La Donna dei Fiori di Carta. Un romanzo fuori dai generi sull'arte di raccontare storie nelle storie
(Maurizio Crispi) A volte succede che gli scrittori che abbiano dato una buona prova di sé in un genere letterario, subiscano la condanna di dover essere sempre misurati, in qualsiasi altra prova, con i parametri di quel genere che ha dato loro il successo. Accade, dunque, che se appena si discostano da quella traccia, vengano bistrattati in primo luogo dagli affezionati lettori che sono subito pronti a pugnalarli perché non si sono attenuti ad un canone personale già stabilito ed ampiamente esplorato. Insomma, il lettore medio desidera la ripetizione che è sempre consolatoria, ma non vuole mai cimentarsi con la creatività innovativa che richiede uno sforzo di adattamento. Per loro l'innovazione deve consistere soltanto nell'introduzione di nuovi elementi su di un canovaccio che deve sempre rimanere sostanzialmente identico. Il lettore medio è pigro, sotto questo profilo.
Mi viene da pensare alla disapprovazione scandalizzata che suscitò Bob Dylan nei suoi fan quando decise di passare dal folk al rock e a quanto tempo fu necessario perché i suoi aficionados si adattassero al cambiamento e all'idea che il loro idolo potesse "evolversi". Oppure, guardando al panorama della letteratura italiana contemporanea, c'è il caso (che conosco bene) di Luca Di Fulvio che, avviatosi alla scrittura di successo con dei noir e dei thrilleer, con molta fatica ed esitazioni ha cominciato a dare alla luce romanzi del tutto diversi che non erano assolutamente catalogabili con una semplice etichetta.
E, se i lettori fedeli leggono un'opera che non riconoscono come tipica del loro scrittore preferito, quasi automaticamente vanno a ricercare delle similitudini con altri scrittori: come se l'accostamento con altri conosciuti potesse essere rassicurante, ancora una volta.
Il piccolo romanzo di Donato Carrisi (La Regina dei Fiori di Carta, Longanesi, 2012), dato alle stampe dopo due thriller originalissimi, incalzanti, di grande spessore e di grande successo, mi è piaciuto proprio perché, rispetto ai precedenti, contiene questi aspetti innovativi con un forte slittamento verso la storia mistery (c'è il riferimento al "fantasma del Titanic"), intrisa di elementi poetici e di intense riflessioni sul vivere e sul morire. C'è da fare qualche accostamento con le opere di Baricco o anche con lo stile di Zafon, ma in ogni caso rimane un'opera sui generis che va goduta così com'è. Non sarei troppo severo con Carrisi per aver tentato di percorrere una strada diversa... semmai benevolo ed incoraggiante.
E' un libro sull'arte di raccontare storie, innanzitutto, una storia che contiene altre storie, con infiniti rimandi, sospensioni e riprese: una bella storia è quella che per essere tale deve essewre narrata più volte, ma che nello stesso tempo ha bisogno di ascoltatori attenti.
Ricordiamoci della felice invenzione letteraria che dfa da collante per il gigantesco corpus di racconti che costituiscono "Le Mille e una notte", tanto per fare un esempio.
E dentro il racconto di Carrisi ci sono tanti elementi intriganti che si intrecciano tra loro: l'elogio del fumo e l'arte del fumare, il canto delle montagne, l'affondamento del Titanic e la storia del misterioso Otto Feuerstein, la Grande Guerra e la battaglia di Monte Fumo.
"La prima volta che ho sentito la storia di Otto Feüerstein mi sono detto che sarebbe stata perfetta per un thriller. Mi sbagliavo. Perché questo è un noir. (...) La storia con cui ho cercato di dare una risposta all'enigma, prima di diventare un romanzo, ha avuto molte vite. È stata un monologo musicale per il teatro, con la magnifica colonna sonora di Vito Lo Re. Un soggetto cinematografico. Un racconto durante una lunga notte in mare. Una dichiarazione d'amore." (dalla nota finale dell'Autore, ib., p. 167).
(Dal risguardo di copertina) Il monte Fumo è una cattedrale di ghiaccio, teatro di una battaglia decisiva. Ma l'eco dei combattimenti non varca l'entrata della caverna in cui avviene un confronto fra due uomini. Uno è un prigioniero che all'alba sarà fucilato, a meno che non riveli nome e grado. L'altro è un medico che ha solo una notte per convincerlo a parlare, ma che ancora non sa che ciò che sta per sentire è molto più di quanto ha chiesto e cambierà per sempre anche la sua esistenza. Perché le vite di questi due uomini che dovrebbero essere nemici, in realtà, sono legate. Sono appese a un filo sottile come il fumo che si leva dalle loro sigarette e dipendono dalle risposte a tre domande. Chi è il prigioniero? Chi è Guzman? Chi era l'uomo che fumava sul Titanic? Questa è la storia della verità nascosta nell'abisso di una leggenda. Questa è la storia di un eroe insolito e della sua ossessione. Questa storia ha attraversato il tempo e ingannato la morte, perché è destinata al cuore di una donna misteriosa.
Notizie biografiche sull'Autore. Nato a Martina Franca nel 1973, si è laureato in Giurisprudenza con una tesi su Luigi Chiatti, conosciuto come «il mostro di Foligno», per poi seguire i corsi di specializzazione in Criminologia e Scienza del comportamento.
Nel 1999 ha iniziato l’attività di sceneggiatore per cinema e televisione.
Fra le altre, ha scritto la sceneggiatura di Nassiriya – Prima della fine per Canale 5 ed è autore di soggetto e sceneggiatura della miniserie thriller Era mio fratello per Rai 1.
Ha esordito nel mondo editoriale con il romanzo Il suggeritore (Longanesi 2009), grande successo che è stato ristampato in undici edizioni e ha conosciuto traduzioni in 19 paesi diversi.
Del 2011 è il suo secondo romanzo, Il tribunale delle anime (Longanesi).
Del 2012 è La donna dei fiori di carta (Longanesi).
Nel 2013, esce il suo terzo thriller di grande successo, L'ipotesi del Male, sempre per i tipi di Longanesi.