Tempo addietro scrissi un articolo su "L'importanza del salutarsi" che è riportato e commentato tra le mie note su Facebook (inserito con relativo commento attorno al gennaio 2010). Quello che segue è uno stralcio di ciò che scrissi allora:
A questa regola nel corso della mia vita mi sono sempre ispirato, ottenendo sempre un contraccambio in parole o con un gesto. Anche nella mia pratica podistica, ho sempre cercato di applicare questa regola. Sia nei confronti di coloro con i quali mi trovo a condividere l’uso degli spazi urbani alle prime luci dell’alba, sia nei confronti di altri che – come – corrono.
È così che mi ritrovo a salutare l’edicolante, l’extra-comunitario che ha tenuto aperta per tutta la notte la rivendita di fiori e piante, perfino Ninetta, la homeless che arriva prestissimo –chi sa da dove – ad occupare la sua postazione e a gettare innocui improperi a chi passa. Ogni volta che incontro un podista intento nel suo allenamento (un mio simile, uno con il quale – in teoria – condivido la stessa passione) ho sempre salutato. "Ciao!!!", "Buongiorno!!!" a seconda dei casi: un saluto non costa niente e può far piacere salutare un proprio simile anche se le strade di ciascuno seguono traiettorie opposte.
Purtroppo, devo dire che i podisti metropolitani - ancora non ho trovato eccezioni a simile comportamento – a differenza del fiorista, dell’edicolante o dello spazzino, ignorano la regola di cortesia che mi è stata trasmessa. Invariabilmente, proseguono nella loro corsa, lo sguardo fisso nel vuoto, ingrugniti nello sforzo.
Alcuni pensano che la pratica sportiva dovrebbe ingentilire gli animi, nobilitare, arricchire interiormente gli individui che vi si dedicano. L'ignorare il saluto di un proprio simile ( di più: di un proprio pari, di uno che fa parte della stessa "comunità" specializzata) sembra contraddire un tale assunto. Forse, bisognerebbe ri-apprendere alcune regole elementari della cortesia, per dare un senso diverso alla propria dedizione allo sport: che attualmente, così come viene praticato sembra orientato verso forme di appartenenza "gruppale" esasperata, in cui il riconoscimento dell'altro può avvenire soltanto se l'altro è visto come "simile", "pari", in definitiva appartenente alla stessa tribù.
Per lo stesso motivo, se ad un gruppetto di podisti appartenenti alla stessa "conventicola" vuole aggregarsi uno "sconosciuto", il tacito accordo (subito messo in atto dal gruppo) è "Stronchiamolo!!!!" e tutti cominciano a correre come forsennati. Forse il rito del saluto (che, così concepito, lungi dall'essere vuota ritualità è anche scambio, relazione, riconoscimento del valore dell'esistenza dell'altro) s'è perso, con il concomitante smarrimento dell'affabilità, della cortesia, gentilezza, disponibilità che un tempo contraddistingueva la vita negli spazi urbani e non solo. Forse sempre più ci stiamo abituando a vivere chiusi dentro un duro guscio di solitudine che porta ciascuno ad ignorare l'Altro da sé, a non vederlo, a non sentirlo.
Alla "regola del saluto", quando cammino o corro, cerco sempre di uniformarmi.
Saluto sempre chi incrocio durante la mia corsa mattutina: sia esso passante, venditore ambulante o collega-podista".
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(12 marzo 2021) Di questi tempi incontro sempre una podista lenta, incrociandola o in andata o di ritorno lungo il mio percorso mattutino.
Le prime volte io la salutavo sempre con cortesia. "Salve!", "Ciao!", "Buongiorno!", accompagnando le parole con un gesto di cordialità, ma traendone tuttavia sempre la stessa risposta: un volto sfingeo, occhi nascosti da grossi occhialoni neri anche in condizioni di semi-oscurità mattutina, labbra strette e rigide.
Se salutare è da parte di chi saluta espressione di armonia con il mondo e con gli altri, rispondere al saluto che ci è indirizzato dovrebbe essere una regola (se non altro mossa dalla cortesia).
E, invece, da parte di questa tizia, niente: mai nessuna risposta. Sempre la stessa faccia impenetrabile. Davvero incomprensibile….
Alla fine mi sono scocciato: in occasione degli ultimi incontri, contravvenendo alla mia regola - e quanto mi è pesato questo! - ho smesso di salutare, avvertendo dentro di me questa discontinuità come mossa da una certa aggressività.
In questi stessi giorni, quasi a lenire lo smacco del saluto sempre mancato o ignorato, nello stesso tratto di strada mi corre incontro festosamente un cane (non so se sia un cane perduto o un cane che il padrone lascia libero di scorrazzare), meticcio indubbiamente e con un collare di tela sdrucita (che parrebbe rimandare ad un'appartenenza).
Il cane ci corre incontro festoso, compie i rituali di saluti alla mia cagnetta e prende a trotterellarci accanto apparentemente felice, per alcune centinaia di metri, per poi ritornare da dove è spuntato.
In questo modo, quasi per compensazione, il rituale del saluto è rispettato…
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