(Maurizio Crispi) Alcuni giorni fa sono rimasto colpito da una serie di foto, pubblicate nella bacheca del profilo Facebook della mia amica Elena Cifali.
Le foto sono un accorato reportàge per immagine sullo scempio e sul degrado della pineta di Nicolosi che è (o almneo) dovrebbe essere un luogo per tutti, un luogo da mantenere pulito e in perfette condizioni di uso perché tutti i cittadini se ne possano avvalere.
Elena ha commentato le foto con toni agguerriti, proponendosi di inoltrare - assieme ad altri cittadini della cittadina etnea in cui vive - una petizione al Sindaco di Nicolosi, perchè tutto ciò debba finire.
Le foto presentano, in modo impietoso, un orrendo scempio!
Ma, prima di intraprendere qualsiasi passo, occorrerebbe interrogarsi su alcune questioni che riguardano ciò che ci si attende dalle istituzioni e ciò che è invece di competenza dei singoli cittadini.
Nel generale pervertimento "istituzionale" della nostra società, segnalato da Ivan Illich: vedi ciò che scrive nel suo "testamento" spirituale dal titolo "I fiumi a nord del futuro. Testamento raccolto da David Cayley (Quodlibet, 2013), secondo cui - detto molto in sintesi - l'uomo occidentale ha perso il senso della responsabilità e della libera scelta, a partire dalla istituzionalizzazione del "samaritanesimo".
E, a causa di ciò, vi sono istituzioni preposte a svolgere una miriade di compiti che prima erano appannaggio dei cittadini, e tutto sulla base del "senso del dovere" e dell"obbligo".
E' chiaro che in questo modo nulla funziona più, come dovrebbe, perchè ciascun individuo non sente più alcuna responsabilità nei confronti della comunità cui appartiene, perchè "...tanto c'è qualcuno pagato appositamente che possa occuparsi di questa o talaltra cosa!".
Un tempo, quando era forte il senso della comunità (ma anche oggi nelle società tradizionali) ognuno si sente coinvolto intutto ciò che concerne non solo la comunità delle relazioni tra i singoli, ma anche il rapporto con i luoghi.
Laddove le comunicazioni dipendono dalla buona efficienza di un unico sentiero tutti coloro che vi passano si sentono in dovere di provvedere alla sua minuta manutenzione, qua rimuovendo una pietra caduta dal fianco della montagna, là rimuovendo un tronco caduto.
Quindi, per rispondere ad Elena e al suo più che giustificato cruccio, non bisogna lamentarsi solo delle Istituzioni che, presuntivamente, non fanno ciò che dovrebbero.
Anche se facessero tutto ciò che va fatto, si arriverebbe egualmente a degrado e all'incuria da lei segnalati.
Il problema in Italia è molto più avvertibile, tuttavia, che in altri paesi europei che hanno un'importante tradizione del senso civico (perchè forse non sonoo stati troppo contaggiati dalla "secolarizzazione" e dalla "istituzionalizzazione" del samaritanesimo.
Il problema vero, in Italia, sono le "persone" e la loro totale mancanza di senso civico e, soprattutto, di un sentimento per ciò che non appartiene a loro in quanto privati cittadini, ma che è della comunità (e ricordiamoci anche che in Italia non vi è stata alcuna preesistente tradizione delle cosiddette "terre comuni", i cosidetti "commons" nei paesi anglofoni).
Forse, in Italia, solo tra due o tre generazioni di serrati programmi educativi nelle scuole si potrà arrivare a vedere qualcosa, l'inizio di un cambiamento, auspicabilmente.
Sì, in casi come quelli segnalati da Elena, è giusto coinvolgere il Sindaco e le autorità preposte, ma ricordiamoci dell'altra faccia delle medaglia.
Che ci siano delle persone sensibili, è una fortuna, ma se le cose non si affrontano sotto il profilo educativo su larga scala, si sarà sempre punto e daccapo, perché se uno - per dire - è un genitore sensibile a queste tematiche, sara capace di educare i propri figli in questa direzione, a dispetto delle nefaste influenze mediatiche? Ma se non lo si è? Come avverrà mai la diffusione di una differente attitudine culturale e, nel caso specifico, nei confronti dell'ambientei?
E a non essere capace lo è - purtroppo - la maggioranza dei cosiddetti "cittadini".
Bisogna cominciare dalle scuole, ma non con cose teoriche: facendo in modo di coinvolgere i bambini in azioni praitiche e trasmettendo al tempo stesso i "principi" di rispetto dell'ambiente e delle cose comuni.
Se si procede in questa direzione, in modo serrato ed instancabile, allora saranno gli stessi bambini, futuri cittadini di domani, a divenire - con l'esempio - "educatori" dei propri genitori...
Se non si rompe la "trasmissione" generazionale delle regole dell'inciviltà e dello sprezzo per la cosa pubblica, attivando in primo luogo che siamo noi i veri colpevoli e che è nostra la responsabilità (senza tirare in ballo istituzioni che non svolgono i propri compiti) non si otterrà mai alcun risultato sensibile, né ci sarà riscatto.