Quando ero piccolo, avvenivano sotto i miei occhi accadimenti misteriosi.
Vedevo che gli adulti, soprattutto le donne di casa, si trastullavano con strani oggetti piriformi di caucciù, forniti alla loro estremità d'un grosso beccuccio cavo nero.
Poi, ad attrarmi, c'era un altro dispositivo altrettanto misterioso che attizzava la mia fantasia: era un grosso recipiente cilindrico di vetro trasparente che, per quanto potevo capire, veniva riempito di liquido e sospeso ad un attaccapanni.
Spesso le donne anziane si riunivano in una stanza e preparavano solennemente questi oggetti che, abitualmente, stavani tutti i risposti in una grossa scatola di cartone.
Quando si riunivano per simili consessi, a me era precluso entrare.
Mi toccava rimanere all'esterno (la porta veniva implacabilmente chiusa a chiave), molto eccitato epieno di curiosità: rimanevo nei pressi, stando a spiare tutti i rumori e i bisbigli che trapelavano attraverso la porta, pensando che facessero chissà quali giochi dai quali io ero escluso.
Tutte queste operazioni avvenivano - non so perchè - nella stanza da pranzo che, per la bisogna, veniva sgomberata di ogni oggetto.
Nella preparazione cui potevo assistere, il tavolo veniva liberato e l'attaccapanni a piantana veniva portato dalla stanza d'ingresso dove stava di solito.
Fugacemente, vedevo che venivano introdotti pure quegli strani oggetti.
Una volta, frugando qua e là, scoprii il luogo dove venivano riposte perette e perettone di gomma e le usai allegramente per giocarci. Scoprii che potevo riempirle d'acqua e poi spremere fuori un getto con violenza. Era molto divertente: molto di più sicuramente che stare a trastullarmi con la pistola ad acqua che spesso d'estate mi veniva regalata, ma che mi era propibito usare nei mesi invernali e, soprattutto, dentro casa.
Il mio gioco fu scoperto ed io fui rimproverato aspramente.
Ovviamente, fui scoperto e mi si fece capire che si trattava di oggetti "proibiti", la conoscenza della cui destinazione d'uso "vera" mi doveva rimanere preclusa.
Malgrado la reprimenda, continuai a stare sempre dietro la porta quando la nonna e la mia prozia si riunivano nel chiuso di quella stanza in compagnia delle due signore che stavano a servizio da noi (l'anziana Marietta e la più giovane Maria, le quali - entrambe - avendo il debole per me, mi coprivano in tutte le mie monellerie oppure, quando non ci fu più Maria - il cui nome era da pronunciare con l'accento retratto sulla prima "a"-, la Vincenzina, una specie di Tordella con il parrucchino che nascondeva una quasi completa calvizie). Ma qualche volta non mancava l'assistenza di mia madre.
Era propri una faccenda di donne...
Poi, a distanza di anni, quando già grande, facevo gli studi di Medicina, studiando la stipsi e i metodi per combatterla, appresi che si trattava di banalissime perette per il clistere e che, per lo stesso uso, era destinata pure la grande boccia di vetro.
Tutto questo mi sono ricordato l'altro giorno, quando camminando in giro con la bici, ho scorto per terra sull'asfalto un bulbo di gomma nera, caduto ad un ciclista e parte della sua trombetta ad aria.
Potere del fluire delle libere associazioni...