Un perfetto gentiluomo (The Extra man, Usa-Francia 2010, realizzato a quattro mani da Shari Springer Berman e Robert Pulcini, documentaristi e registi emergenti usciti dalla Columbia Film School) è un'esile commedia, ma - per alcuni versi - raffinata e piena di suggestioni letterarie, un po' incomprensibile per noi Europei perchè fa riferimenti ai tic, alle idiosincrasie e alle strane abitudini dell'élite spiantata che ha la sua nicchia ecologica nel newyorkese Upper West Side, con tanto di frequentazioni di party e feste "alla moda" un po' blasé e vacanze estive a Cape Cod.
Proprio questa specificità, accoppiata ad alcune altre tematiche di possibile impatto sulla pruderie di alcuni, ha fatto sì che durante la proieizioni alcuni del pubblico abbandonino la sala (come è accaduto nel corso della visione del sottoscritto).
Un giovane professore di letteratura a Princeton (USA), Louis Ives (interpretato dall'efebico Paul Dano che ha al suo attivo un ruolo nella cinematografia maggiore in Il petroliere, 2007, ma con un debole per la cinematografia indipendente), viene espluso dal suo college perchè sono state scoperte del tutto casualmente delle sue tendenze "strane" e non ammissibili in quell'ambiente, legate all'icertezza sulla sua identità sessuale.
Ives, con la testa piena di lettura dei classici contemporanei della letteratura americana (Fitzgerald, con "Il grande Gatsby" e il suo protagonista Nick Carraway), ma non sfugge alle suggestioni della narrativa psicologica e d'ambiente dell'europeizzato Henry James a cavallo tra Ottocento e Novecento, e - vivendo immerso in un universo più letterario che di autentiche relazioni - finisce con lo sbarcare il lunario a New york dove trova lavoro presso una casa editrice ambientalista e alloggio nell'abitazione di un eccentrico personaggio, Henry Harrison (Kevin Kline), dalle bizzarre frequentazioni, che sostiene di aver scritto in passato un'unica commedioa (un autentico capovaloro) che però gli era stata sottratta prima della messa in scena e di una possibile pubblicazione: a causa di ciò quelle promettenti premesse che lo avrebbero condotto a divenire una stella emergente del panorama letterario, si erano tramutate in un flop.
Louis a New York si confronta con le sue incertezze identitarie e le esplora a fondo, inziando una sorta di "lieve" doppia vita, alla ricerca della sua vera immagine, ovvero alla ricerca del congiungimento possibile di due immagini sdoppiate e divergenti.
Ciò avverrà con un complicato percorso di "formazione" nel quale avrà un ruolo determinante Henry Harrison, con l'impatto della sua bizzarra ed eccentrica umanità, ma anche con la coorte di altrettanto eccentrici personaggi che gravitano attorno a lui e che Ives, pieno di meraviglia e con levità comincia a frequentare, sentendosi - in qualche misura - pari tra pari. Alla fine, una sua possibile "adultità" si definirà meglio, pur senza tralasciare la sua attitudine ad rimanere una sorta di Peter Pan, con la promessa quasi compiuta che, grazie al contributo rilevante in termini di esempio di Henry Harrison, riuscirà ad andare avanti con il suo progetto di scrittura, con il riconoscimento che l'esercizio della scrittura - oltre ad essere luogo di rielaborazione delle proprie esperienze - può anche assumere una valenza (auto)terapeutica rispetto ad incertezze identitarie ed esistenziali.
Un film godibile, anche se a tratti noioso.
Notevole l'interpretazione di Kevin Kline, unico attore della storia del prestigioso premio cinematografico a conquistare un Oscar in un ruolo comico (per la sua interpetazione in "Un pesce di nome Wanda"), questa volta nei panni dell'eccentrico gentiluomo, capace di trarre profitto (in senso buono) da tutte le opportunità che gli offre la Grande Mela (un vero e proprio manuale di sopravvivenza nella grande metropoli, se si hanno pochi soldi e, ciò nonostante si vogliono coltivare interessi culturali elevati).
Altrettanto bravo Paul Dano, con un perfetto physique du role.
Una curiosità sono i baffi di Kevin Kline che, da molti confuso con lo stilista Calvin Klein (non sia mai), si toglie e si mette i baffi a seconda del genere di film in cui deve recitare. Questo, ha ispirato il divertente "Principio dei baffi di Kevin Kline" del critico cinematografico Roger Ebert, che si può illustrare in questo modo: quando Kline recita in un film comico i baffi rimangono e fanno bella mostra sotto il naso dell'attore americano, mentre quando Kline deve recitare in una pellicola drammatica, i baffi devono sparire. Lo si potrà facilmente verificare andando a spulciare uno a uno i titoli della filmografia di questo indimenticabile e impeccabile professionista dell'arte drammatica… anche se, è necessario dirlo, ultimamente ci sono state delle eccezioni.
Un film di Shari Springer Berman, Robert Pulcini. Con Kevin Kline, Katie Holmes, John C. Reilly, Paul Dano, Alicia Goranson, Cathy Moriarty, Patti D'Arbanville, Jason Butler Harner, Celia Weston, Marian Seldes, Alex Burns, Justis Bolding, Rafael Sardina, Marshall Factora, Kevin Scullin, David Boston, John Leighton, Graeme Malcolm
Titolo originale The Extra Man. Commedia, durata 105 min. - USA, Francia 2010. - Bim uscita venerdì 13 maggio 2011.
TRAILER