Confesso di avere acquistato Gli Sciacalli (titolo originale: The Carrion Birds), secondo romanzo dello scrittore nordamaericano UrbanWaite, pubblicato in traduzione italiana da Piemme, (2014), perché, di primo acchito - prima ancora di conoscerne il contenuto - mi è piaciuta l'immagine di copertina, in sé potente che, in combinazione con il titolo (non identico a quello originale, come avrei scoperto in seguito, che è "The Carrion Birds") rimandava in qualche modo al film di Quentin Tarantino "Le Iene" (Reservoir Dogs), sua opera prima del 1992.
L'ho preso senza nemmeno darmi la pena di sfogliarne le pagine.
Scelta giusta. Uno di quei libri che si cominciano a leggere subito, appena entrano in casa.
Cosa che ho fatto puntualmente.
Un intreccio convincente, credibili ed intensi i personaggi.
Una storia di confine, come quelle di Cormac McCarthy, con morti e feriti, ma anche la profonda malinconia di quelli che sono sempre dei perdenti in una cittadina alla frontiera con il Messico - "Coronado" (fittizia: in Wikipedia si rinviene soltanto una "penisola Coronado", ma nessuna città con questo nome) - che, insensibilmente, una volta prosciugati i pozzi petroliferi e finita un'effimera stagione di ricchezza e di benessere, sta diventando una città fantasma che vive solo del suo passato, mentre trafficanti di droga spietati dei cartelli messicani la vogliono colonizzare.
Ray Lamar, l'eroe negativo di questa storia, è uno dei perdenti, ma anche suo antagonista (fratello nell'animo e per crescita) lo è altrettanto.
L'essere in posizioni avverse, il confronto tra agonisti e deuteragonisti, la possibilità di distinguere il Buono dal Cattivo in questo romanzo si dissolvono, annebbiati dalla polvere del deserto fine ed impalpabile, ma anche dal bagliore accecante del sole che pietrifica con il suo tocco ogni cosa.
Sono d'accordo con quelli che dicono che questo romanzo di Urban Waite, come anche il primo ad essere pubblicato in Italia, rimandino alle prove letterarie di Don Winslow o di Elmore Leonard.
Ma mi sentirei più propenso ad un accostamento con McCarthy: la prosa di Urban Waite è ben più articolata e pensosa e c'è il paesaggio - in questo caso un paesaggio urbano degradato che tende ad essere inghiottito dalla natura a fare da elemento corale dominante.
Letto in gran parte in aereo, viaggiando da Palermo a Londra, l'11 maggio 2014, nel giorno della Festa della Mamma (ma questo che c'entra? Mi è venuto in mente e l'ho scritto. Tutto qui).
(Dal risguardo di copertina) Infallibile con la pistola. Preciso, freddo, calmissimo. In questo Ray Lamar è sempre stato davvero bravo. Ma, per il resto, non si può dire che abbia un curriculum impeccabile: ha un figlio che neanche si ricorda di lui, una moglie che non c’è più e che lui non ha saputo proteggere e un padre che ha smesso di credere nel figlio molto tempo fa. È per questo che Ray ha deciso di mettere fine alla sua fuga perpetua, e tornare a casa, a Coronado. Niente più affari col cartello, niente più morti ammazzati. Peccato che Memo, il suo capo, narcotrafficante spietato e vendicativo, non sia troppo d’accordo. Perché per Ray Lamar c’è ancora un ultimo lavoretto da sbrigare. Un lavoretto molto delicato. C’è di mezzo il giovane nipote del boss. E qualcosa di ancora più prezioso: una grossa partita di droga da recuperare al più presto. È l’ultima volta, si dice Ray. Eppure, scoprirà, non sempre le seconde occasioni sono concesse.
Adrenalinico, esaltante, dal ritmo implacabile: il nuovo thriller di Urban Waite è pane per i denti di chiunque abbia girato voracemente le pagine dei romanzi di Elmore Leonard, Cormac McCarthy, Don Winslow.
(Presentazione in Inglese) Set in a small town in the Southwest, a soulful work of literary noir rife with violence, vengeance, and contrition from a fresh voice in fiction-the author of the highly acclaimed The Terror of Living
Life hasn't worked out the way Ray Lamar planned. A widower and father who has made some tragic mistakes, he's got one good thing going for him: he's calm, cool, and efficient under pressure, usually with a gun in his hand. A useful skill to have when you're paid to hurt people who stand in your boss's way.
But Ray isn't sure he wants to be that man anymore. He wants to go home to Coronado, New Mexico, to see the twelve-year-old son he hopes will recognize him. He wants to make a new life far from the violence of the last ten years. One last job will take him there. All he has to do is steal a rival's stash. Simple, easy, clean.
Ray knows there's no such thing as easy, and sure enough, the first day ends in a catastrophic mess. Now, the runners who have always moved quietly through this idyllic desert town on the Mexican border want answers. And revenge. Short on time, with no one to trust but himself, Ray must come up with a clever plan or Coronado's newly appointed lady sheriff will have a vicious bloodbath on her hands.
Relentlessly paced and beautifully orchestrated, with refreshingly real, vulnerable, and very human characters and a vivid sense of place, The Carrion Birds is an unsettling and indelible work of literary noir in the tradition of Cormac McCarthy, Elmore Leonard, and Dennis Lehane.
Nota bio-bibliografica. Urban Waite, appena trentenne, vive a Seattle, dove è nato. Il suo primo romanzo, "Ringrazia che sei vivo" (Piemme, 2012), è stato un successo internazionale di pubblico e critica che lo ha consacrato tra i nuovi talenti del thriller americano. Gli sciacalli ha avuto la stessa accoglienza, ed è valso a Waite paragoni con mostri sacri come Don Winslow ed Elmore Leonard.
Presto diventerà un film.
Per i primi due romanzi pubblicati nella sua carriera di scrittore ha raccolto innumerevoli consensi, critiche positive ed anche premi e riconoscimenti letterari.
Sta lavorando ad un terzo romanzo che sarà pubblicato alla fine del 2014, con il titolo (in lingua originale) di "Sometimes the Wolf".