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31 dicembre 2016 6 31 /12 /dicembre /2016 04:52
South Africa Trip 2016. Johannesburg. Le mie impressioni. Una città in declino?
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South Africa Trip 2016. Johannesburg. Le mie impressioni. Una città in declino?
South Africa Trip 2016. Johannesburg. Le mie impressioni. Una città in declino?

(Maurizio Crispi) Johannesburg è una città del Repubblica Sudafricana, capoluogo della provincia di Gauteng. È la città più popolosa del Sudafrica e la terza più popolosa dell'Africa subsahariana dopo Lagos (Nigeria) e Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo).
La sua popolazione, se si considerano anche i sobborghi, amministrati da altre municipalità, raggiunge gli 8 milioni.
Johannesburg si trova su di un altopiano sterminato, attorno ai 200o metri sul livello del mare, con un clima prevalentemente continentale. Il suo territorio è collinare e, spostandosi da un lato all'altro di essa, bisogna fare su e giù per dolci pendii.

nelle vie di Joburg (Maboneng)Viene anche informalmente chiamata Joburg, Jozi e eGoli; quest'ultimo nome, che significa "luogo d'oro" in zulu, può essere riferita all'attività mineraria nella zona o alla ricchezza economica della città.
Si  badi bene che Johannesburg non è la capitale del Sudafrica. Le capitali dello stato sono tre: Pretoria (amministrativa), Città del Capo (legislativa) e Bloemfontein (giudiziaria). Johannesburg deve il suo sviluppo relativamente recente alla cosidetta "Corsadell'oro" (Goldrush) che attirò in quest'area migliaia di persone alla ricerca del loro sogno di ricchezza.
Sino alla fine dell'apartheid, Johannesburg è stata una città prevalentemente bianca, dal momento che tutta la popolazione nera era confinata nelle township, in pratica delle immense baraccopoli, di cui Soweto era  (ed  è) la più vasta.
Una città, che pur tagliata fuori dal resto del mondo per via dell'Apartheid e delle scelte di controllo operate dai governanti di quel periodo (a partire dal 1948) era considerata una città quasi "europea": aveva i cinema, i teatri, le scuole e le università tutte finalizzate ad addestrare la borghesia bianca ad un futuro lavorativo.
Adesso, invece appare come una città in declino: mentre alcune parti di essa sono ancora accettabili, o si sta lavorando per una loro ripresa sotto il profilo delle attività culturali; altre sono nettamente in declino, invase dalla sporcizia, da cumuli di spazzatura, dalla miseria, e sotto gli effetti di un'incuria ormai di lungo corso.
Nel centro della città, in quella che un tempo era la zona degli affari e delle attività commerciali, si addensano centinaia se non migliaia di black people che vivono di espedienti.
Si vede chiaramente che molte di queste strade sono letteralmente abitate da senzatetto: e ciò si deduce dalla presenza, qua e là, dalla presenza di giacigli disposti lungo i muri e lasciati dai loro utilizzatori durante le ore del giorno, e dal fatto che alcuni procedono spingendo ingombranti carrelli della spesa, carichi delle loro povere masserizie di una vita.
Uno spettacolo che fa stringere il cuore.
Non è un caso che Johannesburg sia una delle città del mondo con il maggior tasso di criminalità.
La città, come dicevo, è in declino: prima della fine dell'apartheid era un dominio dei bianchi e i neri vi entravano soltanto se provvisti di pass per recarsi nei rispettivi luoghi di lavoro (come sancito dalle cosiddette "Pass Laws"): al riguardo, era stata istituita una disciplina rigidissima. Se trovato privo di pass, ad un Nero potevano succedere delle cose orribili, senza nessuna garanzia di qualsivoglia diritto civile.
Oggi, ovviamente (ed è giusto che sia così) vi è una totale libertà di movimento.
Ma accanto a questa conquista, decretata dalla fine dell'apartheid, non è stato dato ai black people alcuno strumento con cui utilizzare la tanto attesa libertà, nè tantomeno alcuno strumento di crescita; e quello che si vede - detto molto semplicisticamente - è il risultato.
I Bianchi che continuano a detenere le leve del potere economico a poco a poco hanno preso ad abbandonare la città e, quindi, se da un lato abbandonando i quartieri più prestigiosi della residenzialità, si sono trasferiti nei più sicuri "estate", irti di misure di sorveglianze, di muri perimetrali come di fortezza, di recinzioni elettrificate, di barriere da superare all'ingresso dopo essere stati identificati tra gli aventi diritto all'ingresso,di minacciose torrette  di  guardia che, ahimè, mi ricordano la sagoma inconfondibile delle torri di guardia dei campi di concentramento, e di personale di sorveglianza nero (questo è un bel paradosso), dotato di pistole e manganelli (con la minaccia scritta su appositi cartelli che - in caso di infrazione - c'è da attendersi una risposta armata), dall'altro lato anche i centri operativi delle più prestigiose ditte e i poli amministrativi si sono trasferiti nelle periferie in luoghi relativamente più sicuri e sicuramente più facilmente raggiungibili da funzionari e dipendenti che abitano negli estate decentrati.
Maboneng: una via deserta...Nessuno  si muove a piedi, se non i Neri che sono votati fondamentalmente a queste due attività: camminare verse mete indecifrabili o aspettare,o dormire al bordo della strada (dal momento che quelli impegnati in attività lavorative, sempre al servizio dei Bianchi rappresentano comunque una minoranza), oppure ancora a vendere paccottiglia lungo le strade e ai crocevia, oppure a proporsi come lavavetro.
Nel cuore di Johannesburg si possono vedere enormi edifici,prima adibiti ad uffici, del tutto abbandonati, saracinesche chiuse dei locali aggettanti sulla strada, finestre vuote, a volte con i vetri rotti, nei piani alti, si vedono dovunque cartelli che annunciano "locali in affitto", ma senza grandi speranze. Altrove, invece, l estrade sono desolatamente vuote di passanti e percorse soltanto da veicoli a motore. Con poche eccezioni, qui a Johannesburg, ma anche in gran parte del Sudfarica contemporaneo, non si può essere "flaneur" opasseggiatori oziosi,in stile europeo. Si tratta di un tipo di attività che i Sudafricani bianchi si precludono,poichè la considerano irta di pericoli: e, in effetti, nei luoghi frequentati dai black people -comeho potuto constatare di persona - ci si si sente a disagio, come fuori posto. Sintomo del fatto che siamo di fronte a due nazioni separate e divergenti, almeno per il momento.
Se i bianchi abbandonano, al contrario, si vedono proliferare piccole attività commerciali, gestite da Neri, più intraprendenti, oppure colorati mercatini all'aperto che attirano folle vocianti vestite di vivaci colori: laddove prima regnava l'ordine asettico e disciplinato voluto dall'Apartheid, adesso si assiste ad una progressiva "africanizzazione" delle vie più centrali di Joburg.
Se la situazione é questa, tuttavia (per fortuna) ci sono delle zone della città che si sta cercando di fare rivivere come è appunto il quartiere di Maboneng, oggi noto come "Maboneng Precinct": dove si addensano locali di intrattenimento come ad esempio il "Pata Pata", luogo di ristorazione e musica live, oppure gallerie d'arte e altre attività, tutte all'insegna dell'integrazione e dell'incontro.
E, qui, come nella zona che circonda il New Market Theatre, è possibile vedere bianchi che passeggiano tranquilli e che si soffermano ad osservare opere d'arte esposte a cielo aperte, ma è anche possibile vedere dei gruppi misti immersi in conversazione: e questo è proprio il segno deil cambiamento dei tempi.

Per approfondire su Johannesburg, vai alla voce relativa su Wikipedia (En.).:

Maboneng(Dal sito web dedicato) Maboneng Precinct. With its beginnings in art, Maboneng has evolved into a collaborative hub of culture, business and lifestyle that entices curiosity, encourages exploration and promotes a sense of urban togetherness. Maboneng is a destination on the eastern side of the city's business district offering retail stores, entertainment venues and restaurants mixed with residential, office and industrial spaces that appeal to a wide variety of people and businesses.
A creative take on history, architecture, art and nature, as well as a place for people to proudly call home, Maboneng is the epicenter of the Joburg inner-city renaissance.
Submerse yourself in a place alive with vibrant culture, entrepreneurial spirit and a strong sense of community. Live, create and collaborate in a secure neighbourhood with a vision and future unrivalled among the urban set.The brainchild of property development group, Propertuity, Maboneng has a humble beginning at Fox Street’s Arts on Main. A core focus on the arts evolved into expanding boundaries, and incorporating new developments like the Work & Art Building and Maboneng’s flagship accommodation and hotel development, Hallmark House. From fine restaurants and entertainment venues, retail stores and art galleries, to The Bioscope, South Africa's only independent cinema, Maboneng is a neighbourhood
celebrated through art, with its finger firmly on the pulse of big business. Office and light industrial space is being utilised by companies looking to expand their footprint in the city and surrounds.
The vision for Maboneng is to evolve the precinct, revolutionising a significant portion of Joburg’s inner city and incorporating business, housing and creative spaces to be used by people from all walks of life. Community projects like Trim Park—a community physical training facility, and Common Ground—Maboneng’s public park has resulted in an organic development of a tightly knit community—simply by residents, visitors and businesses interacting and engaging with the available public space and each other.
Maboneng’s continued success has resulted in its being echoed in other regions in the country. Rivertown, Maboneng’s partner precinct in Durban, KwaZulu-Natal, is continuing the community and business development aspects for which it is globally known; and is proof there is a thirst for integrated inner-city community living in other South African urban areas.
http://www.mabonengprecinct.com/
Maboneng Precinct è su Facebook

 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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