Lo scorso settembre (2012), alla visita ad Auschwitz-Birkenau, ha fatto seguito, dopo uno spostamento di circa 60 km, una sosta a Cracovia (Cracow), brevissima: c'è stato soltanto il tempo di un pernottamento, per un giro serale per la città (il 10 settembre), con un giro all'interno della cittadella fortificata e dei suoi dintorni, compreso il lungofiume, e per una corsetta mattutina con tanto di macchina fotografica al seguito per cogliere altre immagini di una zona della città non ancora coperta dalla passeggiata della sera (la mattina dell'11 settembre).
E' stata una sosta breve, ma sufficiente per rendersi conto che Cracovia é una città bellissima, alla stessa altezza - mi sento di poter dire, conoscendole entrambe - di Praga o di Budapest: una città piena di riferimenti storici, di testimonianze architettoniche di tutte le epoche e che, con le sue molte vestigia, tradisce il suo passato di Città imperiale (è stata per secoli l'antica capitale della Polonia) per nulla intaccata dagli anni di ferro del regime mortificante dei paesi di Oltre Cortina. Una città ariosa e vivace, piena di gente nelle strade, come in una qualsiasi città occidentale, molto vissuta ma in maniera quieta, senza frastuono e senza volgarità.
Le acque della Vistola che scorono placide al tramonto s'illuminano dei colori cangianti del cielo accrescendo il fascino di questa città.
Già, molte delle città polacche ancora non risentono troppo degli effetti più nefasti della globalizzazione.
Katowice ti offre uno sguardo su di una città dell'Est che ha avuto dei fasti, che è stata toccata e plasmata dal regime comunista (con i grandi palazzoni e gli alberghi alvear, oggi fatiscenti e alcuni tetramente chiusi senza più segno di vita), ma con un aspetto dignitoso, laborioso e di tensione evidente in un tentativo di continuo rinnovamento, rispettoso tuttavia dell'antico che è rimasto e della tradizione.
Per esempio, a Katowice si possono vedere ancora in funzione i tram degli anni Cinquanta, mentre altri sono stati ammodernati.
Poi, quello che si respira e che ti colpisce dovunque è la permanenza di un grande senso di civiltà, di consapevolezza delle tradizioni e di rispetto degli altri.
Niente spazzatura per le strade, niente senso di provvisorietà, se non là dove ci sono dei cantieri aperti, laboriosissimi ed efficienti, con turni di lavoro che vanno dalle 6.00 del mattino al tardo pomeriggio...
E, poi, quello che mi ha colpito sono i grandi paesaggi e vuoti tra una città e l'altra, costellati di piccoli villaggi tradizionali e le campagne che, per quanto vaste a perdita d'occhio, sono coltivate e curate.
Non c'è quasi nulla che indichi uno stato di abbandono, dovuto alla crescente inurbazione.
Le persone vivono dove sono nate, e sembrano accontentarsi di ciò che hanno, malgrado gli spot pubblicitari di ispirazione occidentale che istigano ad ogni sorta di neo-bisogni.
Si ha l'impressione vivida di un'organizzazione sociale che ancora non sembra essere stata guastata dal Verbo del consumismo efferato.
E quelle che seguono sono le mie impressioni "emozionali", che verranno tacciate forse come ingenue, ma queste sono state.
In Polonia
ho visto
preti, suore, monache, frati, seminaristi
in giro per le strade
Ho visto
venditori all'antica
indovati in negozietti delle dimensioni di un francobollo,
non strangolati dall'esistenza onnipresente
dei centri commerciali e dei super- ed ipermercati,
che sono la morte del commercio
inteso come impresa individuale o familiare
Ho visto
piccoli baracchini che vendono cose da mangiare
Negozietti minimalisti
Ho visto
niente spazzatura per le strade,
nemmeno una cartuzza o una cicca buttate a terra per sbaglio
Ho sentito
solo il cinguettio degli uccelli,
il vento tra le fronde e le foglie
lo scampanellio delle bici
niente suoni violenti,
clascson esplosivi
motori che urlano tirati al massimo dei giri
Ho visto
molte croci,
cappelle devozionali e votive,
chiese
cappelle
segni di culto religioso
popolare e condiviso
sparsi dovunque nel tessuto urbano
e nelle vie di periferia
Ho visto
appena l'inizio della globalizzazione selvaggia
il virus seminato dall''Occidente,
con il correlato della pubblicità martellante alla TV
Ma ho visto anche
negozi per la vendita di bevande alcoliche aperti H24
barboni pulciosi e con la barba
lunga ed incrostata di sporcizia
dormienti sulle panchine
con l'ultima bottiglia di birra bevuta
a far da guanciale
Ho visto
palazzi fatiscenti e abbandonati
anche nel pieno del centro delle città
alberghi di regime faraonici,
ora vuoti e mai più ripristinati,
con le miriadi di finestre
a notte oscure
come occhi accecati,
immerse nel sonno della morte
e negozi vuoti, finiti,
sbarrati con assi di legno
Ho visto
tossici che mendicano
sigarette e pochi spiccioli
Ho visto, nel complesso,
l'orgoglio di vite dignitose ben spese
con il senso del lavoro e della disciplina condivisa
in gente che vive con poco
senza ostentare nulla più del necessario
Ho visto,
ho sentito,
ho respirato
molto senso civico
e poco intrallazzismo italian way
Ho ammirato
grandi distese verdi e boschive
campagne abitate
piccoli villaggi fiorenti
terreni tutti ancora coltivati con amore
e per nulla lasciati all'abbandono e all'incuria
Ho visto
una nazione che basta a se stessa
dove non si vedono grandi folle di extracomunitari
dove tutti fanno di tutto,
anche i lavori più umili,
perchè sempre di lavoro si tratta
Le contraddizioni
maggiormente presenti a Katowice
e meno a Cracovia - la città del drago -
più tradizionalista, con il suo passato glorioso
di città imperiale
e antica capitale della Polonia,
bella e straordinaria con le sue chiese,
con i suoi ricordi di papa Paolo Giovani II,
suo vescovo,
con il suo possente castello
e con la Vistola che scorre placida ai suoi piedi
Ho visto in Cracovia una città
che nulla ha da invidiare
alla magica Praga
o alla regale Budapest.
Ho visto il riccio e l'istrice,
ho visto il ghiro occhieggiare dalla sua tana
ho visto cavalli che tiravano carrozze
magnicefenti come cocchi reali
Ho visto boschi selvatici
e campi coltivati
e le pianure della Slesia che si stendevano
a perdita d'occhio
con lievi ondulazioni
Ho visto tramonti solari
e albe nebbiose
Ho visto tutto ciò che serve
per desiderare di fare ritorno
Le foto sono di Maurizio Crispi
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