Palermo d'estate diventa una città fantasma con i suoi marciapiedi butterati e le sue strade dissestate, ricettacolo di ogni sorta di cose abbandonate, foglie secche, rifiuti e pattume, carte stracciate, fogli di giornale spiegazzate e fruscianti nel vento e merde di ogni genere, da quelle calcinate dal sole a quelle ancora calde, fresche e fumanti.
Sembra di vedere una città in uno scenario post-apocalittico, abbandonata dai suoi abitanti fuggiti da tempo.
Nessuno lavora più, tutto si ferma, in una paralisi messicana.
La merda sopraffina decora marciapedi ed aiuole...
E qualcuno cerca di nobilitarla, mettendogli le ali, facendo degli stronzi abbandonati parodie stercorarie di Icaro che, con piume incollate con la cera al torso e alle braccia - grazie all'ingegno del padre - cercò di volare in alto e raggiungere il carro del Sole nel suo quotidiano passaggio nell'alto del cielo.
E la sua hubrys lo uccise: il sole sciolse la cera e le piumme caddero tutte una ad una... e Icaro come un burattino non più sostenuto cadde e si schiantò al sole.
Perfino il posteggiatore abusivo se ne è andato, lasciando la sua sedia di plastica rotta vuota e inoccupata.
E' una città in fase di rottamazione quella che vedo...
Nel seccume e tra i rifiuti stercorari, rimangono soltanto le Trombe dell'Angelo che pendono inutili, incapaci perfino di far crollare le mura di Gerico fatte di montagne di pattume che si accumula senza sosta...
Dalle vetrine di negozi chiusi per ferie definitive occhieggiano manichini, alcuni impudicamente nudi, altri vestiti di tutto punto, con le fattezze inquietanti di uomini, donne e bambini che di notte escono fuori dalle loro alloggi di vetro per invadere le strade silenziose di cui sono re incontrastati.
E quel bel pomodoro rosso che sembrava un fiore carico di promesse succose si disfà lentamente sotto il sole e la canicola d'agosto.