A volte ci si sveglia avendo la consapevolezza d’avere appena fatto un sogno
In alcuni casi, si presenta alla nostra mente un’immagine vivida
e, a partire da quella, siamo in grado talvolta di ricostruire un intero frammento
che si trasforma in “narrazione”, frutto del processo di elaborazione secondaria.
In altri casi, nessun dettaglio riemerge. ma rimane quella vivida impressione di aver sognato, che può essere accompagnata da una sensazione di grande benessere e pace interiore, oppure da ottimismo nei confronti del giorno che ci accingiamo ad affrontare
Forse per questo gli Antichi ritenevano che fossero gli dei a visitarci nel sonno e che i sogni potessero avere una funzione terapeutica
Quando non mi ricordo alcunché, al risveglio mi sento stordito,
come facessi fatica a rientrare in contatto con la realtà ordinaria e quotidiana
E cerco di ritrovare le tracce perdute
In fondo, prima ancora dell’invenzione delle realtà virtuali,
i sogni ci hanno da sempre garantito l’accesso a mondi alternativi,
senza bisogno di sofisticherie tecnologiche
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Mi sono svegliato
senza ricordare il sogno
Eppure c’era stato
tutto un lavorìo onirico
piuttosto stancante
al limitare della veglia
e dello stato di vigilanza
Di cosa si trattasse non so
In questi casi,
quando ciò accade
mi sento un po’ defraudato
Vorrei sapere, ma non posso
È come se fossi esiliato del Regno
in cui tutto è possibile
Ogni giorno
vorrei poter scrivere
un racconto meraviglioso
oppure orribile,
a seconda dei casi,
di ciò che ho visto,
di ciò che ho sognato,
di avventure e viaggi improbabili
Senza tutte queste cose
che tracimano dal reame onirico
mi sento vacuo e vacante,
traballante
Mi chiedo spesso se il mio vero Io
sia quello del sogno
o quello della realtà
Sono divorato dal dubbio
di chi sia io veramente
Ed ecco che mentre scrivo queste parole
mi sono ricordato d’un frammento di sogno!
Camminavo con il mio zaino in spalla
per esplorare una città
apparentemente ignota
Avrebbe anche potuto trattarsi
di una Palermo misteriosa che sconosco
Mi trovavo a scendere lungo un ripido camminamento spiraliforme,
cosparso di rocce nere e viscide,
corrose nel tempo dalla furia delle acque
Con un certo disagio
arrivavo sino alla riva d’un ampio corso d’acqua,
un fiume o un canale,
non so quale dei due,
il cui alveo scorreva
in una profonda depressione,
con acque scure ed impetuose
In alto potevo vedere
edifici e fabbriche,
alcuni monumentali,
guglie, campanili ed alte torri
che si stagliavano contro il cielo
d’un profondo azzurro
Avrei voluto fare delle foto
e prendevo a rovistare nello zaino
alla ricerca della camera
Dopo molto cercare, la trovavo in effetti
Rimettevo lo zaino in spalla
e cercavo di scattare le foto agognate
Niente!
Batteria esaurita!
Mi ero dimenticato di metterla in carica
Mannaggia!
Chi è causa del suo mal pianga se stesso!
Proseguo comunque la mia camminata
costeggiando ampi bacini e moli
dove sono ormeggiate delle imbarcazioni
Vorrei salire su una di esse
e vedere sin dove la corrente
possa portarmi,
ma ora ho un’urgenza
Devo raggiungere un ambulatorio medico
dove un mio collega mi attende
Prendo - sempre dal mio zaino -
una mappa per stabilire
quale sia il percorso migliore da seguire
Per ogni evenienza,
ho anche una bussola con me
(per fortuna!)
Dovrò attraversare una parte della città,
compromessa,
abbandonata da Dio e dalle istituzioni
Sarà un attraversamento
difficile e periglioso
Sono del tutto solo
e non c’è nemmeno il cagnone Black
a farmi da scorta e guardia del corpo
Tenterò la sorte, comunque,
e cercherò di uscire fuori
a riveder le stelle, indenne
(Dissolvenza)
Nel pieno della notte,
quando mi sono svegliato,
sono uscito fuori, all’aperto,
nell’aria pungente e frizzante
e sopra di me
incombeva un meraviglioso cielo trapunto di stelle
e, dopo molto tempo
(troppo)
che non volgevo in alto lo sguardo,
ho visto l’amico Orione
Essi [gli Aztechi] chiamavano questa festa "ixnextiua", che vuol dire cercare l'avventura. Dicevano che, nel corso di questa festa, tutti gli dei danzavano e per questo tutti coloro che danzavano prendevano diversi travestimenti: gli uni personificavano degli uccelli, ed altri degli animali, e si camuffavano da colibrì, altri da farfalle, altri da calabroni, altri da mosche, altri da scarabei. Altri ancora portavano sulla loro schiena un uomo addormentato, e dicevano che era il sogno...
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L'ombelico del sogno di Vittorio Lingiardi è una delle mie letture di questi giorni che mi sta appassionando.
Nulla di nuovo, sotto il sole: però è una bella carrellata sul sonno e sul sognare, dall'antichità classica sino all'epoca moderna, sulle diverse teorie psicoanalitiche incluse quelle più moderne ed attuali.
Da leggere a piccoli morsi, in modo da lasciar sedimentare il contenuto di ogni singolo capitolo.
E' un saggio piacevole, ma approfondito, sul sogno e sul sognare, in cui l’autore prende le mosse da lontano, partendo dalle più antiche teorie sul sogno elaborate dagli autori classici, passando per Freud e Jung (per non parlare delle evoluzioni più avanzate del pensiero psicoanalitico in merito al sognare), per arrivare alle diverse affascinati teorie elaborate dai cognitivisti e dai cultori di neuroscienze.
È una lettura che procede per brevi, incisivi, capitoli, ciascuno supportato da un ricco apparato bibliografico che ovviamente consente ai lettori più curiosi di procedere a propri percorsi di letture di approfondimento.
Una lettura appassionante sia per chi è già informato, avendo già studiato i diversi temi correlati con il sogno e il sognare e avendo acquisito dimestichezza con essi, sia per il profano che intende cominciare ad esplorare questi territori.
Quella che Lingiardi ci propone è un’autentica avventura di viaggio nel mondo dei sogni
Vittorio Lingiardi, L'ombelico del sogno. Un viaggio onirico, Einaudi (Le Vele), 2023
(Copertina) Dei sogni sappiamo poco. Un ombelico, dice Freud, li unisce all'ignoto. Studiati e interpretati in molti modi - come messaggi divini, segreti dell'inconscio, stratagemmi cognitivi o improvvisazioni neurali - ci toccano e svaniscono. Sono immagini di pensiero, racconti involontari che parlano di noi. Chiedono ascolto, servono la vita
(soglie del testo) Al centro del nuovo libro di Lingiardi, La nostra attività onirica. Dalla concezione profetica del mondo classico alle ultime ricerche scientifiche.
Racconti simbolici o improvvisazioni sinaptiche, i sogni sono un mistero che parla di noi: realtà irreali, private e profondissime. «Ogni sogno ha […] un ombelico attraverso il quale è congiunto all'ignoto», scriveva Freud piú di un secolo fa. Da questo ombelico misterioso, che dà il titolo al suo libro, Vittorio Lingiardi inizia un viaggio onirico e poetico tra divinazione, psicoanalisi e neuroscienze. Perché «la verità non sta in un solo sogno, ma in molti sogni». Non sappiamo a cosa servono, ma servono; e non resistiamo al bisogno di raccontarli. Sarà che siamo fatti della loro sostanza.
Nel sogno succede
che devo aggiornare di continuo i miei sogni
Riprendo i sogni antichi
Li riporto al presente
Li commento, li revisiono
oppure ci aggiungo delle annotazioni attuali
Succede però che tutto ciò che scrivo
come nuovo aggiornamento
si perde,
va in malora,
evapora
non ve n’é più traccia
E allora, in una procedura estenuante,
devo andare a verificare ogni cosa,
riscrivendo e aggiornando
in un processo infinito
Ma non c’è storia,
tutto sembra sfuggire via
Questa situazione alla quale non v’è via di uscita
mi procura un lieve mal di testa
ma anche insonnia, alla lunga
Vorrei l’oblio
senza l’impiccio del ricordo e della reminiscenza
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