Europa. Benchè pubblicato nel 2016, mantiene intatta anche oggi una sua profonda attualità. E mostra anche come per osservare questo fenomeno occorre una corda empatica e soprattutto e sorattutto attrezzarsi per imparare a convivere con qualcosa che porterà a delle grandi irreversibili mutazioni, di marca epocale.
Anzi, a fronte del grezzo populismo di marca salviniana, dovrebbe essere riletto ancora e ancora.
E' un libro che tutti dovrebbero leggere e conoscere per farsi un'idea di prima mano su cosa significa essere migranti in questo nuovo millennio spinti dalle necessità, dalla fame, dalle guerre.
Molti su questi temi, in testa a tutti i "politici" che parlano il più delle volte spinti dai propri pregiudizi o dalle opportunità del momento, ma che nel complesso sono all'asciutto di una conoscenza vera, poiché ciò che, al massimo, assorbono sono delle rassegne stampe confezionate ad hoc dai loro stessi uffici, quindi in assenza di punti di vissta alternativi e fondati sui fatti e sulla realtà delle cose) avranno spinto di riflessione e di meditazione, traendone un modo di verso di vedere il fenomeno da quanto ci viene presentato dai notiziari TV e dai quotidiani della carta stampata che, anche loro, il più delle volte su questi temi sono sordi e ciechi.
Quest'opera di Quirico è a tutti gli effetti un libro-testimonianza, scritto da uno che, secondo il suo stile, prima di scrivere vuole mettersi in gioco di persona, toccare evedere, sperimentando su se stesso, nei limiti del possibile.
E la sua conclusione (che appare anche nel sottotitolo) deve far riflettere. E' inutile opporre argini, erigere barriere, creare ostacoli. Ciò che sta accadendo è epocale e scriverà la storia del nuovo millennio: e alla fine di questo lungo processo l'Europa e l'Occidente non saranno più gli stessi. E, in un certo senso, tutto ciò sta accadendo come Nemesi di ciò che le potenze dell'Occidente hanno fatto all'Africa con il succedersi delle spoliazioni coloniali e post-colonianli, sino al recentissimo e scandaloso fenomeno del "land grabbing" (di cui ancora una volta i quotidiani della carta stampata parlano pochissimo).
(Risguardo di copertina) Dopo lo strabiliante successo de Il Grande Califfato, Domenico Quirico ritorna con un libro che illumina l’altro evento fondamentale del nostro tempo: la grande migrazione. E' la cronaca dei viaggi fatti in compagnia dei migranti nei principali luoghi da cui partono, e in cui sostano o si riversano. In questo senso, è il racconto in presa diretta dell’Esodo che sta già mutando il mondo e la storia a venire. Una Grande Migrazione che ha inizio là dove parti intere del pianeta si svuotano di uomini, di rumori, di vita: negli squarci sterminati di Africa e di Medio Oriente, dove la sabbia già ricopre le strade e ne cancella il ricordo; nei paesi dove tutti quelli che possono mettersi in cammino partono e non restano che i vecchi.
Termina nel nostro mondo, dove file di uomini sbarcano da navi che sono già relitti o cercano di sfondare muri improvvisati, camminano, scalano montagne, hanno mappe che sono messaggi di parenti o amici che già vivono in quella che ai loro occhi è la meta agognata: l’Europa, il Paradiso mille volte immaginato.
In realtà, il Paradiso è soltanto l’albergo fatiscente di civiltà sfiancate e inerti, destinate, come sempre accade nella Storia, a essere prese d’assalto da turbini di uomini capaci di lasciarsi dietro il passato, l’identità, l’anima.
Da Melilla, l’enclave spagnola che si stende ai piedi del Gourougou, in Marocco – dodici, sonnolenti chilometri quadrati cinti da un Muro in cui l’Europa è, visivamente, morta – fino alla giungla di Sangatte, a Calais, dove la disperata fauna dei migranti macchia, agli occhi delle solerti autorità francesi, le rive della Manica con la sua corte dei miracoli, tutto l’Occidente, dai governanti ai sudditi, sembra ingenuamente credere di poter continuare a respirare l’aria di prima, di poter vivere sulla medesima terra di prima, mentre «il mondo è rotolato in modo invisibile, silenzioso, inavvertito, in tempi nuovi, come se fossero mutati l’atmosfera del pianeta, il suo ossigeno, il ritmo di combustione e tutte le molle degli orologi».
Dopo lo strabiliante successo de Il Grande Califfato, Domenico Quirico ritorna con un libro che illumina l’altro evento fondamentale del nostro tempo: la grande migrazione.

L'autore. Domenico Quirico è giornalista de La Stampa, responsabile degli esteri, corrispondente da Parigi e ora inviato. Ha seguito in particolare tutte le vicende africane degli ultimi vent’anni dalla Somalia al Congo, dal Ruanda alla primavera araba. Ha vinto i premi giornalistici Cutuli e Premiolino e, nel 2013, il prestigioso Premio Indro Montanelli. Ha scritto quattro saggi storici per Mondadori (Adua, Squadrone bianco, Generali e Naja) e Primavera araba per Bollati Boringheri. Presso Neri Pozza, oltre a Esofo ha pubblicato Gli Ultimi. La magnifica storia dei vinti, Il paese del male, 152 giorni in ostaggio in Siria (2013), Il grande califfato (2015) e Aleppo (2017).
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