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Quanta strada davanti
Quante strade percorse dietro
Non so
Non si sa
La notte è una severa maestra
quando il sonno mi si dilegua
e rimango sveglio
a scandire il tempo
con il metronomo d'un libro aperto,
pagina dopo pagina
Mi sento la barba ispida
non fatta
ormai di due giorni
che si avviano ad essere tre
Se me la tocco
mi da fastidio
Preferisco sentire al tocco
il liscio della rasatura
fatta di fresco
come fossi un uomo
dalla pelle giovane
ancora tesa ed elastica
Sto leggendo un libro
in cui uno viene colpito da un fulmine,
riportando ustioni estese
su tutta la superficie corporea
Viene portato in ospedale
e qui viene dato per morto
Ma si verifica un fatto strano ed inatteso
L’uomo si riprende
come se nascesse una seconda volta
La pelle si rigenera miracolosamente
Perde i denti e mette dei denti giovani
Comincia a ricordare con lucidità
tutto quello che ha imparato in passato
anche di cose mai fatte prima,
capisce di comprendere
e di poter parlare lingue
che non ha mai studiato e padroneggiato
Insomma, un miracolo,
Un fenomeno,
anche perché, presto,
si rende conto
di poter vedere il futuro
e riconoscere dei tanti possibili percorsi
quello più probabile
(e qui sto contaminando
con un’altra lettura fatta
nei mesi scorsi)
E mentre leggevo proprio quel libro
un insettucolo è comparso dalla pagina
come dal nulla
e ha cominciato a camminarci sopra,
come se quello fosse il suo mondo,
quello di cui prendeva possesso
E io ho cercato di allontanarlo
Poi preso da un'improvvisa frenesia
l'ho schiacciato, ma senza astio
Ed ecco che ne è venuto fuori un altro,
di foggia diversa, questo
E devo dire, dolendomene,
che ha subito la stessa sorte del primo
Ho continuato la mia lettura,
imperturbabile
E poi ho immaginato che arrivava uno stuolo d'insetti
una coperta intera
una marea inarrestabile
una forza della natura
e che io venivo travolto da questa invasione
La notte mi è amica
con le sue ore di sonno
e con i sogni che mi giungono in visita
e con quelle di veglia
in cui si affollano pensieri e letture,
assieme ad una folla di ricordi
emergenti impetuosamente
come salmoni che risalgono la corrente
per fare ritorno ai loro luoghi di cova,
luoghi a volte oscuri e strani,
e a volte luminosi e meravigliosi
In ambedue le circostanze, sogni e ricordi,
pensieri e letture
sono la casa agognata,
quella per cui si prova
con intensità la nostalgia del ritorno
Ecco,
ho proceduto a ruota libera
e ho scritto un mucchio di stronzate
E pur tuttavia mi consolo
pensando (e dicendo a me stesso)
che ho bisbigliato le mie storie
all’orecchio di quell’albero possente
che da sempre mi é amico
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Mircea Eliade, Un'altra giovinezza, Rizzoli, 2007
(Quarta di copertina) "Credo non abbia la minima possibilità di farcela. Non ha un solo centimetro di pelle intatto."
E invece Dominic Matei, colpito da un fulmine e ridotto a un tizzone ardente la notte di Pasqua del 1938, non solo riesce a sopravvivere, diventa un fenomeno. Il professore rumeno, arrivato a Bucarest per suicidarsi, si ritrova d'un tratto ringiovanito di trent'anni, e affetto da una sensazionale forma di ipermnesia: ricorda tutto, troppo, anzi sa addirittura ciò che ancora deve accadere.
La polizia segreta comincia ben presto a diffidare di lui e la Gestapo vuole studiarne le straordinarie facoltà mentali.
È solo l'inizio di una serie di paradossali, strabilianti avventure. In pagine visionarie e feroci, venate di grottesca ironia, Mircea Eliade, storico delle religioni, studioso di yoga e sciamanesimo, orchestra una metafora della vita moderna.
Mette in scena se stesso: Dominic è un "mutante", ma è prima di tutto un diverso, condannato alla solitudine e all'incomprensione dal peso della sua stessa sapienza. Una storia che ha stregato Francis Ford Coppola, tornato sul set per la prima volta dopo dieci anni per dirigerne la versione cinematografica.
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