Stamane, ho avvistato nella ciotola dell'acqua di Frida (per chi non lo sapesse, la mia cagnetta) una macchia scura galleggiante.
Subito, di primo acchitto, ho pensato che potesse trattarsi di uno scarafaggio volante entrato dallo spiraglio lasciato nel pannello scorrevole della veranda.
Ma, quando sono andato per prenderlo, mi sono accorto che si trattava d'un esemplare della famigerata genia dei "Punteruoli Rossi" (Rhynchophorus ferrugineus), i coleotteri curculionidi che formano l'esercito sterminatore delle nostre palme (soprattutto gli esemplari di Phoenix canariensis e Phoenix dactylifera, ma anche di altre specie), giunto con una sua testa di ponte in un lotto di palme egizianegià infestate, acquistate a prezzo vantaggioso da uno dei nostri passati amministratori (ma questa forse è soltanto una leggenda metropolitana, che qui mi limito soltanto a citare, ma che trova riscontro persino in Wikipedia).
La bestiola non era annegata, a riprova del fatto osservato dagli entomologi che si tratta di animali "resistentissimi", a dir poco in possesso di molte più delle tradizionali nove vite che si attribuiscono al gatto.
Si, questo pensano gli entomologi del Punteruolo: che è una una macchina perfetta, indistruttubile.
Il Curculionide agitava le sue zampette, galleggiando sul dorso, molto miserevolmente.
L'ho raccolto delicatamente e l'ho infilato dentro un minuscolo barattolo di vetro, pensando che, di lì a poco, le forze lo avrebbero abbandonato.
Invece no!
Resisteva, la bestiola.
Muoveva le antenne, si agitava, dando la sensazione che volesse raggiungere una via d'uscita.
Sono rimasto sbalordito da tanta voglia di sopravvivere e dalla determinazione ostinata nel tentare, sino all'ultimo, di protendersi verso una possibile "uscita di emergenza", per proseguire la migrazione da una palma già distrutta ad una ancora integra da "attaccare".
Dilemma atroce per me, quindi.
Il primo impulso, devo ammetterlo, è stato quello di tenerlo segregato. Ho pensato: Un Punteruolo in meno, in giro per il mondo, forse una palma salvata.
Liberandolo, avrei potuto rendermi responsabile della morte d'una ennesima palma.
Eppure, vedere quella creatura prigioniera nel barattolo di vetro, zampettante e piena di energia, mi faceva intristire.
Certo, non sono un jaina, convinto assertore che qualsiasi forma di vita - anche la più piccola - possa essere sede della reincarnazione di un essere umano, invischiato nella concatenazione karmica - e quindi attento a non distruggerne nemmeno una: da qui, le attenzioni rituali messe in atto dai sadhu jaina nella preparazione e nel consumo del cibo e il fatto di spazzare il terreno davanti ai propri piedi con un ventaglia di piume di pavone.
Senza che fossi influenzato da suggestioni orientali, alla fine ha prevalso il rispetto della vita: e fu così che, al termine di una lunga elucubrazione sui pro e i contro della mia azione, ho deciso di rendergli la libertà e di consentirgli di riprendere la sua migrazione interrotta.
Spero soltanto che il Punteruolo rosso appena salvato non vada ad infestare - per debito di riconoscenza - la palma che ancora resiste nel giardinetto d'ingresso del mio condominio.
Fine dell'Incontro ravvicinato con il Punteruolo rosso