Pubblico volentieri queste riflessioni della mia amica e collaboratice sul Magazine "Ultramaratone Maratone e Dintorni", Elena Cifali, per le quali non c'è bisogno nè di commentonè di introduzione.
(Elena Cifali) Ho volutamente taciuto in questi giorni di fine anno, perché il 2013 è stato per me un anno bellissimo.
Ricco di soddisfazioni di ogni genere, colmo di emozioni intense e condito di passionalità. Fiero e rigoroso in alcuni periodi, morbido e tenero in alcuni altri.
Mi dispiaceva che finisse. Come tutti gli addii è stato doloroso dovermene staccare, lo ritengo l’anno in cui maggiormente sono cresciuta sia fisicamente che mentalmente. Moralmente lascio ancora molto a desiderare, ma ad una ragazzaccia come me la morale fa quasi impressione.
L’ultimo giorno dell’anno ha piovuto a dirotto per quasi tutto il giorno fin dal mattino presto. Solo col calare della sera e con il sopravvento delle tenebre la pioggia ha cessato di cadere. Come se il cielo, distrutto dal dolore per causa di questo abbandono, avesse voluto piangere finchè ne avesse avuta la forza. Poi, con la stanchezza arriva anche la rassegnazione ed allora le lacrime cessano.
Silenzio surreale qui in montagna, anche i botti di fine anno sono stati ridimensionati, chissà, forse la crisi si fa sentire anche in questa circostanza.
Il 2014 arriva come una benedizione per tanti, come se bastasse strappare l’ultimo foglio del calendario per essere migliori, diversi. Ed allora tutti pronti a fare gli auguri, a regalare parole benevole, a dirsi che ci si vuole bene. Baci, abbracci, effusioni.
Mah!
Sono 40 anni che assisto alle solite scene.
In televisione il Presidente della Repubblica Italiana – mamma mia che parolone!
Presidente di Che? Della Repubblica!
Quella fondata sul lavoro!
Con tutto il rispetto che porto alle persone anziane, io ho visto solo un vecchio di quasi 90 anni che dovrebbe stare a casa a godersi i nipoti e raccontare loro la storia del nostro paese vissuta in prima linea, così come faceva mio nonno quando mi raccontava la sua storia della Seconda Guerra Mondiale, delle malattie e della miseria vera.
Chiacchiere perse quelle di questo vecchio in giacca e cravatta.
Grazie a Dio il mio nuovo anno l’ho salutato in casa mia, con gli amici che avevo scelto io, gli stessi che da anni condividono con me la gioia dell’abbandono e del saluto. Gli stessi con i quali rido e scherzo facendo girare sul tavolo i regalini riciclati della nostra meravigliosa “tombola degli orrori”.
Il prossimo 31 dicembre inviterò il signor Presidente in casa mia a festeggiare insieme a noi, a mangiare lenticchie e cotechino, scacciate fatte in casa e polpettone coi i piselli. E chissà che stavolta non sia lui a fare tombola e portarsi a casa il “Babbo Natale ferma tovagliolo”, già, proprio quello col buco nella pancia!