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La vita rubata. Memorie di un quasi adatto tra manicomi elettrici e servizi territoriali difettosi di Giuseppe Trevisan, pubblicato da Nuovadimensione, nel 2022 (con una precedente edizione nel 2015 per Futura Edizioni) è un testo tra diario e memoir, molto interessante e attuale, il cui l’autore, creando un personaggio fittizio che è il soldato Pino Lancia, racconta le sue personali vicissitudini a partire dal primo internamento in manicomio e poi, attraversando una serie di contatti successivi con le istituzioni psichiatriche, nel periodo cruciale che vide poi la promulgazione della legge 180 del 1978, e - a seguire - con i servizi psichiatrici nati successivamente a tale data. Le sue esperienze si svolgono a Udine, Pordenone e dintorni.
Il volume è completato da un inserto fotografico che illustra momenti diversi della vita di Giuseppe Trevisan e che offre degli scorci sull’ospedale psichiatrico di Udine.
Il volume è arricchito da una postfazione scritta da Giorgio Simon, che ha avuto un ruolo importante come dirigente nell’Agenzia regionale della sanità del Friuli Venezia Giulia, con il titolo “La vita rubata, note storiche su servizi e diritti”
A chiusura, con il titolo ”Apriamo quelle porte: colloqui sanvitesi con Mario Novello“, segue la trascrizione di due incontri promossi dall’Associazione Fuoritema, avvenuti a San Vito al Tagliamento nel novembre 2018 e nel gennaio 2019 in cui lo stesso Mario Novello nella forma di una lunga intervista racconta le esperienze di transizione dell’assistenza psichiatrica in Friuli Venezia Giulia dopo il 1978, ma includendo anche - ovviamente - importanti considerazioni e ricordi del suo lavoro a fianco di Franco Basaglia, a Trieste.
Viene da ultimo, ma di importanza per l’inquadramento generale dell’opera, un commento a firma della Aps Fuoritema, che nella sua qualità di associazione che lavora per l’inclusione sociale, ha promosso la pubblicazione del volume e che, nelle sue parole conclusive, pone sul tappeto dei nodi problematici attuali e scottanti sullo stato dell’arte dell’assistenza psichiatrica in Italia.
Dalla postfazione di Giorgio Simon: “La vita rubata attraversa la storia dei diritti e delle istituzioni italiane di mezzo secolo. Racconta della sanità militare, dei manicomi, del ricovero coatto di quello volontario, della nascita dei servizi territoriali e dell’applicazione della legge 180. Ma soprattutto racconta che fino a molti anni fa anche in Italia era considerato normale rinchiudere una persona malata, maltrattarla, privarla di ogni diritto e dimenticarsi di lei“
(Quarta di copertina) Il soldato Pino Lancia ha difficoltà d'inserimento nel mondo militare e cerca tutte le scappatoie per sfuggirvi: ma inutilmente. Ci viene inserito a forza in quel groviglio di serpi. Persino un vecchio amico di suo padre, un alto ufficiale, non riesce a fargli ottenere l'esonero. Così Pino Lancia viene internato in manicomio (perché a giudizio del direttore dell'ospedale militare ha ottenuto troppi giorni di convalescenza) in un padiglione di "malati"; e comincia il suo calvario. Si rende conto che l'ospedale psichiatrico provinciale non guarisce, anzi, peggiora la situazione: gli psicofarmaci profusi a piene mani, gli elettroshock, il lettino di contenzione, il cibo scadente, peggiorano il suo stato di salute, e lo gettano sull'orlo della follia. In appendice, un importante contributo di Mario Novello sugli anni in cui ha lavorato con Franco Basaglia.
L’autore. Giuseppe Trevisan detto “Pino Lancia” nasce a San Vito al Tagliamento (Pordenone) il 2 marzo 1949. Compie studi regolari mostrando però attitudine per le materie umanistiche e, in particolare, per letteratura e poesia.
Fin dalla giovinezza conosce il disagio psichico.
Entra nel mondo del lavoro provandosi nei più svariati mestieri: ristoratore agente di commercio, bracciante agricolo e anche “operatore psichiatrico“ ha pubblicato le raccolte di poesie “Le lacrime di Dio” (2007) e “Angeli di strada“ (2010)
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