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Ho letto con grande piacere il recente romanzo di Italo Bonera, È stata legittima difesa, pubblicato da Ianieri (Le Dalie Nere), nel 2024
Innanzitutto come classificare questo romanzo?
Beh! Io lo collocherei sicuramente nell’ambito del noir come genere letterario anche se vi è, al contempo, una forte componente di studio psicologico del personaggio principale che fa guadagnare a questa narrazione punti per una pole position anche in una dimensione letteraria più generalista e meno di genere, legandola peraltro anche a una dimensione sociologica dell’attualità del femminicidio e della fucina interiore da cui scaturiscono questi crimini.
Il protagonista Gabriele è - come dice il risvolto di copertina - un maschio molto “basic”: poche aspirazioni, ma un impiego stabile, una famiglia tipo fatta di moglie e due figli, vita di routine piena di impegni lavorativi e familiari in una città di provincia.
Dentro di lui, tuttavia, si agitano delle forze oscure di cui non ha grande consapevolezza: e si tratta di forze sulfuree che scaturiscono da un passato di cui non ha memoria e in cui si deposita greve peso d’una tragedia familiare da lui personalmente vissuta (o, forse, direttamente provocata dalle sue passioni e consuetudini di piccolo chimico in erba).
Vi è anche il continuo dialogo con un compagno, amico immaginario, il “vecchio con il Campari”, con il quale si confronta e discorre nei momenti critici.
Le forze oscure sono tenute a bada anche nella sua consuetudine con le armi da fuoco e con la sua frequentazione di un poligono di tiro.
Emerge e si fa sempre più evidente una componente immaginaria e allucinata nella vita quotidiana di Gabriele che rende gli incontri con altre persone, anche per via delle sue incombenze lavorative, dense di significati e di possibili sviluppi
Ed è quello che accade nell’incontro con l’enigmatica Leonarda, di cui Gabriele - dopo un casuale primo approccio - diviene amante. Ma poi chi sia “veramente” Leonarda rimane del tutto inesplicato, se cioè sia un personaggio reale, oppure reale, sì, ma trasmutato dalle elucubrazioni e dai costrutti immaginativi di Gabriele.
Vi è in definitiva, in questo processo, la rappresentazione di un delirio nel suo farsi, un percorso nel quale il delirio diviene il modo attraverso cui il delirante si va costruendo man mano un mondo accettabile all'interno del quale muoversi,
Dal momento del fatidico incontro in poi gli eventi interni ed esterni evolvono rapidamente verso un esito drammatico.
Non starò a raccontare ulteriori dettagli della trama, per non fare da spoiler a chi si accingesse alla lettura di questo romanzo che consiglio vivamente.
La cosa davvero interessante di questa quinta prova letteraria di Italo Bonera è stata la capacità di sollevarsi dalla letteratura di genere (come sarebbe stato un semplice noir) per entrare in un ambito letterario di più ampio respiro in cui si intersecano piani diversi che sono quello immaginario del protagonista e quello della vita reale assieme alle ossessioni del controllo che caratterizzano il nostro vivere quotidiano e che, in alcuni casi, possono diventare dei demoni potenti che condizionano il nostro agire, guidandolo a volte verso le più drammatiche conseguenze.
Ho detto che, nella lettura, si va rapidamente verso la fine dal momento dell’incontro con Leonarda, ma tengo a precisare che questo avverbio “rapidamente” riguarda l’assetto psicologico del lettore nello scorrere le pagine del romanzo, che letteralmente volano via, poiché in realtà in questo incontro e nei suoi sviluppi c’è tutto il romanzo.
Ritengo che sia anche fortemente drammaturgico l’espediente cui ricorre l’autore, cioè quello di introdurre, come intercalare, un punto di vista esterno, di tipo - direi - giudiziario, che cerca di ricostruire le dinamiche degli eventi ex-post, in una supposta aula di tribunale, fornendo al lettore la possibilità di aggiungere - come in un puzzle - le ultime tessere mancanti della storia, volutamente omesse e fornendo al tempo stesso un inatteso sviluppo collaterale, con l’aggiunta di un ulteriore punto di vista.
(Risvolto) Nello squallore d’una provincia asfittica, dove ognuno non riesce a comunicare se non con sé stesso, Gabriele, quarantenne basic, vive una mediocre normalità: la bella moglie, i figli, gli amici del bar, la macchina, il lavoro. E un immaginario ascoltatore delle sue lamentazioni, “il vecchio del Campari”, sintomo d’una precarietà di equilibrio, detrito d’un trauma passato. La routine del protagonista viene sconvolta dall’incontro con Leonarda, decisa a succhiare la vita fino all’ultimo respiro e a fare tutto ciò che non hai mai osato prima, senza rimpianti e finché il destino glielo concederà. La loro relazione clandestina è magnetica, irrazionale, sensuale e diventa in breve uno scontro tra mondi in rotta di collisione, mettendo in luce i rapporti tossici di Gabriele e la sua smodata ansia di controllo
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L’autore. Italo Bonera è nato e risiede a Brescia. Insieme al conterraneo Paolo Frusca, è l’autore di “Ph0xGen! Mille soli per l’impero“, romanzo ucronico giunto finalista al concorso Urania nel 2006 e quindi pubblicato per la prima volta nel 2010 da Mondadori, nella collana Millemondi. Ha collaborato con Frusca anche alla realizzazione della raccolta di racconti fantascientifici “Cielo e ferro. Il futuro è cambiato” (La Ponga, 2014). Nel 2013, Gargoyle ha dato alle stampe il suo thriller distopico dal titolo “Io non sono come voi”.
(da "Brescia oggi”) Ha cominciato a scrivere, scrivere sul serio, vent’anni fa. Senza chiedersi se fosse tardi, a quarant’anni compiuti. Tu chiamala, se vuoi, urgenza. Vent’anni senza fermarsi mai: «Sono al mio quarto romanzo, devo terminare la stesura del quinto. Ho concluso racconti innumerevoli, sto lavorando ai prossimi due. Due o tre. Dopodiché avrei in animo di fare un altro paio di romanzi». Ci arriverà, Italo Bonera. Gli basta andare dove lo porta il cuore, come dimostra «Il male che fa bene»: edito da Calibano, fresco d’uscita, storia di una vita che non concede tregua ed è un forte sentire in ogni suo attimo.
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