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Ho sognato
E sembrava tutto così vero che quando mi sono svegliato non potevo credere che avessi sognato
Era sicuramente un sogno molto complicato dove succedevano tante cose
Posso dire, con certezza, che mi trovavo in una specie di resort vacanziero al mare con altri con i quali condividevo anche un piccolo appartamento
Succedevano varie cose
Sguazzavamo nell’acqua
Giocavamo
Ci inseguivamo
Eravamo adulti, ma ci comportavamo come se fossimo bambini
Alcune cose le ricordo meglio
Per esempio - e questa è la parte topica del sogno - ero su un grande molo di pietra e dovevo scendere verso il mare per potermi tuffare e poi nuotare
Il molo aveva una struttura piramidale e si presentava con ampi gradoni quasi fosse una piramide azteca
I gradoni quanto più ci si avvicinava al mare erano ricoperti di una rigogliosa crescita muschiosa e viscidi
Bisognava fare tanta attenzione, e muoversi cautamente, perché c’era il rischio molto concreto di prendersi un bello scivolone
Ed io, per l’appunto, ero molto cauto e circospetto
Gli ultimi gradoni erano occupati da ragazzini distesi a prendere il sole, dopo aver giocato in acqua
[questa visione mi faceva ricordare del moletto del Club Canottieri Ruggero di Lauria che frequentavo da ragazzo e da giovane adulto: quella struttura era meta ambita di tanti ragazzini, non figli di soci, che venivano anche da lontano, lungo la spiaggia o magari a nuoto (aggirando il ruvido Pietrino che faceva da guardiano e da argine rispetto alle infiltrazione esterno) e che dal rustico molo di pietra facevano gara di tuffi, talvolta con molto rischio, quando si lanciavano dalla parte alta del molo e l’abilità era quella di darsi molto slancio per cadere oltre il camminamento di calcestruzzo a pelo d’acqua. Se non ci si dava abbastanza spinta per cadere il più lontano possibile, c’era il rischio molto concreto di farsi del male. Io li guardavo da lontano, questi ragazzini che saltavano instancabili in acqua per poi risalire e rilanciarsi, e pensavo che fossero dei temerari, dei Kamikaze e che, in modo irriflessivo, mettessero a repentaglio la propria incolumità. Ma quando ero molto più giovane anche io mi lanciavo dalla parte alta del molo; ma ero ben più atletico e allenato di adesso]
Ne scavalcavo uno (di quei ragazzini distesi a prendere il sole) per arrivare ad una scaletta di ferro che scendeva verso il mare: non mi fidavo a tuffarmi, poichè temevo di sbattere la testa sul fondo, di farmi del male oppure di rimanere paralizzato
E quindi afferravo i montanti di questa scaletta e cominciavo a scenderne i gradini, anche essi muschiosi e viscidi
Ma non appena mettevo piede sul primo gradino di ferro, la distanza tra me e la superficie dell’acqua all’improvviso si dilatava (un effetto quasi psichedelico…)
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Mi sembrava di essere in cima ad una gru o proteso nel vuoto come un cultore del Bangee Jumping, fermo sul ciglio o sospeso, subito prima di lanciarsi o della caduta vertiginosa nell'abisso
Molto cautamente mettevo un piede dietro l’altro, scendendo un gradino alla volta, per cercare di raccorciare la distanza tra me e la superficie dell’acqua che, invece, sembrava allontanarsi sempre di più
Non sapevo cosa fare
Ero spaventato
Sentivo di soffrire di vertigini; la testa mi si faceva leggera
Sudori freddi mi imperlavano la fronte e mi scolavano sugli occhi, costringendomi a chiuderli e strizzarli
Temevo di mollare la presa da quei montanti di ferro ossidati e rugginosi, oppure di scivolare e andare a schiantarmi sulla superficie dell’acqua che, da quell'altezza, sarebbe risultata dura come cemento
Stringevo ancora più convulsamente i ferri e le nocche si sbiancavano per lo sforzo
Per di più, la scaletta cominciava a compiere delle evoluzioni come se fosse animata di vita propria: ed erano dei movimenti serpentiformi, sinuosi; pareva che volesse scrollarmi di dosso
Altri che, come me, la percorrevano, sopra o sotto di me, incerti, se ne staccavano e cadevano giù come frutti troppo maturi
Mi pareva di rivedere le scene terribili di coloro che, in preda al panico, si lanciavano nel vuoto da una delle Twin Towers, avvolta dalle fiamme e prossima a crollare
Io stesso, ad un certo punto, mollavo la presa e andavo giù in caduta libera, verso l’acqua scintillante e facevo un enorme Splash!, quando il mio corpo impattava
Mi riprendevo, miracolosamente illeso, e nuotavo verso la riva
Malgrado la paura sperimentata, era stata un’esperienza sublime
E mi sentivo rinvigorito
Era come se, attraversando quei momenti perigliosi, avessi accumulato molto prezioso Chi, anziché disperderlo
Poi succedevano tante altre cose, che però adesso non son più riuscito a ricordare
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