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In questo sogno
devo riprendere a lavorare
presso un Centro di Salute Mentale
Quando arrivo c’è un’enorme confusione
Ho portato con me la corposa cartella clinica
di un utente in trattamento presso il centro
che si occupa di tossicodipendenze
per poter fare una verifica congiunta
e un incrocio dei dati
Vedo volti conosciuti,
anche se invecchiati
e con i segni del tempo
impietosamente incisi sui volti
La confusione deriva dal fatto
che sono in corso attività di formazione
destinate al personale sanitario
Aspetto e aspetto
e la cosa va per le lunghe
Sono tutti riuniti in plenaria
Gli operatori sono tantissimi,
forse centinaia
Più che un’attività di formazione
pare di vedere l’evolversi
di un convegno o di un congresso
Mi guardo attorno e vedo
ampi spazi
corridoi che divergono
cartelli di segnaletica
per raggiungere ambulatori e laboratori
L’attesa si protrae
Ogni tanto scambio una parola al volo
con qualcuno
Mantengo l’anonimato
Ma d’altronde chi dovrebbe
(o potrebbe) riconoscermi?
Ho sempre la cartella clinica con me,
ingombrante come non mai
Noto che sono presenti
anche militari
che formano dei piccoli capannelli
da cui si levano voci tonanti
che dialogano di controlli a distanza
per mezzo di micro-spie
e altri dispositivi tecnologici di controllo
di ultima generazione,
compresi quelli fondati su impianti intracorporei
di elementi nano-tecnologici
Alcuni che passano indaffarati
mi dicono che devo attendere
che si concluda una delle lezioni del corso
Mi sento un po’ un Candido
Che ci faccio qui?, mi chiedo
Mi sento come uno psichiatra riluttante
Finalmente la porta si apre
ed entro nella stanza adibita ad aula
Sono tutti là, i colleghi-corsisti
(tutti di molto più giovani di me)
eccitati e ciarlieri come scolaretti
che possono avere finalmente
la loro agognata ricreazione
e i relatori di prima seriosi
che ripongono carte e libri
nelle loro borse capaci,
adatte al ruolo
Mi avvicino al loro tavolo,
posto più in alto
rispetto alle sedie dei discenti,
e mi presento
Alcuni mi riconoscono,
altri no, perché troppo giovani
Dico loro il motivo della mia presenza
Mi aspettavano, dicono,
poiché io dovrei essere
il relatore principale della lezione successiva
Spiego che di questo non sapevo nulla
e che quindi non ho predisposto nessuna traccia
e nemmeno una presentazione in powerpoint,
in termini di materiali, slide e quant’altro,
come oggi si usa,
anziché fondarsi sulle capacità oratorie e sulla cultura
dell'oratore di turno
Non ho nemmeno preparato
i soliti test a risposte multiple
per valutare il livello di conoscenza
della tematica proposta
da parte dei discenti
prima e dopo l’attività didattica
(sempre come si usa fare oggi)
Va bene, dico,
cercherò di arrangiarmi improvvisando,
andando a braccio
(d’altronde, nella mia vita passata,
sono sempre stato maestro d’improvvisazioni)
L’attività di formazione
riguarda le Dipendenze Patologiche,
con e senza farmaci,,
e quindi dovrei farcela,
senza troppe difficoltà
Mi rimbocco le maniche della camicia
(parlando in metafora)
e comincio
(Dissolvenza)
In un sogno precedente
a questo di cui ho appena scritto
si verificavano varie cose inquietanti
che non riferisco tutte per brevità
Uscivo da una casa dov’ero ospite
per un banchetto festivo
e mi ritrovavo in una vasta piazza
All’improvviso cominciavano
a scendere dall’alto fluttuando
delle piccole sfere
lievi come bolle di sapone,
apparentemente innocue,
solo che s’intravedeva al loro interno
una masserella di plasma
in movimento
Cosa poteva essere?
Una forma di vita aliena?
Stavo forse assistendo
all’inizio di un’invasione della Terra
da parte di sconosciuti ET?
Scappavamo a perdifiato,
per metterci al riparo
L’idea folle era che se solo
una di quelle bolle ci avesse sfiorato
dissolvendosi,
il plasma di cui erano veicolo
si sarebbe subito insinuato
sotto la nostra pelle,
prendendo possesso dei nostri corpi
e iniziando a controllare le nostre menti
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Una sorta di invasione degli ultracorpi,
insomma,
provenienti dallo spazio profondo
(o che siamo piuttosto dei Gizmo?)
Insomma, a tutta velocità, rientriamo
nella casa da cui eravamo usciti
poco prima
e ci barrichiamo dentro
La casa è stata costruita come una fortezza,
proprio in previsione di simili eventi,
ed è dotata di persiane e di porte
di acciaio molto spesse
ed impenetrabili
Qui, davanti ad un variegato consesso,
mi ritrovo a discutere di un libro
che ho letto di recente
Sono seduto ad uno scranno,
in posizione elevata rispetto agli altri
Parlo loro del libro
Alcuni degli uditori si oppongono,
dicendo che il testo è banale e insulso
Io ribatto, facendo notare
che bisogna arrivare alla seconda parte,
perché li c’è un punto di svolta
che fa davvero la differenza nell’impianto narrativo
Uno che ha le fattezze di un paziente
della CTA dove lavoro
mi chiede “Ma dove si compra questo libro?”
con quel modo che indica la sua totale incapacità di essere autonomo
e di occuparsi di se stesso
Io mi irrito fortemente di questa domanda
perché interrompe il filo dei miei pensieri
Rispondo: Ma cosa posso dirti?
Lo puoi trovare in una qualsiasi libreria,
oppure lo ordini su Amazon
o sul sito della Feltrinelli!
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Intanto, mi accorgo che dei filamenti
fuoriescono dal polpastrello
dell’indice della mano sinistra
Sembrano di un materiale organico
e paiono vivi, poiché si muovono,
compiendo dei movimenti fluttuanti
(orrore!)
Li afferro con l’altra mano
Comincio a tirare
Sono resistentissimi
Alcuni si spezzano
Altri rimangono
Li afferro meglio
e comincio di nuovo a tirare
per sradicarli,
questa volta senza strattoni,
ma in progressione
Ed ecco che viene fuori
una formazione vermiforme,
traslucida
Tiro, tiro,
anche se mi pare di svenire
per l’orrore e il disgusto
Ed ecco che, con un ultimo strappo,
il mio esserino alieno
è del tutto fuori
Si agita e si contorce
Ora dovrò decidere come disfarmene
E, di colpo,
in preda all’ansia e al terrore,
mi sono svegliato mugolando
(anche se ho trovato amorevole assistenza)
In un momento successivo
sono di nuovo in un CSM
e qui devo confrontarmi
con i colleghi sulle situazioni di alcuni pazienti
ma il confronto non avviene mai
ed io rimango in attesa
sorseggiando un calice di vino
e leggendo un libro
Al mio risveglio sono uscito all’aperto
Erano già le otto del mattino
L’aria era leggera e frizzante
e, nelle ultime ore di buio,
aveva piovuto parecchio
senza che me ne accorgessi
Forse, mentre ero asserragliato
nella mia fortezza,
con il favore della pioggia
era avvenuta la temuta invasione aliena
Mi accorgevo che numerosi filamenti organici
sporgevano da alcuni punti della mia cute,
muovendosi come antenne sensoriali,
ma - a questo punto -
non mi rimaneva altro da fare
se non accettare serena-mente
la nuova realtà e il nuovo corso
E poi ancora,
ecco un altro frammento di sogno
Qui ero in auto (la mia auto)
ferma (bloccata)
dietro una compattatrice dei rifiuti
Ma questa è particolare ed ingombrante
perché ha un grosso rimorchio
delle stesse dimensioni del carro trainante
Io che sono bloccato dietro
vedo sporgere dal cassone
dei capelli bianchi candidi
e ho un brutto presentimento
Scendo dall’auto urlando:
Fermi! Fermate tutto!
C’è una donna anziana nel cassone!
Tiratela fuori!
Salvatela!
Quelli - la crew - con qualche ritardo
fermano il motore e scendono dall’abitacolo
Nel mentre una donna anziana e malmessa
emerge dal cassone con un gesto di stizza,
come a dire
“Mi avete rovinato la festa!”
(come a dire: volevo uscire di scena così,
e me l’avete impedito!)
e scappa via
Roba da manicomio!
Questa scena mi ha fatto pensare
alla sequenza finale di “C’era una volta in America”
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