Oggi mi sono imbattuto nello stesso incidente adombrato in quella canzone, mentre stavo per entrare al Punto Einaudi di Palermo e ho appunto pestato una "merda di cane"..., avvertendo sotto il piede una viscida sensazione di scivolosità e di appicicume.
E, in questo caso, ho decisamente usato la parola più appropriata
A nulla è valso un ripetuto strofinamento della suola della scarpa sul marciapiedi e la sua ripetuta immersione in una provvidenziale pozza d'acqua, fresca dalla pioggia del giorno.
La sozzura - ahimé - rimaneva inestricabilmente attaccata alle filettature della suola...
Vallo a trovare in questa stagione, del resto!
Francesco Passarello, titolare del Punto Einaudi, mi ha detto: "Qui tu non entri!" (come a dire: Pattti chiari ed amicizia lunga...).
Ed io: "Come faccio? Io voglio entrare. Non puoi farmi rimanere fuori!"
"No, fa Francesco, assolutamente no. Non se ne parla nemmeno!".
Gli ho detto allora: "Hai un sacchetto di plastica?"
"Sì", mi fa lui.
"Bene, allora dammelo", faccio io, imperioso.
"Perchè?"
"Dammelo e ti faccio vedere!"
Detto, fatto.
E così sono entrato al Punto Einaudi con il piede ben imbacuccato...
E naturalmente mi sono fatto immortalare...
Come non ricordare, a questo punto, la mitica canzone di Elio e Le Stoire Tese?