Da piccolo coniavo spesso dei neologismi, talvolta per similitudine a partire dal processo di formazione di altre parole note.
Questa consuetudine, a volte, poteva provocare un certo imbarazzo, poichè ciò che io credev,o esprimesse un certo significato, invece ne possedeva un altro, magari anche sconveniente.
Una volta al mare ero intento a "buttare" sassi in acqua e ad ogni lanco ero sempre più sovraeccitato e compiaciuto.
E ad un certo punto, desiderando catturare l'attenzione della mamma, cominciai a gridare eccitato: "Mamma, mamma, guarda la buttana!", estrapolando un ipotetico sostantivo dal verbo "buttare".
La mamma, sentendosi imbarazzata (e da più grande, di questo imbarazzo, avrei potuto comprendere il perchè), prese a dirmi con voce suadente: "No, Maurizio, guarda che si dice lanciana, non buttana!", ma ovviamente senza spiegarmi perchè non potessi usare liberamente e con disinvoltura la parola "buttana".
Ma è rimarchevole il fatto che la mamma in quella circostanza abbia trovato il modo di correggere il mio mal detto, con un'altra espressione che, nello stesso, non tarpava le ali alla mia creatività lessicale. Quindi, anzichè, dirmi di usare tout court la parola "lancio", mi suggerì la parola "lancia-na", dando in qualche modo una validazione al mio neologismo (o quantomeno alla sua logica interna), addirittura proponendomi di esso un sinonimo costruito secondo un analogo meccanismo.